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Siria, guerra e moneta

Siria

Dopo 11 anni di guerra la Siria di Assad si prepara alle elezioni del 26 maggio tra crisi economica e Covid

Crolla la lira in Siria e Assad, in attesa delle elezioni di maggio, cambia il capo della Banca centrale. Come sta l’economia siriana dopo 11 anni di guerra?

CAMBIO ALLA BANCA CENTRALE

Il presidente siriano Bashar al-Assad ha nominato ieri un nuovo capo della banca centrale nel pieno di un processo di svalutazione della moneta siriana e altri problemi economici. Assad ha nominato Muhammad Issam Hazima come governatore della banca centrale della Siria, ha riferito l’agenzia di stampa statale SANA.

GUERRA E SANZIONI

Assad ha licenziato il precedente vertice della banca, Hazem Karfoul, la scorsa settimana. I media statali non hanno riportato la motivazione. La mossa è arrivata mentre l’economia siriana continua a vacillare a causa della guerra civile e delle sanzioni statunitensi all’Iran. Hazima è un membro della commissione di sicurezza della Siria e, secondo quanto ha riportato Al Monitor, è stato educato in Francia.

MERCATO NERO E INFLAZIONE

Il valore di scambio sul mercato nero della lira siriana è sceso a un minimo di 4.600 lire per il dollaro USA a marzo. Prima della guerra, il valore era di 47 lire per dollaro. Il crollo della valuta ha danneggiato l’economia aumentando l’inflazione, rendendo più difficile l’acquisto di beni di prima necessità, come riportano i dati forniti da Reuters.

“La crisi economica comincia a incrinare il fondamento del sostegno alawita di Assad”, ha scritto qualche giorno fa il Financial Times. “Le zone costiere della Siria hanno prosperato dopo aver sostenuto il presidente in tempo di guerra, ma ora sanzioni e Covid stanno mettendo a dura prova il paese.

IL VICINO LIBANO

Il crollo economico del vicino Libano e la mancanza di una ricostruzione Paese dopo la guerra hanno ulteriormente danneggiato l’economia. “Le sanzioni all’Iran hanno contribuito alla crisi del carburante della Siria”, spiega la società di intelligence privata Stratfor.

VERSO IL VOTO

Il 26 maggio si terranno in Siria le elezioni presidenziali, le seconde dall’inizio della guerra civile che ha straziato il Paese. I violenti combattimenti che si susseguono dal 2011 non hanno provocato la caduta del presidente Assad. Come riporta l’AGI, i siriani all’estero potranno votare in ambasciata dal 20 maggio.

Come scritto il Post, secondo la legge siriana potranno candidarsi solo le persone che hanno vissuto in maniera continuativa in Siria per i precedenti 10 anni: “significa che i leader politici di opposizione in esilio non potranno presentarsi alle elezioni”. I candidati, inoltre, “dovranno avere l’appoggio di almeno 35 membri tra i 250 del parlamento siriano, che è dominato dal partito Baath, il cui leader è Assad”.

Come ha ricordato Tpi, nel 2014 Assad era stato riconfermato al suo terzo mandato “con l’88 percento delle preferenze in un voto considerato non democratico dagli osservatori internazionali”. Nel 2015, dopo quel voto, l’intervento della Russia “ha consentito ad Assad di riconquistare gradualmente il territorio, confinando le forze ribelli e islamiste nella provincia nordoccidentale di Idlib, con il sostegno anche dell’Iran”.

LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA

La Siria è un paese di ventidue milioni di abitanti. Secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite, la guerra civile ha provocato oltre 387 mila morti, di cui 118 mila civili e 20 mila bambini, ai quali si aggiungono circa 12 milioni di sfollati; milioni di siriani sono stati costretti ad abbandonare le proprie case e molti di loro hanno potuto rifugiarsi all’estero, soprattutto in Libano, Giordania, Turchia, Iraq, Egitto – e solo una piccola parte nei campi profughi allestiti dalle organizzazioni internazionali e non governative.

 

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