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Presidenziali Usa 2020, al via le primarie democratiche

Primarie Democratiche

Negli Usa inizia sul serio la marcia verso le presidenziali 2020 con le primarie democratiche che nomineranno lo, o la, sfidante di Donald Trump. L’approfondimento di Caffè Geopolitico

FINALMENTE IOWA

Da quando Donald Trump ha vinto le presidenziali del 2016, sembra che la campagna elettorale non sia mai finita. Un minuto dopo il trionfo del magnate newyorkese ci si è chiesti chi sarebbe stato in grado di batterlo, visto che Hillary Clinton aveva fallito. Per questo motivo la corsa alla candidatura del Partito Democratico verso le presidenziali 2020 è stata tra le più seguite dai media. La campagna ha visto un numero elevato di candidati che si è man mano assottigliato, ma che rimane comunque notevole. Il rischio è che si arrivi alla Convention di questa estate senza un candidato che abbia la maggioranza assoluta dei delegati e si debba decidere lì per lì, attraverso negoziati interni al partito. Non certo un gran biglietto da visita per lo, o la, sfidante di una macchina da guerra mediatica come Trump. Comunque, ora si fa sul serio e il 3 febbraio inizieranno le primarie democratiche, con i caucus dello stato dell’Iowa. Una sfida che ci porterà fino a giugno a ritmi abbastanza serrati.

ISTRUZIONI PER L’USO

Prima di tutto: queste non sono elezioni dirette, ma ogni Stato eleggerà un certo numero di delegati, i quali porteranno il proprio voto alla Convention finale. La maggioranza dei delegati saranno distribuiti in modo proporzionale tra i candidati in base alle percentuali ottenute.
Durante questi mesi useremo il termine “primarie” in senso generale, ma la sfida si dividerà in caucus e primarie: mentre queste ultime sono classiche elezioni, con schede e seggi, i primi sono una forma di voto molto particolare.

Negli Stati che votano con i caucus non bisogna recarsi al seggio. Gli elettori devono invece arrivare tutti a un orario preciso, riunirsi in un’assemblea e dichiarare pubblicamente la propria preferenza. In Iowa, ad esempio, i candidati che a questa prima selezione non raggiungono il 15% dei voti dei presenti nel seggio vengono eliminati. La fase successiva è un di dibattito unito a una specie di mercanteggiamento. I sostenitori di ogni candidato cercano di convincere quelli degli avversari – sia eliminati sia ancora in gara – a passare dalla loro parte e lo fanno mescolando agli argomenti politici la loro abilità dialettica, un po’ di pressione sociale e qualche metodo più “furbo”. Alla fine di questo processo ci si conta di nuovo e il risultato finale sono i voti ufficiali del seggio. Alla fine si sommano i voti di tutte le sezioni si ha il risultato dei caucus.

CHI SONO I FRONT RUNNERS?

Quattro più uno. Bernie Sanders, Joe Biden, Elizabeth Warren e Pete Buttigieg (si pronuncia “butigieg”, con le g dolci) sono sicuramente i favoriti, con Biden e Sanders in pole position, mentre Warren e Buttigieg hanno perso colpi negli ultimi tempi. Ma solo alla prova del voto vedremo i primi risultati concreti. Al momento in cui scrivo Sanders è favorito sia in Iowa sia in New Hampshire, i primi Stati in cui si vota. Il “più uno” è l’ex Sindaco di New York e miliardario Michael Bloomberg, il quale è entrato in corsa in ritardo e non parteciperà alle votazioni prima del “super Tuesday”, ossia la giornata che vedrà esprimersi ben 14 Stati (tra cui California e Texas) e gli elettori democratici all’estero. Bloomberg ha una macchina “da guerra” impressionante, date le sue risorse, ma non sembra al momento in grado di scalzare i quattro candidati maggiori. Più probabile che miri a buoni risultati per poi essere determinante nel supporto a uno degli avversari. Ma anche qui saranno i voti a darci le risposte.

 

Articolo pubblicato su ilcaffegeopolitico.org

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