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Trump a Riad, cosa c’è negli accordi tra Usa e Arabia Saudita

Trump è a Riad. Inizia in Arabia Saudita la tre giorni del tycoon nei Paesi più ricchi del Golfo Persico tra accordi miliardari e scenari di crisi

Inizia oggi il primo importante viaggio diplomatico di Donald Trump dal suo ritorno alla Casa Bianca. Il presidente Usa farà tappa in Arabia Saudita, Qatar e Emirati Arabi Uniti, con un doppio obiettivo: rinsaldare i legami economici con i regimi del Golfo e proporre soluzioni per la risoluzione delle numerose crisi in corso nella regione.

PRIMA TAPPA A RIAD

A Riad Trump ha ricevuto un trattamento ben diverso da quello riservato nel 2022 al suo predecessore Joe Biden, colpevole di aver minacciato di rendere il regno arabo un “paria” agli occhi della comunità internazionale. In quell’occasione, il principe ereditario Mohammed bin Salman si era limitato a inviare una delegazione in aeroporto, evitando l’incontro diretto.

Corteggiatissimo invece Trump: discesa la scaletta dell’Air Force One, Trump ha stretto la mano del principe in persona, in compagnia del quale ha poi percorso un lungo tappeto viola che dalla pista conduceva all’aeroporto.

Qui, in una saletta appartata, i due hanno avuto un primo faccia a faccia, cui hanno presenziato anche il Segretario di Stato Usa Marco Rubio, il responsabile della Difesa Hegseth e i responsabili di commercio ed energia.

Le due delegazioni si sono poi spostate al palazzo reale saudita, dove il principe ha fatto gli onori di casa, e si è proceduto alla cerimonia delle firme degli accordi bilaterali tra i due Paesi, in un clima di grande cordialità.

IN CHE COSA CONSISTONO LE INTESE TRA STATI UNITI E ARABIA SAUDITA

Per il momento si parla genericamente della sigla di un “accordo economico strategico”. Le intese dovrebbero riguardare una lettera di intenti per l’acquisto da parte dei sauditi di armi americane per un valore complessivo di circa 100 miliardi di dollari, memorandum d’intesa sulle risorse minerarie, sulla cooperazione giudiziaria, militare, spaziale e pe il contrasto alle malattie infettive.

Ma è nota anche l’offerta da parte della corona saudita per 600 miliardi di investimenti e scambi commerciali nei prossimi 4 anni, che il principe ha annunciato subito dopo l’insediamento del tycoon.

La visita prevede anche la partecipazione al Forum di Investimento Arabia Saudita-USA, cui prendono parte parte anche i magnati della Silicon Valley che completano la delegazione statunitense: Elon Musk. Mark Zuckerberg, Sam Altman, Jensen Huang e Larry Fink e altri rappresentanti di grandi aziende americane – tra cui anche John Elkann per Stellantis, tra le maggiori società automobilistiche attive negli Stati Uniti.

I big del digitale sono ingolositi dal progetto saudita di Humain, una nuova società dedicata allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, che ambisce a fare di Riad un hub globale del settore. Per realizzarlo occorrono ingenti risorse finanziarie, ma anche chip avanzati, energia e infrastrutture logistiche.

Inoltre, bin Salman ha promesso una rivoluzione economica per svincolare il Paese dalla dipendenza dal petrolio, ma secondo molti osservatori il passaggio dalle parole ai fatti resta incerto. La transizione richiederebbe fino a 2.000 miliardi di dollari, mentre il fondo sovrano saudita dispone attualmente di circa 940 miliardi. Più che un investitore, oggi l’Arabia Saudita appare quindi come un Paese in cerca di capitali.

LO SPETTRO DEL CONFLITTO D’INTERESSI

Incontri tutt’altro che simbolici, dunque, come del resto tutta la missione del presidente Usa in Medio Oriente. In teoria, si dovrebbe discutere anche di altre questioni di estrema rilevanza per l’amministrazione americana, dalla situazione di Gaza al nucleare iraniano fino al prezzo del petrolio. Ma non è da escludere che gli interessi economici privati di Trump siano il vero focus della sua missione nel Golfo. Di segnali ce ne sarebbero: oltre al lussuoso jumbo jet offerto in regalo dal Qatar del valore di 400 milioni, in patria si punta il dito contro le proprietà del tycoon nella regione del Golfo – tra cui un hotel a Dubai, un golf club e residenze alberghiere in fase di sviluppo in tutti e tre i Paesi che ha in programma di visitare, tutti affari in mano al figlio Eric. Per non parlare della World Liberty Financial, l’azienda di criptovalute della famiglia Trump, su cui un’importante azienda con sede ad Abu Dhabi avrebbe puntato ben 2 miliardi di dollari.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

Secondo il programma ufficiale, la giornata si concluderà con una cena di Stato insieme ai membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo, che riunisce Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Più remota la possibilità che a Riad Trump incontri il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, il presidente libanese Joseph Aoun e quello siriano Ahmed al-Sharaa.

Successivamente, la delegazione statunitense si sposterà a Doha e poi ad Abu Dhabi. In Qatar è stato annullato l’incontro previsto con Edan Alexander, l’ostaggio israelo-americano liberato ieri dai miliziani di Hamas: il giovane soldato, rapito il 7 ottobre, dovrà infatti trascorrere i primi giorni post-liberazione sotto osservazione medica in ospedale.

Resta infine l’incognita più rilevante dell’intero viaggio: una possibile tappa a Istanbul per un incontro diretto tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Un faccia a faccia, mediato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, su cui si concentrano le speranze di gran parte del globo, sebben Putin non abbia sciolto ancora le riserve sulla sua effettiva  presenza.

 

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