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Dall'Oglio

Ritrovato il corpo di Dall’Oglio? Chi è il prete gesuita scomparso nel 2013

Il corpo di Paolo Dall’Oglio sarebbe stato ritrovato in una fossa comune a Raqqa. Ecco chi è il sacerdote gesuita che ha rifondato la comunità di Deir Mar Musa in Siria

Negli anni non sono mancate le piste false e le fake news, le notizie non confermate, gli avvistamenti incerti.

E infatti la sorella Francesca Dell’Oglio, che ci ha fatto il callo, si mantiene cauta di fronte all’indiscrezione emersa nell’intervista al vescovo di Qamishli e pubblicata dal settimanale Oggi, che potrebbe scrivere l’ultima parola sul tragico destino del prete gesuita.

RINVENUTO IL CORPO DI PADRE DALL’OGLIO?

“Si parla di un corpo con abiti religiosi ma mio fratello aveva abiti civili”, dice Francesca Dall’Oglio, commentando la notizia del presunto ritrovamento del corpo di suo fratello in una fossa comune a Raqqa, l’ex capitale dello Stato islamico dove il prete si era recato in missione nel luglio 2013.

Ayvazian replica che “non c’è nessun interesse a dire bugie su questo caso: sono passati 11 anni e già sette anni fa avevo notato ed informato la Nunziatura apostolica che, secondo mie fonti, padre Paolo dall’Oglio era stato ucciso da un un comandante dell’Isis, un saudita la cui confessione figurava anche sul Guardian e su un giornale arabo pubblicato a Londra, dove in prima pagina c’era questa notizia di due righe”.

Mario Zenari, nunzio apostolico in terra siriana, ha confermato di essere al corrente della notizia diffusa da Oggi, riferendo che la Santa Sede sta effettuando accertamenti tramite i gesuiti presenti sul posto. La Farnesina fa sapere intanto che la fossa comune sarebbe stata ritrovata dagli scavatori delle SDF (Forze Democratiche Siriane), ma anche in questo caso non ci sono conferme certe, mentre la Procura di Roma ha delegato i carabinieri del Ros per cercare eventuali riscontri sul ritrovamento.

CHI È PAOLO DALL’OGLIO

Nato a Roma nel 1954, Paolo Dall’Oglio è un gesuita noto per il suo impegno nel dialogo interreligioso. Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1975, si trasferisce in Siria nei primi anni Ottanta, facendone la sua patria d’elezione. Qui scopre le rovine di un antico complesso monastico risalente al VI secolo, Deir Mar Musa, che decide di rifondare, dando impulso a un’intensa attività di restauro e recupero e trasformandolo in un centro di incontro tra cristiani e musulmani, la comunità spirituale ecumenica al-Khalil, improntata al rito siro-cattolico.

Un esempio straordinario di convivenza religiosa, in un Paese come la Siria dilaniato dalle divisioni etniche e religiose. Nell’idea che l’estremismo stesse mistificando le vere ragioni e i principi dell’Islam, mostrandone al mondo una versione distorta e aprendo la porta al dialogo islamo-cristiano.

Con l’avvento della Primavera Araba, nel 2011, si schiera a favore dei manifestanti contro il governo di Bashar al-Assad, proponendo un sistema di “democrazia consensuale” per la Siria. Un’attività che gli costerà l’espulsione dal Paese per decreto del governo di Aleppo.

GLI ULTIMI GIORNI

Rientrato clandestinamente in Siria attraversando la frontiera dall’Iraq, il prete  gesuita si reca quindi a Raqqa, dove intende mediare tra curdi e jihadisti e trattare il rilascio di alcuni ostaggi.

Nella futura capitale dello Stato Islamico, ancora contesa, anche lui è un oppositore di Assad, ma i primi contatti con i miliziani sono pessimi. Ha udienza con Abu Lukhman, l’uomo che si occupa degli affari politici per conto de leader Al-Baghdadi.

«Se non esco dopo tre ore sappiate che sono stato rapito. Se dopo tre giorni non sapete nulla fate un comunicato pubblico», dice ai suoi contatti locali. Una missione ad alto rischio, da cui non tornerà più.

Credit photo: Zrosen

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