Bruxelles è stata chiara: il Piano nazionale di ripresa e resilienza non si tocca. E soprattutto, non si sposta. Mentre qualcuno, tra le capitali europee, sperava in un’estensione delle scadenze, la Commissione ha messo un punto fermo: tutto deve essere completato entro il 2026. L’avvertimento è nero su bianco in una comunicazione ufficiale che blocca ogni voce di proroga.
Per i 27 Stati membri i giorni utili stanno rapidamente diminuendo. i granelli nella clessidra si stanno esaurendo. Entro il 31 agosto 2026 vanno completate tutte le tappe previste nei piani nazionali. Un mese dopo scadrà anche il termine per richiedere l’ultima tranche di fondi, che saranno erogati entro la fine dell’anno. “Legalmente la scadenza non può cambiare” hanno ribadito Raffaele Fitto e Valdis Dombrovskis, i due “guardiani” europei delle risorse del Recovery fund.
335 MILIARDI ANCORA IN BALLO: CHI SI FERMA E’ PERDUTO
La Commissione lancia un messaggio chiaro: c’è ancora un’enorme fetta di risorse disponibili – oltre 335 miliardi di euro – ma bisogna accelerare. Non c’è tempo da perdere. Gli Stati sono invitati a rivedere i propri piani, eventualmente ridurne la portata, e puntare solo su ciò che può essere realmente completato entro la deadline.
Oltre al richiamo all’urgenza, l’esecutivo europeo offre delle vie alternative per non perdere i fondi: trasferire progetti verso altri programmi europei, come quelli di coesione o il programma InvestEu; suddividere i progetti e mantenere nei Pnrr solo quelli “a prova di scadenza”; spostare le iniziative legate alla difesa verso il programma Edip, che si occupa specificamente di beni a duplice uso.
L’ITALIA AVANZA, MA SERVE ATTENZIONE
Il nostro Paese, secondo Fitto, mostra un “avanzamento positivo” anche se restano dei nodi da sciogliere. L’Italia, ricordiamolo, ha ottenuto il pacchetto finanziario più consistente dell’intera Ue e proprio per questo ha anche la massima responsabilità nel completare i progetti. Roma ha richiesto l’intero ammontare disponibile dei prestiti, già impegnati per grandi investimenti pubblici.
Non è una sorpresa, almeno per l’Italia. Il ministro Fitto da tempo ribadiva l’impossibilità di posticipare la scadenza del piano. Ora, l’Europa ne conferma la linea. E invita il governo italiano a valutare con attenzione tutte le opzioni disponibili. Perché in caso di ritardi, sarà comunque Roma a dover garantire la copertura finanziaria delle opere.
Nel documento, la Commissione non nasconde la preoccupazione: i progetti italiani sono ormai in fase avanzata, ma i margini di errore si riducono. In altre parole: niente illusioni, niente rinvii, solo una corsa contro il tempo per portare a termine un piano storico. Chi sbaglia, paga. Nel vero senso della parola.