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Shinzo Abe, l’uomo dell’Abenomics che ha risollevato il Giappone

Shinzo Abe

Shinzo Abe è stato l’uomo che ha permesso al Giappone di sorpassare indenne la pandemia e che ha aperto il Paese del Sol Levante al mondo

Chi è stato in Giappone sa bene che è con ogni probabilità il Paese più sicuro al mondo. I bambini, fin da piccoli, vengono abituati ad andare e tornare da scuola da soli, nei villaggi non ci sono serrature alle porte di casa e girando per le metropoli difficilmente si incontrano agenti di polizia. L’arcipelago nipponico, del resto, è la patria della ferrea e ligia aderenza alle regole, alla norme che definiscono l’appartenenza alla società, una osservanza muta e diligente che i giapponesi sembrano avere ereditato dai loro antenati samurai, pronti al sacrificio estremo pur di combattere per la causa nella quale credevano (solitamente l’obbedienza al signorotto di turno). È quella stessa osservanza delle regole che in tempi recenti, pandemici, ha portato tutti i bimbi dell’asilo, elementari e medie a osservare, scrupolosamente, il «mokushoku»: mangiare in silenzio, per non contagiare gli altri nei rari momenti senza mascherina.

Shinzo Abe saluta una anziana contadina

Il Giappone, appunto, è un Paese estremamente sicuro, ma non mancano i fenomeni carsici di delinquenza: non solo la yakuza, la temibile mafia, potentissima, che dai governi è sempre stata più o meno tollerata, ma anche un brulicare di sette clandestine che di tanto in tanto pianificano azioni eclatanti. Accadde nel 1995, quando gli aderenti alla setta setta religiosa dell’Aum Shinrikyō, su mandato del fondatore Shōkō Asahara, liberarono nella metropolitana di Tokyo gas nervino, uccidendo 13 persone e intossicandone oltre un migliaio. Alcuni attentatori scamparono all’arresto e le loro immagini, sbiadite e ingiallite dal tempo, si trovano ancora affisse in qualche stazione della sterminata metropolitana della capitale. Non è un caso che, tra le piste battute dalla polizia per dare un movente all’attentato a Shinzo Abe, ci sia proprio quella della setta.

Per il Giappone, l’attentato a Shinzo Abe è un colpo durissimo, che mina le sicurezze dei suoi abitanti. Non solo per la portata del gesto, ma anche per il simbolo che è stato colpito. Sebbene nell’ultimo periodo la sua figura si fosse appannata anche per via di una lunga serie di scandali che aveva colpito l’esecutivo, l’uomo che, dalla frangia più destrorsa e conservatrice del partito liberale nipponico, si è rivelato cruciale in un periodo estremamente difficile per l’arcipelago, colpito non solo dalla pandemia (ma è il Paese che, nonostante l’alto numero di anziani, ha avuto meno morti senza nemmeno un lockdown duro, e in tutto il mondo stanno provando a capire perché), ma anche impantanato in una crisi economica che perdura dai primi anni ’90.

IL LUNGO REGNO DI SHINZO ABE: FUKUSHIMA, PANDEMIA E OLIMPIADI A PORTE CHIUSE

E come ha risposto, da premier, Shinzo Abe a tutte queste sfide? Quella del Covid-19, si anticipava, è stata vinta in scioltezza, sebbene in patria ci sia chi lo avesse criticato aspramente per la sua ‘abenomask’, la decisione cioè di regalare diverse mascherine protettive a ciascun nucleo famigliare, che però si sono rivelate troppo poche (a fine pandemia, però, si è scoperto che lo Stato ne ha comprato troppe, rimaste inutilizzate, fatto che causò altre polemiche); quella economica grazie all’abenomics, un mix di politica monetaria espansiva (portata più volte a esempio dai sovranisti di casa nostra che chiedono di stampare moneta come se non ci fosse un domani), forte spesa pubblica per ammodernare le infrastrutture e riforme.

 

Nella turbolenta politica nipponica, fatta di crisi politiche e instabilità, Abe, in un certo senso figlio d’arte, appartenendo a una delle famiglie più potenti del Paese (suo nonno Nobusuke Kishi guidò il Giappone dal 1957 al 1960, il padre, Shintaro fu ministro degli Esteri e suo fratello Nobuo è l’attuale ministro della Difesa) era diventato il premier nipponico più longevo di sempre, superando il primato di Eisaku Sato e tagliando il traguardo dei 2798 giorni consecutivi: sarebbero potuti essere molti di più, considerando che l’ultima vittoria elettorale risale al 2017 e gli avrebbe garantito la presidenza fino al 2021, ma esattamente un anno fa ha rassegnato le dimissioni: “Il mio attuale stato di salute, a seguito dei recenti controlli, non mi consente di concentrarmi sulle questioni più importanti che riguardano il governo, ed è il motivo per cui intendo farmi da parte”, aveva laconicamente annunciato al Paese del Sol Levante. Anche per i detrattori, Shinzo Abe era divenuto un punto fermo, di riferimento, in un periodo di enormi cambiamenti, data la successione al Trono del Crisantemo di Naruhito al padre Akihito. L’imperatore, in Giappone, è ancora considerato un dio, e ciò può essere utile a comprendere l’apprensione con cui il Paese possa vivere simili avvicendamenti.

In politica estera, Shinzo Abe è l’uomo che ha fatto aprire il Giappone al mondo, riprendendo il dialogo sia con la Cina (da sempre tra i due colossi asiatici i rapporti sono assai tesi e si erano ulteriormente deteriorati per la rivendicazione di alcuni isolotti) ma anche con gli USA. Aveva poi iniziato a tessere un dialogo con l’Iran, fatto che lo aveva reso strategico nei rapporti tra l’Occidente e un Paese considerato da sempre pericoloso.

 

Il suo progetto di aprire il Giappone al mondo avrebbe dovuto avere come massima espressione le Olimpiadi del 2020, ma la pandemia ha rovinato tutto: i Giochi, come è noto, si sono fatti comunque, nel 2021, ma a porte chiuse, proprio per la sua determinazione, sollevando a più riprese asprissime critiche, anche nel suo stesso partito, per lo sperpero di denaro pubblico e la preoccupazione che concorressero ad aumentare i contagi all’interno di un sistema che stava reggendo alla marea.

Shinzo Abe, grazie alle Olimpiadi, avrebbe invece voluto far scoprire agli occidentali cosa si nasconde al di là della cortina dei petali di ciliegio, facendo dimenticare dubbi, sospetti e paure legati all’incidente nucleare di Fukushima, su cui pendono ancora pesanti interrogativi sulle responsabilità. Insomma, Shinzo Abe ha governato in un periodo estremamente difficile per l’arcipelago nipponico, eppure il Giappone è ancora tra le economie più forti al mondo. Anche grazie a lui. Ritirato dalla premiership, Shinzo Abe non si era affatto ritirato dalla politica. Basta scorrere il profilo Twitter per vedere come, proprio in questi giorni, fosse impegnato in prima persona in una serratissima campagna elettorale per sostenere i propri compagni di partito. L’ultimo cinguettio 20 ore fa.

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