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Putin è davvero isolato? Su quanti alleati può contare la Russia?

Alleati Russia

Nelle ultime ore, molti commentatori insistono sulla solitudine dello ‘zar’ Putin, ma le cose stanno così? La Russia è rimasta senza alleati?

No, Vladimir Putin non è rimasto solo. Con ogni probabilità non si aspettava una reazione tanto netta dall’Unione europea, che credeva di avere in pugno per le forniture energetiche, è vero.

 

Ma ha pianificato l’invasione dell’Ucraina nel dettaglio, forse per circa due anni e mezzo, quindi non si può non pensare non avesse predisposto una rete d’emergenza utile a reggere l’impatto delle sanzioni e tessuto una ragnatela d’amicizie tra gli altri leader maggiormente controversi, per evitare che la Russia finisse senza alleati.

 

Anzi, basta scorrere i comunicati stampa del Cremlino degli ultimi mesi per vedere che i bilaterali tra Mosca e altri Stati si sono intensificati con l’avvicinarsi dell’invasione dell’Ungheria.

BIELORUSSIA

Il principale alleato della Russia è senz’altro la Bielorussia: con ogni probabilità Putin ha invaso l’Ucraina per renderla un altro stato satellite asservito, esattamente come il Paese comandato col pugno di ferro da Alexander Lukashenko, che ha appena stravinto un referendum di modifica costituzionale per avere ancora più poteri. Poteri illimitati, ma che lo rendono comunque vassallo di Putin, le cui truppe hanno raggiunto Kiev passando proprio per la Bielorussia. Lukashenko ha negato ogni addebito, definendo “cani” coloro che parlano di un coinvolgimento diretto della Bielorussia nell’operazione in Ucraina, ma delle due l’una: o il leader maximo è complice, o non è nemmeno stato avvertito dal ‘fratello maggiore’ che l’esercito russo sarebbe passato per il suo Paese. Inoltre, dato che con l’ultima modifica alla costituzione bielorussa è scomparso l’obbligo di rimanere una “zona denuclearizzata”, gli analisti pensano che il Paese possa diventare una piattaforma per l’arsenale atomico russo.

SIRIA

La Siria è stato il primo Stato ad aver riconosciuto le repubbliche filosovietiche che hanno proclamato la propria indipendenza dall’Ucraina. Tutti ricordano il supporto che Putin ha dato a Bashar al-Assad nei lunghi e atroci anni di guerra siriana. In cambio, oggi Mosca ha libero accesso al porto militare di Tartus, sul Mediterraneo.

CINA

La Cina ha tutto da guadagnare dall’azzardo giocato da Putin in Ucraina: quell’invasione per il Dragone è solo “una faccenda tra occidentali”. Per questo, al momento, è rimasta alla finestra a guardare. Cina e Russia sono legate da un “Trattato di buon vicinato e della cooperazione amichevole”. Non solo: preparando l’invasione e temendo ritorsioni europee, Putin s’è prima assicurato un contratto trentennale di fornitura di gas a Pechino. Non a caso, molti osservatori concordano che l’invasione russa sia iniziata più tardi rispetto alla data indicata dagli americani come forma di cortesia nei riguardi della Cina, che ospitava i Giochi Olimpici invernali. Questo non significa comunque che Pechino tollererà una economia mondiale sballottata da una guerra che rischia di espandersi a vista d’occhio: la Cina, con le sue fabbriche di semiconduttori, le sue miniere di terre rare e la scalpitante industria automobilistica nel campo EV, si stava preparando a scalzare gli USA dal podio degli Stati più ricchi nello scenario post pandemico

, ma per commerciare ha bisogno di pace. Forse anche per questo il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, aveva ribadito la contrarietà di Pechino a una guerra in Ucraina citando l’importanza “dell’integrità territoriale di tutti i Paesi”.

INDIA

L’altro colosso su cui la Russia può fare, probabilmente, affidamento. Il 26 febbraio il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha votato una risoluzione che deplora l’invasione russa dell’Ucraina ma India, Cina ed Emirati Arabi Uniti si sono astenuti contro un testo considerato troppo duro verso Mosca, in quanto riafferma la sovranità dell’Ucraina e chiede alla Russia di “cessare immediatamente l’uso della forza” contro il Paese occupato. Come la Cina, pure l’India al momento sta a guardare, consapevole non solo che ha bisogno della pace per attirare capitali occidentali, ma anche che schierarsi in modo unilaterale con gli Stati Uniti o con la Russia comprometterebbe sinergie militari economiche di grande rilevanza che avrebbero certamente un impatto notevole sulla economia complessiva del paese.

VENEZUELA

Eloquenti le parole di Nicolás  Maduro: “Cosa pretende il mondo? Che Putin resti a braccia conserte? A fine gennaio, Putin ha avuto un lungo colloquio telefonico col rais di Caracas nel quale “ha espresso tutto il suo sostegno su più livelli, nonché il suo supporto alla difesa della sovranità” del Paese Sud-americano. I due presidenti hanno parlato dell’aumento del commercio tra i due Paesi, del lancio del servizio aereo tra la capitale del Venezuela, Caracas, e Mosca, e della fornitura russa di vaccini Covid-19 ai venezuelani.

CUBA

La fratellanza tra Russia e Cuba è stata ribadita lunedì 24 gennaio, nei colloqui telefonici con l’omologo cubano, Miguel Díaz-Canel. I due hanno anche parlato del “futuro sviluppo della collaborazione bilaterale” in vari campi, Díaz-Canel ha definito la conversazione con Putin “cordiale e fruttuosa”, spiegando che entrambi i leader hanno discusso dello “stato eccellente delle relazioni” tra Cuba e Russia. Il 17 gennaio, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aveva dichiarato di non escludere un possibile dispiegamento di infrastrutture militari russe in America Latina per garantire “maggiore sicurezza” al Paese, ribadendo che Cuba e Venezuela sono comunque due Stati sovrani.

IRAN

Sempre nella seconda metà di gennaio, il 19 per la precisione, il presidente iraniano Ebrahim Raisi aveva incontrato al Cremlino il leader russo per la prima visita di Stato ufficiale dall’insediamento. “Questo incontro segnerà un punto di svolta nelle relazioni con la Russia”, aveva detto trionfante Raisi, aggiungendo: “Abbiamo presentato a Mosca una bozza di intesa” che definisca un legame “permanente e strategico” con la Russia, sulla falsariga dell’intesa di cooperazione della durata di 25 anni che l’Iran ha firmato con la Cina a marzo del 2021: petrolio in cambio di investimenti massicci in infrastrutture, telecomunicazioni, servizi, industria militare e petrolifera.

BRASILE

Non ha ancora preso una posizione netta il Brasile di Jair Bolsonaro, che a metà febbraio era volato al Cremlino, dove aveva stretto la mano a Putin e dichiarato la piena solidarietà al Cremlino.

 

L’AMBIGUA UNGHERIA

Non si può certo definire tra gli alleati della Russia, ma intanto ieri il premier ungherese, Viktor Orban, si è smarcato dalla decisione dell’Ue di fornire armi all’Ucraina: “Abbiamo deciso che non acconsentiremo a tali consegne”. Nessun carico, insomma, passerà dal territorio ungherese. L’Ungheria confina con l’Ucraina per 140 chilometri e la decisione – ha spiegato il premier – è legata alla presenza di oltre 100mila cittadini originari dell’Ungheria nella regione occidentale Ucraina di Zakarpattia. “La loro sicurezza verrebbe messa a rischio. Rientra negli interessi dei cittadini ungheresi che l’Ungheria resti fuori da questa guerra”.

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