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Perché l’Italia ha votato contro il regolamento Ue sugli imballaggi

Ue Imballaggi

Nella giornata del Consiglio Ambiente, a Bruxelles i ministri Ue competenti hanno discusso sul regolamento del packaging (imballaggi). Soltanto il nostro Paese ha detto no, Pichetto: “Italia non soddisfatta, permangono criticità”

La settimana europea si è aperta con la votazione in Consiglio Ambiente sul regolamento degli imballaggi.

Tutti i dettagli su quanto deciso.

IMBALLAGGI, CHE COSA HA DECISO IL CONSIGLIO EUROPEO

Oggi il Consiglio – comunicando questa nota – ha raggiunto un accordo («approccio generale») su una proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. L’obiettivo è quello di affrontare l’aumento dei rifiuti di imballaggio generati nell’UE, armonizzando nel contempo il mercato interno degli imballaggi e rilanciando l’economia circolare. La proposta considera l’intero ciclo di vita dell’imballaggio. Stabilisce requisiti per garantire che l’imballaggio sia sicuro e sostenibile, richiedendo che tutti gli imballaggi siano riciclabili e che la presenza di sostanze preoccupanti sia ridotta al minimo. Stabilisce inoltre requisiti di etichettatura per migliorare l’informazione dei consumatori. In linea con la gerarchia dei rifiuti, la proposta mira a ridurre al minimo la produzione di rifiuti di imballaggio fissando obiettivi vincolanti di riutilizzo, limitando alcuni tipi di imballaggi monouso e richiedendo agli operatori economici di ridurre al minimo gli imballaggi utilizzati.

Una volta che l’imballaggio diventa rifiuto, la proposta mira a garantire che l’imballaggio sia raccolto, ordinato e riciclato secondo i più alti standard possibili. A tal fine, stabilisce i criteri per i regimi estesi di responsabilità dei produttori e stabilisce disposizioni sulla gestione dei rifiuti, garantendo nel contempo che gli Stati membri dispongano di una flessibilità sufficiente per mantenere i sistemi esistenti ben funzionanti. L’approccio generale servirà da mandato per i negoziati con il Parlamento europeo sulla forma definitiva della legislazione.

IL TESTO TRA AMBIZIONE E PREVENZIONE

Il testo del Consiglio – si legge ancora dal comunicato – trova un equilibrio tra il mantenimento dell’ambizione della proposta di ridurre e prevenire la generazione di rifiuti di imballaggio e consentire agli Stati membri una sufficiente flessibilità nell’attuazione del regolamento. Il Consiglio – viene ricordato – ha mantenuto il campo di applicazione della proposta della Commissione, coprendo tutti gli imballaggi, indipendentemente dal materiale utilizzato, e tutti i rifiuti di imballaggio, indipendentemente dalla loro origine (compresa l’industria, la produzione, la vendita al dettaglio, le famiglie).

Il testo dell’approccio generale mantiene la maggior parte dei requisiti di sostenibilità per tutti gli imballaggi immessi sul mercato e gli obiettivi principali proposti dalla Commissione. Rafforza i requisiti per le sostanze negli imballaggi invitando la Commissione, assistita dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche, a preparare entro il 2026 una relazione sulla presenza di sostanze preoccupanti negli imballaggi, per determinare se influiscono negativamente sul riutilizzo o sul riciclaggio dei materiali o hanno un impatto sulla sicurezza chimica.

NUOVA PROPOSTA SU IMBALLAGGI RICICLABILI

Quanto agli imballaggi riciclabili, invece, il Consiglio ha modificato la proposta della Commissione. E dunque, sì, tutti gli imballaggi immessi sul mercato devono essere riciclabili come proposto da Palazzo Berlaymont, ma gli Stati membri hanno raggiunto l’accordo per cui gli imballaggi saranno considerati riciclabili quando progettati per il riciclaggio dei materiali e quando gli imballaggi di rifiuti possono essere raccolti, ordinati e riciclati separatamente su larga scala (quest’ultima condizione si applicherà dal 2035).

