Giovedì 10 luglio la commissione von der Leyen dovrà affrontare il voto sulla mozione di censura proposta dal vicepresidente dell’Ecr Georghe Piperea, in relazione al cosiddetto Pfizergate. L’esecutivo comunitario rischia una “manovra a tenaglia” stretta tra Ecr ed estrema sinistra
Un piccolo terremoto sta per interessare la Commissione von der Leyen. A farlo scoppiare l’europarlamentare rumeno Georghe Piperea, uno dei vicepresidenti, insieme all’italiano Nicola Procaccini, dell’Ecr. Piperea è il promotore di una mozione di censura nei confronti della Commissione che ha raccolto 79 firme tra gli europarlamentari (27 esponenti di Ecr, da tutti e 26 eurodeputati di Esn, 6 del gruppo dei Patrioti e 18 non iscritti).
LA MOZIONE DI CENSURA DI ECR CONTRO VON DER LEYEN
La mozione di sfiducia di Gheorge Piperea (una delle prerogative a disposizione del Parlamento europeo) si basa sul cosiddetto Pfizergate. Con questo termine si indica un’indagine aperta dalle autorità giudiziarie belghe nella città di Liegi, nell’aprile del 2023 in seguito alla denuncia di Frédéric Baldan, di professione lobbista. L’indagine si concentra su alcuni contatti informali ramite sms tra von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. Tali conversazioni sarebbero avvenute prima della maxi-commessa di vaccini contro il Covid da 1,8 miliardi di dosi di vaccino, la più grande (e costosa) mai sottoscritta dalla Commissione europea per i ventisette Stati membri. L’accusa che i giudici muovono a von der Leyen è di “usurpazione di funzioni e titoli”, “distruzione di documenti pubblici”, “appropriazione illegale di interessi e corruzione”. A sostenere la denuncia del lobbista anche la Polonia dell’ex premier Mateusz Morawiecki (attuale leader dellEcr) e l’Ungheria di Viktor Orban.
IL DIBATTITO CONTRO LA COMMISSIONE VON DER LEYEN: I FRANCHI TIRATORI POTREBBERO ARRIVARE DA SINISTRA
Il dibattito sulla mozione si svolgerà il 7 luglio mentre la votazione si terrà il prossimo 10 luglio. L’esito della votazione, a meno di svolte clamorose, dovrebbe essere positiva per la commissione von der Leyen. A difendere la commissaria il Ppe, i socialisti, che hanno già fatto sapere, attraverso la presidente Iratxe Garcia Perez, che non sosterranno la mozione di Ecr. Qualche sorpresa potrebbe arrivare dai gruppi dei Verdi e della Sinistra, che contano rispettivamente 53 e 46 membri all’Eurocamera. Se i primi hanno sostenuto la rielezione di von der Leyen, la sinistra radicale vi si è opposta sia per questioni di posizionamento internazionale sia per un approccio valutato troppo morbido alle questioni green.
PERCHÉ LA QUESTIONE DI SFIDUCIA A VON DER LEYEN È SPINOSA PER L’ITALIA
La questione diventa particolarmente “piccante” soprattutto per il nostro paese. I conservatori e riformisti si trovano nella singolare posizione per la quale, pur non avendo sostenuto la rielezione della Commissione von der Leyen, hanno espresso uno dei vicepresidenti, Raffaele Fitto, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea per la coesione e le riforme e Commissario europeo per la politica regionale e di coesione, lo sviluppo regionale, le città e le riforme. L’ex presidente della Regione Puglia, a cui la Premier Meloni ha affidato la “grana” del PNRR che ha dovuto gestire in qualità di ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, è stato, fino a 12 ottobre 2022, Co-presidente del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, ruolo nel quale è stato succeduto dall’europarlamentare di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini. Peraltro, la Premier Meloni, dal 2020 al 14 gennaio 2025, è stata presidente del partito (la prima donna a ricoprire quel ruolo), posto lasciato al polacco Mateusz Morawiecki ex primo ministro della Polonia.