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Taiwan, otto cose da sapere sul nuovo presidente anti-cinese Lai

A Taiwan il nuovo presidente della repubblica è il progressista Lai Ching-te, eletto con il 40,1% dei voti. Il punto di Riccardo Pennisi
A Taiwan – con la vittoria del candidato anti-cinese Lai Ching-te – si è appena conclusa una delle più importanti elezioni del politicamente folle 2024 (si voterà anche in Russia, India, Unione Europea, USA, UK…)-
Ecco com’è andata
- Il nuovo presidente della repubblica è stato eletto con il 40,1% dei voti. Al secondo posto, Hou Yu-ih del Partito Nazionalista (più vicino alle posizioni della Cina) con il 33%. Al terzo, Kou Wen-je del Partito del Popolo, una nuova formazione di protesta, al 26,4%. I due sconfitti hanno riconosciuto il risultato del voto.
- Il rapporto con la Cina è ovviamente centrale nella politica taiwanese. Lai e prima di lui Tsai Ing-wen, la presidente uscente sempre del Partito Democratico Progressista (PDP) che ha guidato Taiwan per due mandati, hanno lavorato con successo per far tornare la questione taiwanese nell’agenda internazionale, e contrastare i tentativi di influenza, pressione e annessione da parte cinese.
- Pechino ha promesso che l’isola (indipendente dal 1949) tornerà a far parte della madrepatria. A volte i membri del partito comunista cinese dicono “resterà”, implicando che Taiwan non se ne sia mai andata. Per molti l’invasione militare è solo una questione di tempo.
- L’indipendenza di Taiwan è ufficialmente riconosciuta da pochi paesi, perché la Cina adotta la regola di rompere tutte le relazioni con chi lo fa (“One China Policy”): quasi nessuno può permetterselo, inclusi gli Stati Uniti, che però armano Taiwan e la difendono con la propria flotta. Xi Jinping, il giorno prima del voto taiwanese, ha ribadito che “ogni tentativo di indipendenza sarà schiacciato”.
- Lai era già un celebre medico – laureato a Harvard, esperto di midollo spinale – quando negli anni ’90, con la democratizzazione dell’isola, il PDP si rivolge a lui per proporgli una candidatura. Già all’epoca, nel 1995, la Cina aveva salutato le prime elezioni libere di Taiwan con un eloquente lancio di missili sull’isola.
- In breve tempo Lai scala le posizioni nel partito, fino a diventare capo del governo nel 2017. Si dimetterà un anno dopo, in seguito a grandi proteste contro la legge che avrebbe aumentato le ore di lavoro obbligatorie – “vi fa bene al karma”, rispose ai manifestanti. Che non apprezzarono.
- Dopo il voto, la pressione cinese aumenterà. Pechino non ammette che Taiwan sia governata da chi proclama di “lavorare per l’indipendenza”. L’opposizione nazionalista denuncia che ciò significa la guerra. L’opinione pubblica però rifiuta questa equazione come un ricatto inaccettabile: nessuno vuole il conflitto aperto, ma la fine dell’autonomia di Hong Kong, con la recente annessione alla Cina, spinge i taiwanesi verso l’idea del distacco.
- Vice-presidente sarà l’ex rappresentante diplomatica di Taiwan a Washington, Hsiao Bi-khim. Il coordinamento con gli #StatiUniti rimarrà dunque stretto e continuo, per evitare strappi che provochino una nuova grave crisi internazionale.