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Pnrr, bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Lo studio della Bce
I pronostici degli economisti della Bce sul Pnrr, focus su Italia e Spagna
Gli economisti della Bce si pronunciano sul Pnrr. E lo fanno attraverso uno studio, a quattro anni dal lancio del Piano, in cui si evidenzia che l’impatto economico finora registrato è significativamente inferiore rispetto alle aspettative iniziali. Tuttavia, come spiega il Sole24Ore, per gli economisti della Banca Centrale Europea “se l’Italia userà al meglio i fondi del Pnrr, lo stimolo fiscale sarà tale da aumentare in via permanente il Pil italiano nello scenario migliore dell’1,9% fino al 2026 e anche fino al 2031”.
LO STUDIO DELLA BCE, CHI SONO GLI ECONOMISTI
Il programma Next Generation EU rappresenta uno dei più ambiziosi strumenti di politica economica mai varati dall’Unione Europea, ideato per sostenere la ripresa economica post-pandemia e stimolare una crescita sostenibile e inclusiva. Lo studio della Bce fornisce un’analisi dettagliata sui risultati raggiunti dal NgEu e sugli ostacoli che hanno limitato il suo potenziale, con un focus particolare sui ritardi nell’attuazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza.
A prepararlo gli economisti Krzysztof Bańkowski, Nicholai Benalal, Othman Bouabdallah, l’italiana Roberta De Stefani, Christian Huber, Pascal Jacquinot, Carolin Nerlich, Marta Rodríguez-Vives, Bela Szörfi, Nico Zorell e Christoph Zwick
DALLA BCE REVISIONE DELLE STIME DI CRESCITA
Le stime iniziali del 2022 prevedevano che il NgEu avrebbe potuto incrementare il PIL dell’area euro fino all’1,5% entro il 2026. Tuttavia, l’aggiornamento della Bce riduce notevolmente queste aspettative, stimando un impatto compreso tra lo 0,4% e lo 0,9% entro il 2026 e tra lo 0,8% e l’1,2% entro il 2031. Questa revisione si riflette in particolare sulle economie di Italia e Spagna, i due maggiori beneficiari dei fondi NgEu. Per entrambi i Paesi, il rapporto debito/Pil che si prevedeva potesse ridursi di 12-14 punti percentuali entro il 2031, è stato ricalibrato su una diminuzione di soli 7-8 punti. Le cause principali di queste revisioni al ribasso sono attribuite ai ritardi accumulati nell’implementazione delle riforme strutturali e nella realizzazione degli investimenti previsti dai rispettivi Pnrr.
FATTORI DEI RITARDI DEL PNRR E CONSEGUENZE SUL PIL POTENZIALE
La Bce sottolinea che le inefficienze amministrative, la complessità burocratica e le difficoltà di coordinamento tra governi nazionali ed enti europei hanno rappresentato ostacoli significativi. Questi ritardi hanno rallentato sia l’attuazione delle riforme sia l’utilizzo effettivo dei fondi stanziati. Il Pil potenziale, un indicatore fondamentale per valutare la capacità di crescita di lungo termine di un’economia, è stato rivisto al ribasso. Questo peggioramento si riflette non solo sulle prospettive economiche future, ma anche sull’efficacia dello stimolo fiscale garantito dal NgEu, che ha prodotto risultati inferiori rispetto a quanto previsto.
Secondo il report, al 2024 il programma ha incrementato il Pil dell’area euro dello 0,2%, ben al di sotto dello 0,5% atteso. L’effetto positivo del NgEu sull’economia resta quindi ben al di sotto delle sue potenzialità, nonostante il finanziamento europeo rappresenti un’occasione unica per rafforzare la resilienza e la competitività degli Stati membri.
LE IMPLICAZIONI PER ITALIA E SPAGNA. OPPORTUNITA’ E RISCHI DEL PNRR
Italia e Spagna, che ricevono una quota significativa dei fondi NgEu, si trovano in una posizione particolarmente critica. Per l’Italia, l’aumento del Pil previsto al 2026 dipende dall’assorbimento efficace dei fondi europei: uno scenario ottimistico porterebbe a un incremento dell’1,4%, mentre un utilizzo inefficiente potrebbe limitare la crescita allo 0,9%. La stessa dinamica si applica alla riduzione del rapporto debito/PIL, evidenziando come l’efficacia del NGEU sia strettamente legata alla capacità dei governi di implementare riforme e investimenti in modo tempestivo e mirato.
Nonostante le difficoltà, la Bce evidenzia che il NgEu conserva un significativo potenziale di impatto economico, purché si affrontino le criticità esistenti. Con due anni rimanenti prima della conclusione del programma nel 2026, l’Unione Europea e gli Stati membri devono accelerare gli investimenti produttivi e le riforme strutturali previste nei Pnrr. In questo contesto, il miglioramento della governance dei fondi, il rafforzamento delle capacità amministrative e la semplificazione delle procedure burocratiche diventano elementi fondamentali per garantire un utilizzo efficiente delle risorse. La Bce sottolinea che il successo del NgEu dipenderà anche dalla capacità di creare sinergie tra investimenti pubblici e privati, aumentando la produttività e promuovendo la transizione ecologica e digitale.
Il rapporto della Bce rappresenta quindi un monito per l’Unione europea e i suoi Stati membri, per l’Italia in particolare. Se i ritardi nell’attuazione non saranno affrontati con determinazione, il programma rischia di trasformarsi in un’occasione mancata. Tuttavia, con un’accelerazione degli sforzi e un uso più strategico dei fondi, il NgEe può ancora realizzare il suo obiettivo originario: garantire una ripresa economica sostenibile, rafforzando la resilienza dell’Unione Europea nel lungo termine.