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Orban spegne Klubradio, l’ultima radio indipendente d’Ungheria

Klubradio

Questa sera a mezzanotte si spegneranno i microfoni di Klubradio, l’ultima radio libera dell’Ungheria

Silenzio radio per Klubradio a partire dalla mezzanotte di questa sera. Già nel 2010, con l’arrivo del primo ministro Viktor Orban, le sue frequenze erano state limitate alla sola area della capitale Budapest. I programmi dell’ultima emittente radiofonica indipendente d’Ungheria, tra notizie e talk show, raggiungono fino a 500 mila ascoltatori.

I MOTIVI DELLA CHIUSURA

A settembre 2020 il Consiglio superiore dei media ungherese, favorevole al governo nazionalista di estrema destra di Orban, ha rifiutato di prolungare la licenza di trasmissione per Klubradio. Il motivo, o meglio il pretesto, è stato il ritardo nella consegna di alcuni documenti amministrativi.

“Klubradio ha subito una grave discriminazione”, ha detto il direttore generale della radio. Questa infrazione, infatti, è stata commessa anche da altre radio che però non sono state sanzionate perché, a differenza di Klubradio, sono in linea con l’esecutivo. “Siamo disposti ad arrivare fino alla Corte di giustizia dell’Unione europea”, ha aggiunto il direttore.

LA LUNGA RESISTENZA DI KLUBRADIO

Il braccio di ferro tra l’emittente critica nei confronti del premier e il governo va avanti da più di dieci anni. Già tra il 2010 e il 2014, durante il primo mandato di Orban, Klubradio aveva perso le sue 12 frequenze provinciali. Da febbraio 2011 a febbraio 2014, ha potuto andare in onda solo grazie a dei permessi di 60 giorni rinnovati sempre all’ultimo momento dal Consiglio superiore dei media. Ora l’emittente, nata nel 2001, si propone di continuare le trasmissioni come radio online.

Polonia Ungheria
Il primo ministro ungherese, Viktor Orban

LA CENSURA IN UNGHERIA

Il sito ungherese Magyar Hang, nato dall’ex redazione del quotidiano Magyar Nemzet, chiuso perché critico nei confronti del governo e poi riaperto, ha scritto: “Privare Klubradio delle frequenze è una decisione politica. La stazione ha costruito una solida base di ascoltatori e il potere non può tollerarlo. Ieri è toccato a noi, oggi a loro e domani sarà qualcun altro a essere vittima di questo potere senza scrupoli”.

L’informazione in Ungheria rischia di essere ridotta a mera propaganda filogovernativa, non si possono infatti non ricordare altri esempi avvenuti in passato: nel 2016 venne chiuso lo storico quotidiano di opposizione Népszabadság e l’anno scorso fu licenziato il direttore del principale giornale online ungherese index.hu, il quale già quando il 50% delle quote della società editrice di Index era stato acquistato da un imprenditore vicino a Orban, aveva lanciato l’allarme: “La nostra voce è in pericolo, rischiamo la chiusura”.

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Anche la Francia e gli Stati Uniti hanno condannato la decisione che nega la libertà mediatica e di pluralismo. Per Katalin Cseh, eurodeputata di Momentum, come riportato dal manifesto, in Ungheria “è in corso la soppressione sistematica delle voci indipendenti” e l’accaduto è “un nuovo colpo contro il pluralismo dei media”. Dunja Mijatovic, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ha scritto su Twitter: “Un’altra voce messa a tacere in Ungheria. Un altro giorno triste per la libertà dei media”.

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