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Quali Paesi stanno mediando per la tregua in Medio Oriente

Medio Oriente

In Medio Oriente le forze occidentali intensificano i colloqui in particolare con Egitto, Turchia, Qatar per favorire una de escalation nei territori di Gaza. Oggi Blinken in Israele

Hamas governa da 16 anni la Striscia di Gaza, dove abitano circa 1,9 milioni di palestinesi. Gli Stati Uniti e l’Europa lo hanno dichiarato un gruppo terroristico e la sua storia di attentati suicidi ha costituito sempre un ostacolo alla pace tra israeliani e palestinesi. Il brutale attacco a Israele e lo scoppio della guerra sulla Striscia di Gaza rappresentano oggi un test complesso per la rete diplomatica dei vari attori mondiali che auspicano una tregua in Medio Oriente. In mattinata  il segretario di Stato americano, Antony Blinken, si è recato in Israele per incontrare  il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.

LA MAPPA DELLE REAZIONI INTERNAZIONALI

Chi sostiene Israele: Stati Uniti, Europa e Unione europea, fronte indo-pacifico (India, Australia, Taiwan, Giappone, Corea del Sud), Argentina, Perù, Guatemala, Kenya, Thailandia.

Quali sono le nazioni pro Hamas: Iran, Qatar, Siria, Iraq, Afghanistan, Yemen, Sudan, Algeria, Tunisia, Nicaragua.

I Paesi neutri (alcuni apparentemente): Cina, Russia, Turchia, Arabia Saudita, Emirati, Egitto, Marocco, Pakistan, Filippine, Indonesia, Brasile, Messico, Colombia, Venezuela, Cuba, Sudafrica, Nigeria.

EGITTO E TURCHIA POSSIBILI MEDIATORI IN MEDIO ORIENTE

Tra i Paesi che possono svolgere un ruolo importante in un’azione di mediazione e di de escalation in Medio Oriente ci sono l’Egitto, il Qatar e la Turchia. A loro guardano le diplomazie occidentali. E ne è convinto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, spiegando che sta avendo colloqui con i leader egiziani, qatarini e turchi per sostenerli in questo ruolo. E’ in corso ”una forte cooperazione internazionale” e ”la diplomazia per la pace” per arrivare a una soluzione della crisi, ha affermato.

I TENTATIVI DI CORRIDOI UMANITARI E LE PREOCCUPAZIONI DI AL SISI

L’intelligence dell’Egitto da anni porta avanti colloqui con Hamas e con Israele, è stato il primo Paese arabo ad aver raggiunto la pace con lo Stato ebraico nel 1979 anche in virtù del fatto che la Striscia di Gaza confina con il Paese delle piramidi.

Gli Stati Uniti stanno lavorando in queste ore “attivamente per un corridoio” che consenta ai civili di Gaza di fuggire, in continuo contatto con Egitto e Israele. Secondo fonti della sicurezza egiziana, le autorità del Cairo avrebbero accettato l’idea proposta dagli Usa ma il gruppo islamico Hamas l’avrebbe respinta, ritenendo che ciò significhi che l’enclave viene “evacuata”. Altre fonti però, come riporta l’agenzia di stampa Nova, affermano che l’Egitto ha respinto la richiesta israeliana di aprire un corridoio umanitario per l’uscita dei palestinesi da Gaza, attraverso il valico di Rafah.

Come scrive oggi il Foglio, una delle principali urgenze del presidente egiziano al Sisi è di intestarsi una mediazione per arrivare a una tregua scongiurando però che i palestinesi fuggano in massa dalla Striscia di Gaza per riversarsi proprio in Egitto.

NEGOZIATI ERDOGAN PER LIBARE GLI OSTAGGI

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ordinato negoziati per assicurare il rilascio dei civili israeliani in ostaggio di Hamas dall’attacco di sabato scorso in Israele. Lo ha confermato una fonte della presidenza turca all’agenzia Dpa, che precisa come non sia chiara la natura dei colloqui né se siano coinvolti esponenti di Hamas  e funzionari israeliani

L’ITALIA CERCA SPONDE CON LA LEGA ARABA

Il governo italiano – come scrive La Stampa – sta sfruttando tutte le sponde a disposizione. La premier Giorgia Meloni ha avuto una colloquio telefonico con il presidente degli Emirati Arabi Mohamed bin Zayed bin Sultan Al Nahyan e con l’emiro del Qatar Tamim Bin Hamad Al-Thani, un contatto ancora più importante perché quest’ultimo è considerato sponsor e finanziatore di Hamas. Lo stesso ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, nelle scorse ore ha partecipato a un vertice al Cairo in cui ha incontrato i massimi rappresentanti della Lega Araba che ha un ruolo chiave per la creazione di corridoi umanitari e nelle mediazioni per liberazione degli ostaggi.

PER LA CINA A RISCHIO RUOLO DI MEDIATORE IN MEDIO ORIENTE

La Cina nei mesi scorsi si era impegnata a contribuire a facilitare i negoziati tra Israele e palestinesi. Dopo l’attacco di Hamas il governo cinese ha mantenuto una posizione neutrale. La risposta ufficiale di Pechino all’attacco di Hamas di sabato ha chiesto un “cessate il fuoco immediato”, ribadendo il suo sostegno a una soluzione a due Stati  e senza condannare Hamas. Questo potrebbe minare le aspirazioni della Cina a diventare un attore diplomatico chiave in Medio Oriente.

Leggi anche: Tutte le mosse militari di Hamas per attentare a Israele

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