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Al via il Forum di Davos: chi partecipa e cosa c’è da sapere

Kermesse Svizzera

Guida alla kermesse svizzera cominciata ieri e giunta alla sua edizione numero 53. Oltre diecimila i partecipanti, oltre cento i Paesi presenti

Ieri, lunedì 16 gennaio, ha preso il via la cinquantatreesima edizione del World Economic Forum di Davos. In Svizzera, alla kermesse spesso associata ai potentati del mondo, parteciperanno più di cento Paesi per diecimila partecipanti e più: politici, imprenditori, giornalisti e non solo. Durerà fino al 20 gennaio. Ecco una guida.

TUTTI I CEO DELLA NUOVA EDIZIONE DEL WORLD ECONOMIC FORUM

I due terzi dei partecipanti provengono da sole dieci nazioni: Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito, Germania, India, Giappone, Emirati Arabi Uniti, Francia, Paesi Bassi e Sudafrica, nell’ordine. La partecipazione più numerosa è quella statunitense, con 703 persone, il 27,2 per cento del totale. Seguono gli svizzeri con il 9,6 per cento e i britannici con il 9,1.

Benché il Forum economico mondiale raccolga molti dei maggiori esponenti dell’economia internazionale, nove delle dieci persone più ricche del pianeta non saranno presenti quest’anno a Davos, con la sola eccezione di Gautam Adani: è il presidente del conglomerato logistico-energetico indiano Adani Group, nonché terzo uomo più ricco al mondo. Anche la partecipazione dei principali capi di stato e di governo è scarsa: ci sarà infatti un solo leader di un paese membro del G7, il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Più lunga, invece, è la lista degli amministratori delegati. Ci saranno almeno 634 CEO all’edizione 2023 di Davos, come Andy Jassy di Amazon, Wael Sawan della compagnia petrolifera britannica Shell, Jane Fraser della banca statunitense Citigroup, Stéphane Bancel della società farmaceutica americana Moderna e Larry Fink di BlackRock, la più grande società di investimento al mondo, con sede a New York. Parteciperà anche Jared Kushner, genero dell’ex-presidente statunitense Donald Trump e fondatore della società di private equity Affinity Partners.

L’azienda che ha mandato più persone al Forum economico mondiale è l’emittente televisiva statunitense CNBC, specializzata in business news. Seguono la società di consulenza Accenture e quella di cloud computing Salesforce.

Seguono, in parità, la già citata BlackRock, Google, la società di consulenza McKinsey, la multinazionale di beni di consumo Unilever e la compagnia aerea Emirates.

(Tratto dall’articolo di Marco Dell’Aguzzo su Start Magazine)

Come scriveva ieri David Carretta nella newsletter del lunedì del Foglio, Europa Ore 7: “La Commissione ha previsto una partecipazione massiccia. Oltre alla presidente Ursula von der Leyen, che parlerà domani, faranno il viaggio nella località svizzera Valdis Dombrovskis, Věra Jourová, Johannes Hahn, Mariya Gabriel, Nicolas Schmit, Paolo Gentiloni, Janez Lenarčič , Kadri Simson, Mairead McGuinness e Virginijus Sinkevičius. Undici commissari su ventisette: forse non è un record per Davos, ma ci si avvicina”.

LA GUIDA DELL’AGI ALLA KERMESSE SVIZZERA DI DAVOS

Il convegno ha cadenza annuale fin dal 1971. Quell’anno si tenne lo European Management Symposium, una conferenza accademica, economica e di gestione presieduta da Klaus Schwab: professore di origine tedesca dell’Università di Ginevra, era tornato da un anno ad Harvard e voleva condividere la sua nuova esperienza nei sistemi di gestione degli Stati Uniti. A scriverlo è l’Agi, in una guida in dieci punti sulla kermesse svizzera.

Il primo forum richiamo’ 450 persone. Nel corso degli anni, è cresciuto. Il forum ha invitato i politici per la prima volta nel 1974 e nel 1976, per poi estendere l’adesione a CEO e dirigenti d’azienda di oltre 1.000 aziende leader nel mondo. La fondazione divenne il World Economic Forum nel 1987, ricorda ancora l’agenzia diretta da Mario Sechi.

Che aggiunge anche la lista dei partecipanti italiani: oltre a Valditara, fra gli italiani figurano i top manager Paolo Dal Cin di Accenture, Paolo Merloni del gruppo Ariston, Michele Crisostomo e Francesco Starace di Enel, Lucia Calvosa di Eni, Alexander Stubb del European University Institute, Mario Moretti Polegato di Geox, Andrea Illy di Illycaffè, Carlo Messina di Intesa Sanpaolo, Nerio Alessandri e Erica Alessandri di Technogym, Andrea Orcel e Pier Carlo Padoan di Unicredit, Matteo Laterza di Unipol Gruppo, Arnold Puech Pays d’Alissac della World Farmers’ Organization e, infine, Federico Fubini del Corriere della Sera e Marco Zatterin de La Stampa.

(La guida dell’Agi completa è qui)

IL DOMINIO DELLE AUTOCRAZIE?

Come scrive Federico Fubini, giornalista del Corriere della Sera e curatore della newsletter Whatever it takes, “se Davos è sempre stato il party della globalizzazione, resta da capire che party sarà ora che la globalizzazione sembra ovunque in ritirata o almeno nel pieno di un cambio di pelle dagli esiti imprevedibili. E non è solo la guerra che sta scatenando nel cuore dell’Europa la Russia”.

Stando alla promessa di Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, “cercheremo di rafforzare la cooperazione pubblico-privato per affrontare le sfide piu’ urgenti del mondo frammentato in cui viviamo”.

Ma, per Fubini, la kermesse rischia di veder dominare le autocrazie: “ci sarà infatti chi ha più bisogno di visibilità internazionale, venendo da Paesi con meno peso specifico: la leader finlandese Sanna Marin, il greco Kyriakos Mitsotakis. Ma soprattutto, sempre di più, ci saranno per intero le classi dirigenti delle satrapie euroasiatiche e mediorientali in cerca di legittimazione globale”. Per esempio, gli Emirati Arabi Uniti, prossima sede della Conferenza mondiale sul clima. “Poco importa che il Paese sia appena stato declassato, da Reporter senza Frontiere, al 138esimo posto al mondo per libertà di stampa. Ma Davos è anche questo: potere e denaro allo stato puro, senza finzioni”, conclude Fubini. Difficile restare lontani da questa lettura. 

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