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Nato

Nato, cosa prevede e come funziona l’Articolo 5 

E’ stato invocato una sola volta nella storia della Nato: l’11 settembre 2001, all’indomani degli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti

L’Articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico è il cuore pulsante della Nato, la clausola che più di ogni altra incarna il principio della difesa collettiva. Firmato nel 1949, stabilisce che un attacco armato contro uno qualsiasi dei Paesi membri sarà considerato un attacco contro tutti. In altre parole, “se uno è colpito, tutti sono colpiti”.

IL TESTO E IL SIGNIFICATO DELL’ARTICOLO 5

Il testo ufficiale dell’Articolo 5 afferma che, in caso di attacco armato contro uno o più Stati membri in Europa o in Nord America, ciascun Paese si impegna ad assistere l’alleato aggredito con le misure che riterrà necessarie. Queste possono includere l’uso della forza militare, ma non si limitano a questo: il contributo può assumere anche forme non militari, a seconda delle capacità e delle risorse di ciascun Paese.

Il principio si basa sul diritto all’autodifesa individuale e collettiva sancito dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Le azioni intraprese in base all’Articolo 5 devono essere comunicate al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e cessano nel momento in cui il Consiglio adotta misure adeguate a ristabilire la pace. Pur sancendo un impegno collettivo, l’Articolo 5 prevede che ogni Stato membro decida autonomamente le modalità di risposta. Ogni contributo viene comunque coordinato in sede Nato, con l’obiettivo condiviso di ripristinare e mantenere la sicurezza dell’area del Nord Atlantico. Si tratta quindi di un obbligo politico e morale, ma non vincolante in termini di risposta militare automatica.

LE ORIGINI, TRA SOLIDARIETA’ E SOVRANITA’ E L’UNICA VOLTA IN CUI E’ STATO INVOCATO

Quando l’Articolo 5 fu redatto, alla fine degli anni Quaranta, i Paesi europei cercarono di ottenere un impegno vincolante da parte degli Stati Uniti a intervenire in caso di attacco. Tuttavia, Washington rifiutò un automatismo militare, preferendo una formulazione più flessibile, che lasciasse spazio alla valutazione caso per caso. Questo compromesso è ancora oggi alla base della sua struttura giuridica.

L’Articolo 5 è stato invocato una sola volta nella storia della Nato: l’11 settembre 2001, all’indomani degli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti. Il giorno successivo agli attentati, gli alleati si riunirono e attivarono formalmente la clausola, esprimendo solidarietà e impegno concreto a sostegno di Washington. Il Segretario generale dell’epoca, Lord Robertson, informò della decisione il Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

LA SVOLTA DOPO IL 2014

Pur essendo stato attivato ufficialmente una sola volta, il principio della difesa collettiva ha trovato applicazione pratica in diverse occasioni. La Nato ha adottato misure concrete a sostegno della Turchia nel 1991 durante la Guerra del Golfo, nel 2003 in seguito alla crisi in Iraq e nel 2012 in risposta alla minaccia proveniente dalla Siria, schierando sistemi missilistici Patriot lungo i confini turchi.

Dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e l’espansione delle minacce terroristiche da parte di gruppi come l’Isis, la Nato ha avviato il più grande rafforzamento della propria capacità difensiva dalla fine della Guerra Fredda. Una risposta ulteriormente intensificata a partire dal 2022, in seguito all’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia, che ha spinto l’Alleanza a rafforzare la deterrenza militare lungo il fianco est europeo.

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