Da Avvenire a Famiglia cristiana, bocciature e critiche per la cerimonia inaugurale dei Giochi olimpici di Parigi: “Perché trasformare tutto in un gay pride?
“Se volevano stupirci con la loro proverbiale grandeur, beh gli organizzatori, registi, coreografi, i nani e le ballerine della cerimonia d’apertura di Parigi 2024 ci sono riusciti, ma niente affatto alla grande”. La sonora bocciatura arriva sull’edizione online del quotidiano cattolico Avvenire a commento della cerimonia inaugurale dei Giochi olimpici, in cui “come un piatto di nouvel cousine gli chef della serata hanno messo in pentola di tutto: pop, rock, lirica. E poi hanno shakerato gli ingredienti con un pizzico fin troppo abbondante di imprescindibile ‘fluidismo'”.
E’ bufera sulla scelta di organizzatori, scenografi e coreografi della cerimonia delle Olimpiadi di Parigi di far esibire drag queen in posa come Gesù nell’Ultima cena di Leonardo da Vinci. Diluvio di accuse sul fronte politico, dalla destra europea, dal partito di Marine Le Pen a Fratelli d’Italia fino a Matteo Salvini, a protestare, Ma non solo. Anche i vescovi di tutto il mondo, dalla Francia agli Usa, i media cattolici italiani, intellettuali non hanno risparmiato pesanti critiche.
AVVENIRE: CHE SENSO HA TRASFORMARE OGNI EVENTO PLANETARIO IN UN GAY PRIDE?
Secondo il quotidiano dei vescovi italiani, “si è andati giù pesante di trucco e parrucco a ridisegnare un’umanità che ormai pare aver senso solo se trasgredisce. Non prendeteci per biechi bacchettoni moralistici, ma che senso ha dover vivere ogni singolo evento planetario, per di più sportivo, come se fosse un Gay Pride? Perché il Villaggio olimpico deve essere scambiato a tutti i costi per la nuova residenza dei vecchi cari Village People? (per i millennials quelli dell’intramontabile brano Y.M.C.A.). Perché questa necessità ossessiva di sbandierare ad ogni costo il vessillo della ‘diversità’ e appendersi delle medaglie al collo che diventano delle ineleganti collane bisex da far luccicare in mondovisione”.
“E poi – prosegue – sbertucciare anche L’ultima cena (povero Leonardo che qui al Castello del Clos Lucè era già morto nell’anno non olimpico 1519) con un apostolato di drag queen che in confronto le ballerine del Moulin Rouge passano per delle educande: un’offesa gratuita e di cattivo gusto ovviamente non soltanto all’arte, ma anche e soprattutto alla sensibilità religiosa di tanti, peraltro in lampante contrasto con quella sbandierata (ma a senso unico) volontà di tutelare qualsivoglia credo, preferenza e orientamento”. Sulla discussa parodia dell’Ultima cena, Avvenire riporta nell’articolo anche il comunicato di condanna diffuso dalla Conferenza episcopale francese.
FAMIGLIA CRISTIANA: A CHE PRO OFFENDERE SENSIBILITA’ E FEDE ALTRUI
Anche Famiglia Cristiana non è da meno: “Si sarebbe potuto, e forse dovuto, evitare l’eccesso, in nome di un malinteso concetto di laicità, di tirare in mezzo, malamente in una citazione distorsiva di dubbio gusto, un’immagine sacra come l’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci, sapendo che il modo avrebbe potuto urtare la sensibilità religiosa di tante persone, perché includere significa rispettare, anche la fede di chi ce l’ha.
E in fondo, ripensandoci – scrive nell’edizione online la testata cattolica – anche il povero Leonardo, verso il quale la Francia ha il debito non piccolo di milioni di turisti attratti ogni anno Louvre dalla Gioconda, si sarebbe meritato di veder trattata con maggior garbo e senso storico un’opera come il Cenacolo che per la sua fragilità rappresenta tra l’altro nel mondo la delicatezza dell’arte. Non ce ne vorrà Parigi 2024 se, avendo visto più acqua che classe, abbiamo provato un filo di nostalgia per l’atmosfera da favola di Lillehammer 1994 e per il bambino nella barchetta di carta di Atene 2004: meno pretese, ma più poesia. Ma magari Parigi l’aveva messo pure nel conto.
SIR: ULTIMA CENA CON DRAG QUEEN TRADISCE I VALORI
A intervenire anche l’agenzia Sir, altro organo di informazione che fa riferimento ai vescovi italiani, in un editoriale di monsignor Doriano Vincenzo De Luca. “La controversa decisione di presentare drag queen che hanno riproposto ‘L’ultima Cena’ di Leonardo da Vinci – si legge – si inserisce in un tentativo maldestro di forzare il tema dell’inclusività, senza tenere conto della sensibilità religiosa di miliardi di persone. Ci si chiede quale sia stato il messaggio che si intendeva comunicare attraverso un gesto così provocatorio: l’inclusività, per quanto fondamentale, deve sempre andare di pari passo con il rispetto e la comprensione. Offendere sentimenti religiosi profondi in nome di una presunta apertura mentale non solo tradisce i presunti valori espressi nel celebre motto ‘liberté, égalité, fraternité’, ma minaccia di sminuire lo spirito dei Giochi olimpici, che dovrebbero essere una celebrazione di unità e diversità, piuttosto che un’occasione per generare divisioni e conflitti”.