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Parigi pro Roma in Ue?

Parigi

Miracolo a Parigi sul patto europeo di stabilità: mano tesa all’Italia. I Graffi di Damato

Se “Meloni bussa a Francia e Spagna”, come titola La Repubblica, per ottenere in Europa un piano di stabilìtà con vincoli più sopportabili di quello sospeso per il Covid, almeno da Parigi arriva il miracolo -per le docce scozzesi spesso riservate all’Italia dalla Francia- di una disponibilità all’aiuto. E per bocca di una ministra -quella per gli affari europei Laurence Boone, l’omologa di Raffaele Fitto a Roma- che l’anno scorso provocò un incidente diplomatico con l’Italia dubitando praticamente della democraticità del governo condotto da una donna di destra e reclamando una certa “vigilanza” nei suoi riguardi. “Collaboriamo con l’Italia”, ha invece dichiarato stavolta la Boone al Corriere della Sera, che l’ha raffigurata con Macron, parlando proprio delle correzioni da apportare al vecchio e troppo rigido patto di stabilità dell’Unione. E considerando fisiologico che restino “temi politici su cui divergiamo”.

Naturalmente è ancora tutto da verificare che sia miracolo davvero e non una scappatella, come altre in passato, nell’abituale rapporto privilegiato fra Parigi e Berlino. Se sarà davvero miracolo, dovrà ricredersi il rassegnato o non so cos’altro Mario Monti, che non più tardi di ieri ha avvertito dall’alto del suo laticlavio in una intervista alla Stampa che non avremo “sconti” perché “La Germania non cederà”, per quanto anch’essa cominci ad avere problemi di tenuta economica e finanziaria.

Presa anche da questo problema appena riproposto peraltro ai suoi colleghi di governo dal già citato Fitto, e in qualche modo pure dal ministro leghista dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la premier Meloni non si è affrettata ad applaudire a distanza il discorso di Sergio Mattarella al meeting ciellino. Che L’Identità, quotidiano diretto dal dichiaratamente omosessuale Tommaso Cerno, ha riassunto nel titolo “Vannacci vostri”: dal nome del generale autore del libro “Il mondo al contrario” in cui il presidente della Repubblica ha dato l’impressione di avere trovato tracce, quanto meno, di “odio” incostituzionale verso “i diversi”.

“Il silenzio di Palazzo Chigi”, ha lamentato in seconda pagina La Stampa sviluppando questo passaggio di un editoriale del direttore Massimo Giannini, in prima, che mette un po’ insieme confusamente il Matteo Salvini del 2019 e la Giorgia Meloni di questo 2023: “Smaltiti i fumi alcolici del Papeete di Milano Marittima, i patrioti hanno scoperto i silenzi assordanti della masseria” pugliese scelta dalla premier e familiari per le vacanze.

Del discorso del capo dello Stato a Rimini, anche a costo augurabile di mettere in imbarazzo una famiglia così interamente democristiana come quella di Mattarella, il direttore Giannini ha scritto: “Molto più che un testo politico-sociale: un manifesto etico-morale….A leggerlo tutto…viene da rimpiangere la vecchia Dc, se chi la guidò negli ultimi anni della Prima Repubblica non l’avesse svilita a pura consorteria di potere o comitato d’affari di sottogoverno”.

 

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