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Oltreconfine

Oltreconfine. La rassegna stampa internazionale di PolicyMaker

La rassegna stampa internazionale a cura di Marco Orioles

Oltreconfine tensioni globali in crescita: gli USA minacciano nuovi dazi contro l’UE, mentre i negoziati restano incerti. In Ucraina, l’offensiva russa complica il cessate il fuoco e divide gli alleati occidentali. La Corea del Nord rilancia la sfida con nuovi test missilistici, mentre in Sudan la guerra civile provoca una grave emergenza umanitaria.

PROSEGUE TRA STOP AND GO LA GUERRA DEI USA-UE

La minaccia di dazi al 50% sulle importazioni europee annunciata da Donald Trump la settimana scorsa ha dominato il panorama internazionale, innescando un’intensa attività diplomatica per evitare una guerra commerciale e raggiungere un’intesa tra le due sponde dell’Atlantico. Come riportato anche da Reuters, dopo la telefonata intercorsa domenica tra Trump e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen il presidente USA ha posticipato l’applicazione dei dazi al 9 luglio, offrendo all’Unione una finestra per definire meglio il negoziato e venire incontro ai desiderata di Washington. Com’è noto, alla radice delle tensioni c’è il problema del deficit commerciale Usa verso l’UE che ammonta a circa 300 miliardi di dollari. Come osserva Bloomberg, l’America spinge per strappare condizioni che includano anche l’eliminazione dell’IVA e degli standard sanitari che penalizzano le esportazioni agricole USA. Come sottolinea il Financial Times, l’Ue ha offerto come controproposta un aumento delle importazioni di GNL e di acquisti di prodotti agricoli per 50 miliardi di euro.  Ma ciò si scontra con le posizioni più dure di Francia e Germania, che insistono su controdazi su acciaio e auto made in USA. In un suo articolo, The Economist ha evidenziato però l’esistenza di forti divisioni interne all’Unione: i paesi nordici temono infatti ricadute sull’export, mentre Italia e Spagna spingono per il dialogo e il commissario Ue al Commercio Šefčovič continua a puntare su un accordo “equo”.

ESCALATION IN UCRAINA E TRATTATIVA IN STALLO

L’intensificarsi delle operazioni militari russe nell’est ucraino ha reso più complessi i negoziati per un cessate il fuoco. Come scrive The New York Times, Mosca ha intensificato i propri attacchi in particolare a Kharkiv e nell’oblast di Donetsk, nell’ottica di consolidare le proprie conquiste e legittimare la propria richiesta di concessioni territoriali con riguardo alle quattro regioni ucraine parzialmente espugnate da Mosca e formalmente annesse alla Federazione. Come riportato anche da Al Jazeera, un passo in avanti è stato tuttavia registrato proprio nell’ultima settimana con lo scambio di mille prigionieri per parte concordato durante i colloqui di Istanbul di dieci giorni fa tra le due delegazioni ucraina e russa con la mediazione della Turchia. Ma le tensioni continuano a rimanere vive. Come si può leggere nel sito web della Commissione, l’UE ha approvato il 16° pacchetto di sanzioni che vanno a colpire in particolare la cosiddetta “flotta ombra” di petroliere russe che permettono a Mosca di continuare ad esportare greggio sfuggendo ad ogni monitoraggio. Ma lo ha fatto senza attendere il consenso degli Usa, ove in questo momento prevale la propensione ad astenersi da simili mosse sebbene, come scrive Axios, al Congresso 81 senatori abbiano raggiunto un’intesa per approvare un nuovo pacchetto di sanzioni che penalizzerebbe duramente l’export di greggio e uranio russi. In tutto ciò, Trump continua nel suo atteggiamento altalenante, che lo espone all’accusa di essere troppo morbido con Mosca ed eccessivamente severo con Kyiv. Come scrive BBC News, Washington pare tuttavia sperare ancora nell’avvio di colloqui diretti tra i due belligeranti, sebbene nel contempo minacci di ridurre gli aiuti militari a Kyiv se non accetterà un accordo entro l’estate. The Economist ha evidenziato le preoccupazioni europee per tale posizione dell’alleato americano, che rischia di lasciare l’UE sola nel sostenere il Paese aggredito. Tuttavia, dopo che negli ultimi giorni Mosca ha lanciato una serie di attacchi senza precedenti contro varie regioni ucraine usando droni di fabbricazione iraniana e missili, The Donald ha alzato i toni contro Putin dandogli del “PAZZO” in un post su Truth che molto ha fatto discutere anche in Europa, dove si spera che il capo della Casa Bianca si sia finalmente reso conto dell’indisponibilità di Putin a cessare le ostilità.

