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Tutti gli uomini del Presidente Putin (che iniziano a sparire)

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Il cerchio magico di Putin si sta disfacendo? Tra defezioni, malattie sospette e improvvise sparizioni, il turn over è notevole e lo zar appare sempre più solo…

Il clima, al Cremlino, è sempre quello di terrore di quando quel palazzo era abitato dagli zar. Le sparizioni improvvise, invece, sono più tipiche dell’URSS. Resta il fatto che tra addii, rinunce, malattie e potenti boiardi di Stato che svaniscono nel nulla, pure il cerchio magico di Vladimir Putin accusa i primi colpi. Ben si spiega, allora, il terrore sul volto di Sergej Naryškin, Direttore del Servizio di intelligence internazionale russo (l’uomo, insomma, a cui l’Occidente guarda nella speranza di un golpe) quando, interrogato e poi incalzato dal presidente della Federazione russa prima che l’invasione dell’Ucraina avesse inizio, balbettò come uno scolaretto: la sopravvivenza, sul posto del lavoro e non solo, al Cremlino si guadagna giorno dopo giorno.

Le prime purghe e, al momento, le sole ufficializzate, risalgono tra il 10 e l’11 marzo quando Vladimir Putin ha fatto mettere agli arresti domiciliari il capo dello spionaggio estero dell’Fsb e il suo vice: Sergej Beseda e Anatolij Bolyukh. Subito dopo sono spariti il ministro della Difesa Sergei Shoigu e Valery Gerasimov, generale capo di stato maggiore delle Forze armate, entrambi contrari, pare, all’invasione dell’Ucraina.

putin cerchio magico
Sergei Shoigu

Entrambi, soprattutto, con i codici nucleari. Di Valery Gerasimov non si hanno notizie. Shoigu invece dopo tredici giorni di silenzio stampa è riapparso, pallido e affannato, proprio nell’ultimo fine settimana in un video pubblicato sui suoi social postato al solo fine di interrompere le voci che lo volevano morto o fuggito. dato che iniziavano a diffondersi anche in Russia, nonostante la cappa oscurantista mediatica imposta dal regime. Il Cremlino ha fatto trapelare che sarebbe stato colpito da infarto, anche se non ha mai ufficializzato la notizia. Starebbe male pure Igor Kostyukov, vice capo di Stato maggiore delle Forze armate.

Non si sa più nulla nemmeno del direttore del Servizio federale delle truppe della Guardia nazionale russa, Viktor Zolotov, la cui ultima uscita pubblica risale al 13 marzo, quando ammise, durante una funzione religiosa e in presenza del patriarca ortodosso di Mosca, che l’«operazione militare speciale» in Ucraina – così come viene chiamata dai russi – in effetti «non stava andando alla velocità prevista». Già licenziato il suo numero 2, Roman Gavrilov, accusato di appropriazione indebita di fondi della Guardia nazionale destinati ai combattenti in Ucraina. L’atto sarebbe stato firmato dallo stesso Zolotov.

Non tornerà più in Russia l’ex vicepremier nonché attuale inviato per il clima di Mosca, Anatoly Chubais, che si è dimesso  spiegando che la sua decisione è legata all’opposizione alla guerra di Putin in Ucraina. La notizia è stata data da Bloomberg. Nessuno sa esattamente dove si trovi: sembra sia riparato in Turchia. Nell’anniversario della morte dell’economista Yegor Gaidar, autore del libro «Morte di un impero», in cui metteva in guardia sulla nostalgia dell’epoca sovietica, su Facebook Chubais ammetteva che il collega «aveva capito i rischi strategici meglio di me e io mi sbagliavo». «Che se ne sia andato o meno è una questione personale», ha tagliato corto il portavoce del presidente, Dimitri Peskov.

Secondo i rumors, avrebbe più volte rassegnato le proprie dimissioni la presidente della Banca centrale della Federazione russa, Elvira Nabiullina, fresca di terzo mandato quinquennale. Nel suo tentato commiato dal ruolo istituzionale, pare abbia scritto: l’invasione «ha fatto precipitare l’economia in una fogna». Vladimir Putin le avrebbe però imposto di restare al suo posto, sostenendo che la situazione economica del Paese è troppo drammatica da consentire avvicendamenti al timone.

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