Torna la stagione della diplomazia nell’ambito delle trattative sul nucleare iraniano: il 25 luglio Teheran incontra Istanbul i viceministri degli esteri di Gran Bretagna, Francia e Germania e l’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas
In Iran, dopo le ostilità con Israele, la “guerra lampo” di 12 giorni e l’intervento degli Stato Uniti, si prova a riprendere la via diplomatica.
NUCLEARE IRANIANO: IL 25 LUGLIO RIPRENDE IL DIALOGO
Dopo aver incontrato i diplomatici russi e cinesi, il prossimo venerdì 25 luglio Teheran incontrerà gli emissari di Francia, Germania, Regno Unito e Unione europea per evitare nuove sanzioni dal fronte occidentale e riprendere i negoziati sul programma nucleare.
INCONTRO A ISTANBUL CON L’ALTA RAPPRESENTANTE UE KAJA KALLAS
L’incontro si svolgerò a Istanbul (a riprova della nuova centralità della Turchia in questa fase storica) e vedrà sedersi attorno al tavolo delle trattative i viceministri degli Esteri iraniano, gli omologhi di Francia, Germania e Regno Unito e l’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas.
TEHERAN LASCIA LA PORTA APERTA A WASHINGTON
Dopo la fine delle ostilità il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghch, si era detto disponibile a iniziare nuove trattative con gli Usa, con la garanzia di lasciare la violenza fuori dal tavolo negoziale. L’ambasciatore statunitense presso la Nato, Matthew Whitaker, ha chiesto all’Iran di riavviare i negoziati sulla questione nucleare e rientrare a far parte del “mondo normale”. “Il presidente Donald Trump è stato molto chiaro sul fatto che l’Iran non può avere un’arma nucleare e, poiché abbiamo annientato il loro programma nucleare, penso che sia giunto il momento per l’Iran di sedersi al tavolo e negoziare con gli Stati Uniti d’America su un percorso verso la pace e la prosperità per il popolo iraniano” ha concluso Whitaker, intervistato da Fox News.
AL NUCLEARE IRANIANO DANNI SERI DAGLI ATTACCHI USA
L’Iran, dal canto suo, ha ribadito che non abbandonerà il programma di arricchimento nucleare. “Non possiamo rinunciare all’arricchimento perché rappresenta una conquista dei nostri scienziati. E oggi, più di ogni altra cosa, è una questione di orgoglio nazionale”, ha dichiarato in un’intervista a Fox News il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, sottolineando che il principale obiettivo degli Stati Uniti, cioè impedire a Teheran di sviluppare ulteriormente un’arma nucleare bloccando tutte le capacità di arricchimento, difficilmente si realizzerà, nonostante le minacce di pesanti sanzioni internazionali. “Le nostre installazioni sono state danneggiate, gravemente danneggiate”, ha dichiarato Araghchi commentando i danni inflitti alle strutture nucleari iraniane dai recenti attacchi statunitensi. “La portata dei danni è ora sottovalutazione da parte della nostra organizzazione per l’energia atomica. Ma per quanto ne so, i danni sono seri”, ha aggiunto.
NUCLEARE IRANIANO: TORNA A PARLARE LA DIPLOMAZIA
È il primo vertice dallo scorso 20 giugno, quando a Ginevra le delegazioni si erano incontrate per salvare il Joint comprehensive plan of action (Jcpoa), l’accordo sul nucleare di Teheran del 2015 di cui fanno parte Francia, Germania e Regno Unito, più Ue, Cina e Russia. Anche gli Usa, con Barack Obama alla Casa Bianca, presero parte all’accordo da cui si ritirarono nel 2018 durante il primo mandato di Donald Trump reintroducendo alcune delle sanzioni sospese grazie al trattato. Una sponda offerta alla Repubblica islamica che ha proseguito nel processo di arricchimento dell’uranio, arrivando, secondo quanto risulta alle intelligence di Washington e Tel Aviv, la soglia critica del 60 per cento, pericolosamente vicina al 90 per cento necessaria a produrre armi atomiche.