NUOVI TEST MISSILISTICI DELLA COREA DEL NORD

Come riportato da NK News, la Corea del Nord ha riacceso le tensioni globali lanciando il 24 maggio numerosi missili cruise nel mar del Giappone dopo aver effettuato alcuni giorni prima un test balistico in aperta violazione delle risoluzioni ONU. Come scrive Deutsche Welle citando fonti militari sud-coreane, i missili lanciati giovedì da un’area intorno al porto orientale di Monsanto hanno volato per circa 800 km prima di inabissarsi in mare. L’esercito di Seul, scrive The Korea Times, ritiene che i missili siano stati lanciati da una piattaforma marittima e stanno conducendo le opportune verifiche insieme alle agenzie di intelligence Usa. Già l’8 maggio scorso, peraltro, Pyongyang aveva effettuato lanci di missili cruise nel Mar Orientale, allarmando non solo la Corea del Sud ma anche gli americani, preoccupati per il rinfocolarsi delle tensioni nella penisola divisa dal lontano 1953. Il quadro era già stato reso cupo lo scorso febbraio quando la Corea del Nord testò una nuova variante di missile terra-aria battezzato “Pasaduri-6”. Ad infiammare ulteriormente la situazione è stato il recente annuncio da parte di Trump di voler rendere operativo entro quest’anno uno scudo anti-missile chiamato Golden Dome che, come riporta Bloomberg, dovrebbe proteggere gli asset militari americani presenti nella regione contro ogni tipo di minaccia balistica, inclusi missili ipersonici e missili cruise di tipo avanzato. Ma, come nota sempre Bloomberg, lo stesso presidente Usa il mese scorso, pur minacciando “severe conseguenze”, ha fatto cenno a possibili tentativi di approcciare la dirigenza nord-coreana per tentare di riaprire una finestra di dialogo anche con lo stesso leader Kim. Quest’ultimo è andato su tutte le furie mercoledì quando, come riportato dal Guardian, la cerimonia nel porto orientale di Chongjin per il varo di un nuovo incrociatore da 5 mila tonnellate è stata rovinata da un clamoroso incidente che ha seriamente danneggiato alcune sezioni dello scafo, come ammesso dalla stessa agenzia di stampa di stato nordcoreana KCNA. 

SEMPRE PIÙ GRAVE LA CRISI IN SUDAN

Il Sudan è precipitato nell’ennesima spirale di violenza dopo che nuovi scontri si sono accesi tra l’esercito sudanese (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RS) comandate dall’ex n. 2 dell’esercito Mohammed Hamdan Daglo Mousa. Come riporta La Croix International, i combattimenti tra l’esercito e i paramilitari sono avvenuti nella città di Omdurman, nei pressi della capitale Khartoum, dopo che le forze armate regolari avevano annunciato il lancio di una “operazione su larga scala” per espellere le RSF dalle postazioni ancora sotto il loro controllo in quell’area. Come riportato da Reuters, i nuovi sviluppi hanno allarmato l’Alto Commissario per i Diritti Umani Volker Turk, che ha esortato le parti in conflitto a desistere da ogni escalation alla luce delle gravi conseguenze procurate sulla popolazione civile nonché del rischio di allontanare ancor di più qualsiasi prospettiva di pacificazione. Come sottolineato da NBC, quella in corso in Sudan è la guerra più sanguinosa attualmente in corso nel continente africano, avendo già determinato lo sfollamento di oltre 12 milioni di persone e circa 24 mila morti. Inoltre, secondo l’Agenzia Onu per i Rifugiati, sarebbero oltre 30 milioni i cittadini sudanesi – ossia oltre due terzi della popolazione del Paese – ad essere ormai cronicamente dipendenti dall’assistenza umanitaria. Non appaiono di buon auspicio in tal senso le parole del generale Abdel Fattah al-Burhan, capo delle forze armate che, dopo lo scioccante bombardamento di Port Sudan avvenuto all’inizio del mese, ha usato – come riportato dal Financial Times – un proverbio del settimo secolo – “che gli occhi dei codardi non possano mai dormire” – promettendo di schiacciare con forza devastante le RSF e tutti coloro che le supportano.

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