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Twitter, che faranno alcuni nostri lobbisti se davvero Musk li priverà dei BOT?

Musk Tesla

Twitter è stato definito da più parti “la piattaforma informativa più importante del mondo”: per questo è spesso al centro delle attenzioni degli strateghi della lobby, come cambierà però ora che arriva Musk?

Da quando Elon Musk ha annunciato di voler acquistare Twitter, abbiamo letto i commenti più inaspettati e le ricostruzioni più fantasiose. Lo stesso tycon americano, inventore di Tesla e pioniere dello spazio con SpaceX (che nei giorni scorsi ha portato in orbita l’italiana Samantha Cristoforetti) si è lasciato andare a tweet ironici e sarcastici che hanno fatto impazzire la rete: “Comprerò la Coca-Cola per rimetterci la cocaina”.

 

E’ fisiologico, addirittura sano che si discuta del fatto che l’uomo più ricco del pianeta decida di comprare il social network più utilizzato per discussioni “politiche”. Twitter già in passato ha dimostrato di essere in grado di influenzare decisioni importanti: basti pensare al ruolo che ha giocato nelle primavere arabe del 2010, (messa nera su bianco in Italia dal Cesi) nella elezione di Donald Trump o nel grottesco assalto al Campidoglio USA alla sua defenestrazione dalla Casa Bianca.

In casa nostra, nel nostro piccolo, abbiamo speso un pò di tempo a discutere della “Bestia” social di Salvini.

Ma c’è un altro dibattito che impazza tra gli addetti ai lavori e gli esperti di social media merketing: davvero Elon Musk “validerà”gli umani? Che tradotto in parole più semplice significa: davvero Musk spazzerà via l’esercito di BOT (account finti, governati da algoritmi) che quotidianamente gonfiano il numero di follower di certi profili, le reazioni a certi “cinguettii”, che rilanciano senza sosta questo o quel post o video, spesso dal contenuto politico?

 

E’ una discussione quanto mai attuale ed interessante, non tanto per la fattibilità tecnica della cosa, che è scontata, ma per le possibili conseguenze.

A più riprese diversi gruppi di hacker, per i diritti civili o contro le “fake news” hanno accusato Twitter di essere troppo tenera con i BOT, sopratutto quelli utilizzati per fare propaganda o proselitismo politico. Accusa che è tornata alla ribalta nel periodo pandemico, quando i profili “NoVax” hanno proliferato. Twitter ogni giorno individua e blocca migliaia di profili falsi, ma non ha davvero mai cercato di arginare il problema.

Ma chi utilizza i “BOT”? Ci sono alcune solide certezze su questo: i bot sui social sono una pedina nella cyberwar delle potenze internazionali, e sono uno strumento di propaganda spesso utilizzato da comunciatore e lobbisti.

Il social dei cinguettii è stata definita da più parti “la piattaforma informativa più importante del mondo”, per questo è spesso al centro delle attenzioni degli strateghi della lobby, che ne fanno un mezzo di autopromozione ma soprattutto uno strumento di promozione di tesi, notizie, posizioni strumentali alle esigenze dei loro clienti. Che in molti casi sono politici, che cercano di coltivare e far crescere il proprio consenso a colpi di Tweet.

Il ruolo dei bot è aumentare artatamente il numero di “retweet” ed in genere “reazioni” ai cinguettii, convincendo l’algoritmo dei social a considerare quel contenuto interessante, e quindi più facile da monetizzare, ed agli utenti in carne ed ossa che quel contenuto sia già in qualche modo “virale”, e quindi abbia con se il consenso di altre persone.

Per chi fa propaganda è sicuramente più semplice amplificare artatamente un messaggio con i bot che costruire una base di consenso che non si misuri in condivisioni o like, ma sulla qualità del contenuto e la sua capacità di circolare. Perché più economico ma soprattutto molto più veloce.

Donald Trump, bannato da Twitter dopo il disastroso assalto a Capitol Hill del 2021, annunciò al mondo che si sarebbe fatto un suo social network, nel quale con tutta probabilità avrebbero trovato rifugio i seguaci di teorie strampalate come Qannon. Che faranno alcuni nostri lobbisti, se davvero Musk li priverà dei BOT?

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