Nonostante i proclami trionfalistici del presidente americano, i giochi per il Nobel per la Pace erano già chiusi da un pezzo: le regole e i tempi della Commissione non lasciano spazio per cambiare la scelta all’ultimo minuto.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto un enorme pressione sul board del Nobel per eguagliare Obama e strappare in extremis il Nobel per la Pace, forte dell’accordo appena siglato tra Israele e Hamas – la cui tenuta è tutta da verificare – e, a detta sua, delle altre sette guerre che avrebbe risolto.
Peccato che i giochi erano ampiamente chiusi: esistono vincoli procedurali e temporali che rendevano di fatto impossibile — quantomeno per quest’anno — assegnare a Donald Trump il Premio Nobel per la Pace, assegnato invece alla leader dell’opposizione venezuelana María Corina Machado.
CHI DECIDE E QUAL È IL RUOLO DELL’ISTITUTO DEL NOBEL
La selezione è gestita da un piccolo gruppo norvegese: il Norwegian Nobel Institute organizza gli incontri e fornisce studi e dossier ai cinque membri della Commissione.
Come spiega oggi in un’intervista su la Repubblica Kristian Berg Harpviken, direttore dell’Istituto e segretario della Commissione, il lavoro è svolto “secondo procedura e metodo chiari”, senza subire pressioni esterne, e che il board si basa su valutazioni che si costruiscono nel corso di molti mesi.
LA SCADENZA DELLE CANDIDATURE È VINCOLANTE
Un elemento centrale è il criterio temporale fissato dal testamento di Alfred Nobel: il premio va a chi “si è distinto nell’anno precedente”.
Per la Commissione questo significa concentrare l’attenzione fino alla chiusura delle candidature, fissata al 31 gennaio, quando Trump era in carica soltanto da una decina di giorni.
Eventi avvenuti dopo quella data — anche se significativi — possono avere al massimo un ruolo marginale nella motivazione del premio, ma non possono diventare la causa principale dell’assegnazione.
A garantirgli la presenza nella longlist del 2025 c’è la candidatura avanzata dalla parlamentare statunitense Claudia Tenney per gli accordi di Abramo, ma le altre nomine avanzate dai governi di Pakistan, Cambogia e Israele si riferiscono al Nobel dell’anno prossimo.
I TEMPI DEL PROCESSO DECISIONALE
La procedura è lunga: primo incontro in febbraio, raccolta di studi e pareri di esperti, una serie di meeting durante l’anno e, tradizionalmente, la decisione definitiva viene presa fra la seconda metà di agosto e settembre.
Come ha ribadito Berg Harpviken, “abbiamo avuto il nostro ultimo incontro lunedì 6 ottobre” e non ce n’erano altri in programma . Ergo: non si cambia idea “la sera prima”.
LE AZIONI DI TRUMP DOPO LA SCADENZA NON POSSONO ESSERE LA CAUSA PRINCIPALE
Le mediazioni o accordi annunciati nelle ore immediatamente precedenti l’assegnazione — comprese eventuali tregue o intese a Gaza — non soddisfano il requisito temporale che guida la scelta del Nobel.
Anche uno “storico” accordo siglato dopo il 31 gennaio, per quanto rilevante, resta un elemento posteriore: utile per il dibattito pubblico ma insufficiente a ribaltare un processo che era già completato nei suoi passaggi fondamentali.