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Turchia al secondo tempo delle presidenziali: Erdogan è il favorito

Erdogan Turchia Ballottaggio

Il prossimo fine settimana, il secondo turno delle elezioni in Turchia può trasformarsi in un trionfo per Erdogan. Conversazione con Marco Ansaldo, inviato speciale per la politica internazionale, vaticanista e consigliere scientifico di Limes

Il prossimo fine settimana la Turchia deciderà del suo futuro. Nel ballottaggio delle presidenziali del 28 maggio gli elettori turchi decideranno se scegliere la conservazione di Recep Tayyip Erdogan o provare una nuova strada con Kemal Kilicdaroglu. Il primo turno si è concluso con il 49.5% per il leader uscente e il 45% per lo sfidante leader del Partito Popolare Repubblicano e capo dell’opposizione.

I SONDAGGI DANNO ERDOGAN IN VANTAGGIO

Gli ultimi sondaggi danno per scontata una riconferma di Erdogan. “Non si può sempre fare affidamento ai sondaggi. Per il primo turno hanno sbagliato tutti, tranne due agenzie di rilevamento, le uniche a prevedere esattamente il risultato che poi c’è stato due domeniche fa – dice a Policy Maker Marco Ansaldo, inviato speciale per la politica internazionale, vaticanista e consigliere scientifico di Limes -. In ogni caso quello che è accaduto 15 giorni fa ci dice che Erdogan sicuramente è favorito. E lo dicevano già alcuni osservatori prima del primo turno. È difficile immaginare Erdogan all’opposizione e io sono certo che se lui avesse perso le elezioni avrebbe cercato di fare di tutto per non perdere. Seguo le elezioni da molto tempo, sono a Istanbul e dal 2002 a oggi non l’ho mai visto perdere una sola volta; quindi, per vederlo perdere serve veramente una sorpresa. Per domenica prossima si prevede una vittoria forse ancora più larga di quella che c’è stata la domenica precedente”.

OGAN: L’AGO DELLA BILANCIA CHE POTREBBE RICONSEGNARE LA TURCHIA A ERDOGAN

Ago della bilancia potrebbe essere il terzo classificato, l’indipendente Sinan Oğan, che al primo turno ha raccolto il 5,17% dei consensi, costringendo i due candidati più forti a tornare alle urne. Lo 0,43% è andato al candidato del Partito della Patria Muharrem İnce: il suo nome è rimasto sulle schede nonostante il ritiro dalla corsa elettorale a due giorni dalle elezioni. Le speranze dell’opposizione di chiudere con l’era Erdogan hanno vacillato quando il leader ultranazionalista, nel corso di una conferenza stampa, ha chiesto ai suoi elettori di “appoggiare Erdoğan”. Una decisione che non ha sorpreso gli analisti poiché il Partito del Movimento Nazionalista (Mhp), da cui proviene Ogan, farà parte della nuova maggioranza di 323 deputati che in Parlamento sosterrà l’esecutivo a trazione Akp (Partito della Giustizia e dello Sviluppo) del presidente Erdoğan.

LE DIFFICOLTÀ DI UNA OPPOSIZIONE DISORGANIZZATA

La possibile vittoria di Erdogan è lo specchio delle acque agitate in cui naviga l’opposizione. “Questo è il vero punto perché più che una vittoria di Erdogan, e sicuramente lui ha molti meriti, i demeriti maggiori sono all’opposizione che si è proposta debole, divisa e senza un leader rappresentativo – continua Marco Ansaldo-. L’opposizione può anche avere molte ragioni sul da un punto di vista politico, morale, etico ma non le ha sapute tradurre in istanze credibili per ottenere il favore degli elettori. E questa è una grave mancanza. Perché Erdogan ormai ha il potere da vent’anni, prima come premier e poi come capo dello Stato. E se vogliamo ancora da prima, perché Erdogan era sindaco di Istanbul dal 1994”. Quindi un uomo solo al potere da trent’anni. “Ecco, non aver saputo contrastarlo in questo lungo periodo con una leadership credibile è sicuramente una grave mancanza – aggiunge l’inviato di Limes -. Immagino che si aprirà un processo interno all’opposizione che credo porterà a un leader nuovo, fresco, credibile, spendibile e che possa rappresentare un’alternativa forte per un ricambio al vertice”.

LA POSIZIONI DI OGAN SU CURDI E MIGRANTI

Ogan ha però messo le cose in chiaro in merito alla “concessioni” al partito filo-curdo. Una questione spinosa, che ha messo una pietra tombale sull’ipotesi di alleanza con Kilicdaroglu. Infatti l’ex Alleanza Ata ha attaccato la ‘Tavola dei Sei’ (il patto tra sei partiti di opposizione per esprimere un candidato comune) di sostenere il movimento politico-militare curdo del Pkk. Del resto, il secondo classificato nelle scorse settimane ha più volte provato ad avvicinarsi alla minoranza curda essendo risultato vincitore nelle città curde. Un altro tema che ha fatto propendere Ogan per il sostegno a Erdoğan è il tema dei rifugiati. L’Alleanza Ata che ha sostenuto Oğan aveva nel suo programma elettorale il rimpatrio degli oltre 4 milioni di migranti arrivati dalla Siria dopo lo scoppio della guerra civile del 2011, che si sono aggiunti ai già presenti afghani, iracheni e iraniani. Negli ultimi giorni anche lo sfidante Kilicdaroglu ha promesso rimpatri di massa per provare a strappare voti dell’Akp: una virata conservatrice che non è sembrata sufficiente ai nazionalisti di Ata.

