Il corso neoimperialista della politica estera statunitense, il fallimento delle politiche green, l'elefantiaca burocrazia europea…
Perché è caduto il governo Barnier e cosa succede adesso in Francia
La caduta del governo Barnier apre scenari imprevedibili in Francia. Macron giovedì sera parla alla Nazione
In Francia il governo di Michel Barnier, ex negoziatore capo per la Brexit, è crollato dopo soli tre mesi, travolto da una mozione di sfiducia approvata con 331 voti favorevoli, ben oltre i 289 necessari. Questa decisione è stata frutto di un’inedita alleanza tra la sinistra di Jean-Luc Mélenchon e l’estrema destra di Marine Le Pen, un’alleanza che ha messo fine a un governo definito da molti “effimero”.
Barnier, visibilmente emozionato durante il suo ultimo discorso, ha lanciato un avvertimento: “La gravità della situazione economica e la verità si imporranno a qualsiasi nuovo governo”. Con il suo addio, si apre un periodo di profonda incertezza politica ed economica in Francia. Barnier ovviamente ha cancellato la visita istituzionale che era prevista in Italia tra giovedì e venerdì.
PERCHE’ IL GOVERNO BARNIER E’ STATO SFIDUCIATO
Come ha spiegato Stefano Montefiori sul Corriere della Sera, “il premier ha dovuto affrontare una gravissima crisi finanziaria: debito pubblico di oltre tremila miliardi, imprevisto buco in bilancio, spread preoccupante. Barnier ha annunciato una manovra finanziaria per recuperare 60 miliardi e Marine Le Pen ha chiesto di essere ascoltata e di fare attenzione a non gravare sui cittadini, condizione fondamentale per continuare ad assicurare il proprio appoggio esterno.
L’accelerazione della crisi – ha annotato il Corriere – si è avuta con l’aggravarsi della posizione processuale di Le Pen, che ha conciso con il momento cruciale della presentazione della legge di bilancio da parte di Barnier. Un testo che sia il Nouveau Front Populaire, sia il Rassemblement national, ovvero due dei tre blocchi all’assemblea nazionale, giudicano ingiusto e dannoso per i francesi meno agiati. E Marine Le Pen, diventata la vera arbitra della situazione, ha preferito mettere da parte la sua componente più affidabile e istituzionale per ascoltare il richiamo della base, e fare saltare il tavolo”.
L’approvazione del bilancio per la sicurezza sociale è avvenuta lunedì 2 dicembre, Barnier ha fatto passare la manovra scavalcando il voto parlamentare grazie all’articolo 49.3 della Costituzione francese.
L’INEDITO ASSE TRA MELENCHON E LE PEN
La mozione di sfiducia ha rappresentato un momento storico per la Quinta Repubblica, con le opposizioni capaci di unirsi in una “manovra a tenaglia”. Questo tipo di alleanza, tra la sinistra radicale e l’estrema destra, non si vedeva dai tempi della caduta del governo di Georges Pompidou nel 1962.
Marine Le Pen, pur accusando Barnier di aver concesso solo “briciole” sul piano sociale, ha annunciato che permetterà al nuovo governo di lavorare sulla manovra finanziaria, cercando però di mantenere il controllo del dibattito politico. La sua posizione resta ambivalente: da una parte mira a indebolire ulteriormente Macron, dall’altra si prepara per le sue sfide giudiziarie, che potrebbero mettere fine alle sue ambizioni politiche.
MACRON IN BILICO TRA CRISI E RESPONSABILITA’
Il presidente Emmanuel Macron si trova in una posizione sempre più difficile. Senza una maggioranza assoluta in Parlamento, dopo aver sciolto l’Assemblea Nazionale a giugno, il suo margine di manovra è estremamente limitato. La France Insoumise di Mélenchon ne chiede le dimissioni, più cauta la pòosizione del Rassemblement National di Le Pen. Comune è, comunque, l’accusa di perpetuare scelte tecnocratiche e di essere incapace di rispondere alle esigenze dei francesi.
Macron, che ha seguito la crisi politica durante una visita in Arabia Saudita, è rientrato a Parigi per ricevere le dimissioni di Barnier. Ha dichiarato di voler nominare un nuovo premier entro 24 ore, consapevole che il prossimo fine settimana, con la riapertura di Notre-Dame, sarà sotto gli occhi del mondo.
I POSSIBILI SUCCESSORI DI BARNIER
Le voci sui potenziali nuovi premier si rincorrono. Tra i nomi circolati ci sono:
•Sébastien Lecornu, ministro della Difesa, considerato vicino alla destra e con un possibile dialogo con Le Pen.
•François Bayrou, centrista, figura di equilibrio che potrebbe attrarre moderati sia di destra che di sinistra.
•Bernard Cazeneuve, ex ministro socialista, il cui ritorno potrebbe rappresentare un tentativo di Macron di ricucire con la sinistra.
La scelta sarà cruciale per Macron, che dovrà trovare una figura in grado di gestire una maggioranza frammentata e una situazione economica sempre più critica.
LE CONSEGUENZE PER LA FRANCIA E L’EUROPA
La crisi politica francese non si limita ai confini nazionali. Con una Germania già indebolita politicamente, l’instabilità in Francia rischia di propagarsi all’intera Unione Europea, aggravando le tensioni economiche e politiche.
Il discorso che Macron terrà giovedì sera alle 20 sarà un momento chiave per delineare il futuro del paese. Con il mandato presidenziale in scadenza nel 2027, Macron deve ora affrontare l’ardua sfida di governare un paese diviso, mentre le opposizioni sono pronte a sfruttare ogni sua debolezza. In Francia, e non solo, si guarda con apprensione a ciò che accadrà nei prossimi giorni.