Skip to content

Stop gas russo, i Paesi a rischio e le rotte alternative

gas russo

L’Unione europea ostenta sicurezza ma si prepara allo scenario peggiore dopo che Kiev ha chiuso i rubinetti, con lo stop del gas da Mosca

Con lo stop al transito del gas russo attraverso l’Ucraina, l’Unione europea ostenta sicurezza, dichiarando di essere pronta a fronteggiare la situazione. Secondo un rapporto dettagliato diffuso dalla Commissione, l’impatto di tale interruzione sarà “limitato”, grazie a piani di emergenza già predisposti. Bruxelles rassicura i cittadini europei sulla possibilità di sostituire completamente i 14 miliardi di metri cubi di gas l’anno finora transitati dall’Ucraina con alternative concrete, riducendo i rischi per i Paesi più esposti. Non tutti, però, sembrano d’accordo.

I PAESI A RISCHIO: AUSTRIA, SLOVACCHIA, REPUBBLICA CECA E UNGHERIA

Tra le nazioni più vulnerabili a uno stop del gas russo ci sono Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria, che dipendono maggiormente dal transito del gas attraverso l’Ucraina. Per questi Paesi, Bruxelles ha previsto strategie mirate di approvvigionamento attraverso rotte alternative che sfruttano infrastrutture esistenti e nuove capacità.

LE QUATTRO ROTTE ALTERNATIVE

Per garantire la sicurezza energetica, l’Ue punta su quattro rotte principali di diversificazione:

1.Germania: grazie alla recente espansione della capacità di importazione, la Germania può ricevere gas da Norvegia, Paesi Bassi e Belgio, distribuendolo verso Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia.

2.Polonia: questo corridoio consente l’accesso al gas norvegese, destinato ai Paesi dell’Europa centrale e all’Ucraina.

3.Italia: le infrastrutture italiane possono trasportare gas verso il nord dell’Austria e successivamente in Slovacchia e Slovenia.

4.Rotta transbalcanica: permette l’importazione di gas dalla Grecia, Turchia e Romania verso nord, coprendo anche Ucraina e Moldavia, grazie ai punti di interconnessione già operativi tra Grecia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia.

I TIMORI DELLE NAZIONI ESPOSTE E LE IMPLICAZIONI GEOPOLITICHE

Nonostante le rassicurazioni di Bruxelles, i leader dei Paesi più a rischio esprimono preoccupazione. Il premier slovacco Robert Fico ha dichiarato che un’interruzione del transito del gas avrebbe conseguenze drastiche per tutta l’Unione europea, non solo per la Federazione Russa.

Una visione contestata dal governo polacco, che considera la fine del transito del gas russo come una vittoria strategica. Il ministro degli Esteri di Varsavia, Radoslaw Sikorski, ha sottolineato che Mosca ha investito miliardi nei gasdotti Nordstream per aggirare l’Ucraina e minacciare l’Europa orientale. Secondo Sikorski, il taglio delle forniture attraverso l’Ucraina è un ulteriore passo verso l’indebolimento dell’influenza russa. Certo è che, come sottolinea Bloomberg, la rotta ucraina rappresenta solo il 5% del fabbisogno europeo, ma ridurrà le entrate di circa 6 miliardi di dollari all’anno per la Russia.

C’è sempre un ‘però’. Come precisa il Corriere della Sera, “nonostante l’Unione europea (Italia compresa) abbia diversificato le fonti rafforzando le infrastrutture per poter ricevere gas naturale liquefatto per poi rigassificarlo e aumentando i flussi di gasdotti collegati con altri Paesi come l’Algeria, mancheranno fino a 15 miliardi di metri cubi di gas russo (che ha prezzi più convenienti) all’anno.

E lo stop arriva nel periodo peggiore, l’inverno, quando il consumo è ai massimi. La mancata estensione dell’accordo, che si porta dietro un mercato del gas più corto perché mancheranno i volumi di Gazprom, è stata assorbita nelle quotazioni internazionali, con il prezzo europeo di riferimento, il Ttf di Amsterdam, salito del 20% in due settimane: da 40 euro al megawattora di metà dicembre ai 48 euro di fine 2024. E anche il Gnl americano — gli Stati Uniti sono diventati il primo fornitore della Ue e questa settimana anche Kiev per la prima volta ha comprato un carico dagli Usa — è schizzato al livello più alto da dicembre 2022”.

L’equilibrio tra vulnerabilità dei Paesi più esposti e strategie geopolitiche rimane dunque fragile, rendendo necessario un continuo monitoraggio della situazione.

Leggi anche: Elezioni 2025: dalla Germania al Giappone, quando e dove si vota

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su