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RePowerEu, cosa c’è nel piano europeo per l’energia

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L’Unione europea intende puntare sulla diversificazione di fonti e di fornitori, sulle rinnovabili e su finanziamenti comuni per convincere anche i più riluttanti tra i Ventisette a interrompere i contratti in essere con Mosca. Ecco il maxi piano energetico RePowerEu

Dal Green Deal europeo sulle rinnovabili al RePowerEu. La crisi nei rapporti con Mosca ha spinto Bruxelles ad accelerare sia sulla transizione energetica sia, soprattutto, sul capitolo dell’emancipazione energetica dalla Russia. Per questo il nome del progetto gioca sul fatto che il Vecchio continente deve svegliarsi, darsi nuova carica energetica. Come? Seguendo le missioni individuate dal RePowerEu: prima di tutto spingendo le fonti rinnovabili con procedure burocratiche meno pesanti e autorizzazioni più veloci, quindi aiutando i Ventisette a finanziare nuovi investimenti verdi e riforme e a fare fronte al caro energia. Magari immettendo sul mercato nuovi green bond. O, come sperano i Paesi dell’area mediterranea, con una nuova edizione del Next Generation Eu.

REPOWEREU, PIANO DA 300 MILIARDI TRA SOVVENZIONI E PRESTITI

“Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza energetica dalla Russia il più rapidamente possibile. Lo possiamo fare. Oggi presentiamo il RePowerEu per questo”, ha spiegato poco fa la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. “Possiamo sostituire i combustibili fossili russi lavorando su tre livelli: dal lato della domanda, con il risparmio energetico. Dal lato dell’offerta, diversificando le nostre importazioni di energia dai combustibili fossili e accelerando la transizione verso l’energia pulita”. Secondo la presidente dell’esecutivo europeo, con il piano “mobilitiamo quasi 300 miliardi di euro. Circa 72 euro miliardi di sovvenzioni e 225 miliardi di euro di prestiti”.

 

La numero 1 dell’esecutivo comunitario ha anche annunciato che “i 27 leader di governo dell’Ue hanno deciso di creare una piattaforma per l’acquisto congiunto di gas, gnl e idrogeno”.

PER ORA NIENTE TETTO AL PREZZO DEL GAS

Resta invece fuori dal pacchetto il tetto europeo al prezzo del gas, sarà possibile introdurlo solo nel caso di “un’interruzione improvvisa su larga scala o totale delle forniture di gas russo”. I governi europei potranno continuare ad applicare prezzi del gas e dell’elettricità regolamentati sul mercato al dettaglio nazionale e introdurre un prezzo di riferimento, sempre interno, per il gas utilizzato per la produzione di energia elettrica.

VERSO UN NUOVO RECOVERY FUND? TROPPO PRESTO PER DIRLO

Per finanziare riforme e investimenti dedicati all’energia i governi potranno usare i prestiti non ancora allocati del Next Generation Eu, una parte dei ricavi Ets e una parte dei fondi della Pac e della politica di coesione. Ricordiamo però che, come ha fatto più volte presente l’Italia, dato il perdurare della pandemia e l’affacciarsi di questa nuova crisi economica che ha interrotto il rimbalzo economico, c’è il forte rischio che il ‘tesoretto’ stanziato da Bruxelles nell’estate del 2020 per la ripartenza potrebbe non essere più sufficiente.

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