L’approccio generale – specifica la nota – mantiene gli obiettivi principali per il 2030 e il 2040 per il contenuto minimo riciclato negli imballaggi in plastica. Entro il 2034, la Commissione doverà riesaminare l’attuazione degli obiettivi per il 2030 e valutare la fattibilità degli obiettivi del 2040. Il Consiglio ha inoltre convenuto che le bustine di tè e le etichette adesive su frutta e verdura devono essere compostabili, introducendo la possibilità per gli Stati membri di richiedere che altri imballaggi (ad esempio cialde di caffè e sacchetti di plastica leggera) siano compostabili a condizioni specifiche. Le nuove norme ridurrebbero gli imballaggi non necessari imponendo ai produttori e agli importatori di garantire che il peso e il volume degli imballaggi siano ridotti al minimo, ad eccezione dei disegni degli imballaggi protetti.

INVARIATI GLI OBIETTIVI DI RIDUZIONE DEI RIFIUTI

In linea con la proposta della Commissione, l’approccio generale – recita la nota ufficiale riamata dal Consiglio Ue – stabilisce obiettivi generali per la riduzione dei rifiuti di imballaggio, sulla base dei quantitativi del 2018: 5% entro il 2030, il 10% entro il 2035 e il 15% entro il 2040. Tali obiettivi saranno oggetto di un riesame da parte della Commissione otto anni dopo l’entrata in vigore del regolamento. Il Consiglio ha introdotto la possibilità per gli Stati membri di stabilire misure di prevenzione dei rifiuti di imballaggio che superano gli obiettivi minimi di cui sopra.

E ancora: Il Consiglio ha mantenuto i criteri della Commissione per definire gli imballaggi riutilizzabili, introducendo un numero minimo di viaggi o rotazioni nel suo uso, con un numero minimo inferiore di rotazioni per il cartone a causa delle diverse caratteristiche di questo materiale. Il testo stabilisce nuovi obiettivi di riutilizzo e re-fill per il 2030 e il 2040. Obiettivi diversi si applicano ai grandi elettrodomestici, agli imballaggi da asporto per alimenti e bevande, alle bevande alcoliche e non alcoliche (escluso il vino), agli imballaggi per il trasporto (esclusi gli imballaggi utilizzati per merci pericolose o attrezzature su larga scala e agli imballaggi flessibili a contatto diretto con gli alimenti) e agli imballaggi raggruppati.

Anche gli imballaggi di cartone sono esentati da questi requisiti. È stata introdotta una nuova possibilità per gli operatori economici di formare pool per raggiungere gli obiettivi di riutilizzo delle bevande. Il Consiglio – spiega ancora la nota – ha chiesto alla Commissione di riesaminare gli obiettivi per il 2030 e, su tale base, valutare gli obiettivi per il 2040 e le esenzioni previste nella disposizione.

LE ALTRE DECISIONI

Infine, ecco di seguito quanto diramato nella nota del Consiglio sul voto odierno riguardo al Drs, alle restrizioni sugli imballaggi e altre decisioni.

Secondo le nuove norme, entro il 2029, gli Stati membri devono garantire la raccolta separata di almeno il 90% all’anno di bottiglie di plastica monouso e contenitori per bevande metalliche. Per raggiungere questo obiettivo, sono tenuti a istituire sistemi di restituzione dei depositi (DRS) per tali formati di imballaggio. I requisiti minimi per il DRS non si applicano ai sistemi già in vigore prima dell’entrata in vigore del regolamento, se i sistemi in questione raggiungono l’obiettivo del 90% entro il 2029. Il Consiglio ha aggiunto un’esenzione dall’obbligo di introdurre un DRS per gli Stati membri con un tasso di raccolta separata superiore al 78% raggiunto nel 2026.

PER GLI STATI MEMBRI POSSIBILITA’ DI STABILIRE ESENZIONI

Le nuove regole introducono restrizioni su determinati formati di imballaggio, compresi gli imballaggi in plastica monouso per frutta e verdura, per alimenti e bevande, condimenti, salse nel settore HORECA e per i piccoli prodotti cosmetici e da toeletta utilizzati nel settore dell’alloggio (ad esempio, bottiglie di shampoo o lozione per il corpo). Il Consiglio ha introdotto la possibilità per gli Stati membri di stabilire esenzioni in determinate circostanze, anche per gli ortofrutticoli biologici.

