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Perché il cibo è un’arma geopolitica della Russia di Putin
La Russia si è trasformata in una grande potenza agroalimentare negli ultimi vent’anni. L’analisi di Riccardo Pennisi
Il cibo, un’arma geopolitica della Russia di Putin. Ecco perché, in 9 punti
- La Russia si è trasformata in una grande potenza agroalimentare negli ultimi vent’anni. Cosa che aiuta a spiegare la sua politica estera non solo rispetto all’Ucraina, ma anche in Africa.
- E’ una svolta epocale: l’agricoltura è stato uno dei grandi fallimenti del regime comunista – “Quali sono le quattro piaghe dell’agricoltura sovietica? Primavera, estate, autunno, inverno”, diceva una famosa storiella. L’Urss, per sopravvivere, doveva umiliarsi a importare cibo e grano dall’Occidente.
- Oggi invece la Russia ha raggiunto l’autosufficienza alimentare, e per la prima volta nella sua storia recente, nel 2020 è diventata esportatrice netta di prodotti agricoli. Tra il 2013 e il 2020 il suo export si è moltiplicato per tre. Lo spiegano sia un aumento della produzione, dell’efficienza e della logistica, grazie a grandi investimenti; sia la diminuzione delle granaglie destinate agli allevamenti.
- Non solo: nel 2020, il valore delle esportazioni agricole russe (30 miliardi di dollari) ha superato quello del gas naturale (26 miliardi)! Questo risultato è una delle ragioni della solidità del regime di Putin.
- La guerra in Ucraina, in effetti, oltre ad avere una dimensione mondiale energetica, ne ha anche una alimentare. Lo si è visto con il blocco del porto di Odessa, da dove i cereali ucraini vengono inviati in tutto il mondo, che ha messo a rischio l’approvvigionamento dei paesi con sistemi alimentari più fragili.
- E’ una leva diplomatico-politica non indifferente: l’export agricolo di Russia e Ucraina in effetti costituisce un quarto del mercato mondiale. Tensioni in questo ambito si riflettono subito sui prezzi, come sappiamo bene. Nessuno può sostituire agevolmente quell’offerta. I compratori sono soprattutto Cina e paesi del Nord Africa, come l’Egitto, e della fascia sub-sahariana, il Sahel.
- In Sahel, l’approvvigionamento di grano e carne è uno dei cardini dell'”offerta politica” che ha permesso alla Russia di penetrare nella regione, attraverso un certo numeri di colpi di stato (es. in Mali, Burkina, Centrafrica). Il Cremlino offre sicurezza, con le sue milizie mercenarie. Offre energia, con le sue agenzie statali di gas, petrolio e nucleare. E offre cibo. Offerte “che non si possono rifiutare”.
- Prima era la Francia a farsi portatrice di un’offerta simile – negli anni ’80, la Francia forniva grano anche all’Unione Sovietica. Diminuita questa capacità – anche nell’ambito securitario ed energetico – Parigi è stata sostituita da Mosca come punto di riferimento nella regione.
- La guerra all’Ucraina permette infine alla Russia di danneggiare un competitor diretto. Bombe, proiettili, mine, trincee, manovre militari in generale distruggono (non solo nel breve periodo) parte importante dell’industria agro-alimentare ucraina – già impegnata in una non facile convivenza con quella europea.