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Perché la Cina ha tolto Israele dalle mappe

Cina Israele

Sui siti della Cina è scomparso il nome di Israele dalle mappe online. Un altro messaggio della guerra mediatica che non sta favorendo lo stato ebraico

Negli ultimi giorni, il nome di Israele è scomparso da alcuni siti cinesi che forniscono mappe online (in foto, Baidu e Alibaba). Ci sono i confini, non c’è il nome dello Stato. Zoomando non cambia. Su Baidu, inoltre, i nomi delle capitali di solito appaiono in stampatello, ma non è più così per le città israeliane (Tel Aviv o Gerusalemme).

LA CINA SI E’ RIFIUTATA DI CONDANNARE HAMAS COME ORGANIZZAZIONE TERRORISTA

In realtà, in tutto il mondo, i bombardamenti di oltre venti giorni su Gaza da parte dell’esercito israeliano (più di 8000 morti secondo le fonti locali), e il rifiuto di far entrare aiuti umanitari nella Striscia, hanno alienato molte delle simpatie e delle solidarietà ricevute dallo stato ebraico dopo gli attentati di Hamas del 7 ottobre. Lo stesso è avvenuto in Cina, dove di recente si è assistito a una fiammata di opinioni anti-israeliane sulle reti sociali – mentre a livello ufficiale Pechino si è rifiutata di condannare Hamas come organizzazione terrorista, e ha votato in sede ONU per il cessate-il-fuoco a Gaza.

Nella Striscia di Gaza, è Al Jazeera il network più presente. La piattaforma mediatica di proprietà degli emiri del Qatar – che sono anche i principali finanziatori di Hamas – non si è risparmiata naturalmente nel mostrare i lutti e le devastazioni portate dai bombardamenti israeliani su Gaza. Ma ha anche adottato il vocabolario di Hamas, contribuendo a diffondere la narrativa politica del gruppo islamista ovunque nel mondo. I media cinesi attingono, come molti altri, da Al-Jazeera per parlare di Gaza.

ISRAELE STA PERDENDO LA GUERRA MEDIATICA

Così, mentre Israele fa progressi sul campo militare nella sua invasione di Gaza, sta in realtà perdendo la guerra mediatica.

Anche perché in Cina non si scherza con le mappe. Il Partito Comunista Cinese accetta una e una sola versione della Cina da esporre in pubblico. E cioè quella che include dentro il territorio cinese anche Taiwan e tutte le isole del Mar Cinese Meridionale su cui Pechino pretende sovranità – benché le contese al riguardo coi Paesi vicini non siano affatto risolte. L’affissione di una mappa che non rispetti questi criteri comporta una multa o il carcere.

I siti cinesi – di importanza pari a Google Maps per noi – potrebbero dunque aver seguito delle direttive politiche. Nel “conflitto narrativo” internazionale che accompagna i combattimenti a Gaza, una gran parte mondo (in particolare i Paesi arabi ma non solo) sta scivolando inesorabilmente contro Israele. Almeno in questo momento. La Cina – interessata ad ergersi a campionessa del “Sud Globale” – sa cogliere bene questo tipo di opportunità propagandistiche.

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