LA POSIZIONE DI KEMAL KILICDAROGLU SUI RIFUGIATI

Tra l’altro anche Kemal Kilicdaroglu, il leader dell’opposizione, negli ultimi tempi si è avvicinato alle posizioni più conservatrici in materia di migranti e rifugiati. “Questo indurimento sulla questione dei migranti da parte del partito repubblicano dell’opposizione è molto grave, fa capire che l’opposizione va dietro a mode elettorali per captare qualche voto – continua Marco Ansaldo -. Se disperata va addirittura a coprire le stesse posizioni del governo. La situazione è molto grave, perché i profughi in Turchia sono almeno quattro milioni e mezzo, nessun paese al mondo ha questo questa cifra di stranieri che ospita, ovviamente con molte difficoltà e con gli aiuti che arrivano, come sappiamo, dall’Unione europea”.

LA TURCHIA E L’UE: UN AMORE CHE FATICA A SBOCCIARE

La Turchia ha aperto i negoziati per aderire all’Ue nel dicembre del 2004. Un percorso che ha vissuto di stop and go ma che dal 2019 non ha visto passi in avanti per via del deterioramento della democrazia e dello Stato di diritto nel Paese. “Siamo in una congiuntura molto importante, un momento storico, per lo sviluppo della democrazia, per lo stato di diritto, per capire se continuerà o meno l’aggressività nei confronti dei Paesi vicini dell’Ue come Grecia e Cipro – ha detto a Euronews Sergey Lagodinsky, un eurodeputato tedesco dei Verdi/Ale e presidente della delegazione parlamentare Ue-Turchia -. Si arriverà a un momento in cui le divisioni tra Turchia e Unione europea saranno irreversibili”. La posizione ambigua di Erdogan nei confronti della Russia, nell’ambito del conflitto russo – ucraino, ha deteriorato anche la posizione della Turchia rispetto alla Nato.

LE INCERTEZZE DELL’UE E L’AFFERMAZIONE DI ERDOGAN IN TURCHIA

L’affermazione di Erdogan avrà un ruolo anche rispetto al processo di avvicinamento tra l’Unione europea e la Turchia. “Erdogan è il fulcro di ogni decisione politica – spiega Marco Ansaldo -. La sua posizione all’inizio degli anni 2000 era completamente diversa, così com’era la posizione della Turchia, un paese che voleva fortemente entrare nell’UE e questo valeva anche per la popolazione, i sondaggi allora dicevano che almeno il 70% almeno era favorevole all’ingresso”. La Turchia ha ottenuto lo status di paese candidato nel dicembre 1999 e nel dicembre del 2004 il Consiglio europeo ha deciso che la Turchia soddisfaceva sufficientemente i criteri per l’avvio dei negoziati di adesione, quasi 20 anni fa. “Secondo me gli europei hanno avuto delle posizioni molto dure che noi oggi stiamo pagando perché la Turchia è diventata un protagonista del gioco mondiale, in più scacchieri e noi non l’abbiamo capito. L’Italia, con la Spagna, la Svezia, l’Inghilterra era assolutamente a favore dell’ingresso della Turchia, ma i grandi paesi tipo Francia e Germania, i piccoli paesi come il Benelux e l’Austria si sono dichiarati contro – aggiunge Marco Ansaldo -. La Turchia è un paese orgoglioso, che ha una derivazione imperiale. Naturalmente queste incertezze oggi ce le sta facendo pagare. E mentre la Turchia sta tornando ai fasti imperiali, anche per il gioco che sta facendo a livello internazionale e su più fronti noi paghiamo il fatto di non averla al nostro fianco, di averla rifiutata. Questo cambiamento è dovuto ad Erdogan, alle risposte e non risposte che ha avuto dall’Unione europea”.

LA CIRCOSCRIZIONE ESTERO

Hanno già iniziato a votare, presso le ambasciate turche o nei punti allestiti ai confini, i 3,4 milioni i turchi residenti all’estero, pari al 5%, del totale del corpo elettorale. Al primo turno le circoscrizioni estere, in particolare in Europa, hanno espresso una netta preferenza Kilicdaroglu. Fa eccezione la Germania, dove vivono 1,5 milioni di turchi, il gruppo di migranti più nutrito, si è registrata una netta affermazione di Erdogan con il 65% delle preferenze. Tuttavia, con molta difficoltà arriverà una sorpresa, capace di incidere davvero sul voto interno, dalle circoscrizioni estere. “C’è già stata una sorpresa al primo turno, si pensava che sarebbe stato unicamente contrario a Erdogan e invece c’è stato un grande appoggio da parte dell’estero – conclude l’inviato di Limes -. E quindi è difficile che la gente, soprattutto dopo il risultato del primo turno, cambi completamente, si spaventi e voti per l’opposizione. No, oggi la gente ha capito che l’opposizione è frammentata, ha debolezze e quindi credo che confermerà il voto all’esecutivo”.

LA COMPOSIZIONE DEL NUOVO PARLAMENTO DELLA TURCHIA

Il nuovo Parlamento turco accoglierà 18 partiti, molti dei quali di ispirazione nazionalista e conservatrice. Se dovesse vincere Erdogan potrà contare su 326 seggi dei 600 totali. L’AKP ha raggiunto il 35.6%, conquistando così 268 seggi nella Grande Assemblea Parlamentare, a seguire il CHP di Kemal Kılıçdaroğlu con 169 seggi e il 25.3% di preferenze,  il partito nazionalista MHP al 10% con 50 seggi, all’IYI Partisi (il Buon Partito) 43 seggi, 61 seggi del Partito della Sinistra Verde, vicino ai curdi dell’HDP, 5 seggi allo Yeniden Refah Partisi, infine, 4 seggi al TIP (Türkiye İşçi Partisi), il Partito dei Lavoratori di Turchia.

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