Altri emendamenti concordati dal Consiglio includono ulteriori chiarimenti sull’etichettatura degli imballaggi, assicurando che i consumatori siano ben informati sulla composizione del materiale degli imballaggi e sul suo corretto smaltimento quando diventano rifiuti. Il Consiglio ha inoltre introdotto una certa flessibilità per tenere conto dei sistemi di etichettatura già esistenti in alcuni Stati membri. Inoltre, il Consiglio ha mantenuto la maggior parte degli obblighi per gli operatori, i fabbricanti, gli importatori e i distributori stabiliti dalla proposta della Commissione. Ha rafforzato gli obblighi per i fornitori di servizi logistici per garantire che i produttori che utilizzano tali servizi non evino i loro obblighi di responsabilità estesa del produttore (EPR).

GLI SCENARI

Come ha ricordato la ministra dell’Ambiente Teresa Ribera Rodríguez, “190 kg di rifiuti di imballaggio sono stati generati da ogni europeo nel 2021. E questa cifra crescerà di quasi il 20% nel 2030, se le cose rimarranno le stesse. Non possiamo lasciare che ciò accada. L’approccio generale di oggi dà un forte messaggio che l’UE è impegnata a ridurre e prevenire i rifiuti di imballaggio provenienti da tutte le fonti. Questo regolamento è fondamentale nel nostro cammino verso un’economia circolare e un’Europa neutrale dal punto di vista climatico”.

A questo punto, come spiega la nota del Consiglio, l’approccio generale servirà da mandato del Consiglio per i negoziati con il Parlamento europeo sulla forma definitiva della legislazione. L’esito dei negoziati deve essere formalmente adottato dal Consiglio e dal Parlamento.

SINKEVICIUS: NIENTE RISCHI PER L’INDUSTRIA

Niente rischi per l’industria dell’imballaggio, ha detto a commento del voto in Consiglio Ambiente il commissario europeo all’Ambiente Virginijus Sinkevicius. Chiarendo poi che che il compromesso messo sul tavolo dalla presidenza spagnola “è rimasto coerente con l’obiettivo della Commissione, mantenendo la base giuridica”. Sinkevicius ha quindi spiegato che la decisione è stata presa in equilibrio tra le “regole europee armonizzate” che chiedono le aziende e la “flessibilità per gli Stati membri”.

LA POSIZIONE CONTRARIA DELL’ITALIA

L’Italia è stato l’unico Paese a votare no alla proposta del Consiglio, confermando la sua intenzione espressa all’immediata vigilia. “Ci congratuliamo per il lavoro svolto su molti fronti di cui l’Italia ha supportato l’ambizione: sul design, sulla riciclabilità e sulla minimizzazione. L’Italia è stata fin da subito pronta a contribuire attivamente a questo processo, in quanto la nostra filiera industriale degli imballaggi è composta da centinaia di migliaia di aziende e investe molti settori produttivi. La nostra priorità è giungere ad un testo bilanciato che metta al centro le questioni ambientali, sociali ed economiche in modo giusto ed equo. Questa è d’altronde la posizione espressa anche dal Parlamento europeo”. A dirlo, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

“Riteniamo però – ha aggiunto Pichetto – che permangano importanti criticità e non si sia ancora trovato il giusto equilibrio tra la necessità di misure ambiziose per la gestione sostenibile degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, la fattibilità tecnica delle disposizioni chiave del regolamento e la valorizzazione dei sistemi in cui la raccolta differenziata. Il riciclo e il ricorso all’uso di materia prima e seconda da riciclo sono efficaci e il ruolo attivo dei punti vendita e dei consumatori e possono creare processi virtuosi di economia circolare da verificarsi con analisi LCA, lungo cioè tutto il ciclo di vita del prodotto.

Abbiamo più volte espresso la nostra posizione sul Regolamento, ribadendo che questo non sia lo strumento più idoneo per assicurare l’efficacia dell’applicazione dei principi. Desidero quindi portare all’attenzione di questo Consiglio le 3 principali preoccupazioni che rappresentano le linee rosse dell’Italia. In particolare, l’art. 8 sugli imballaggi compostabili, l’art. 22 sulle restrizioni ad alcuni formati di imballaggio e relativo allegato V e l’art. 26 sul riutilizzo e ricarica”

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