Oltreconfine, la rassegna stampa internazionale di Policy Maker
OLTRECONFINE: RUSSIA TESTA IL BUREVESTNIK, MISSILE NUCLEARE ILLIMITATO
La Russia ha annunciato il successo di un test cruciale per il missile da crociera Burevestnik a propulsione nucleare, un’arma che combina capacità nucleare e autonomia praticamente illimitata. Il presidente Putin ne ha dato notizia domenica, come scrive l’Associated Press, in un contesto di crescente tensione nucleare con l’Occidente. Nel volo del 21 ottobre, il missile – designato dalla Nato come SSC-X-9 Skyfall – ha percorso 14.000 km in circa 15 ore, interamente alimentato dal reattore nucleare integrato: “Non è il limite”, ha sottolineato il generale Valery Gerasimov, capo di stato maggiore delle forze armate russe, in un video diffuso dal Cremlino in cui riferiva direttamente al capo del Cremlino, che è apparso vestito in tenuta mimetica. Come riporta Reuters in una scheda tecnica del vettore, il Burevestnik, che in russo significa “procellaria”, è un missile lanciato da terra, progettato per volare a bassa quota – tra i 50 e i 100 metri – rendendolo difficile da rilevare dai radar di difesa aerea. La propulsione nucleare gli conferisce un raggio d’azione teoricamente illimitato, superando i limiti di carburante dei motori turbojet o turbofan tradizionali. Può “stazionare” in volo per ore o persino giorni, aggirare sistemi antimissile, seguire traiettorie imprevedibili e colpire obiettivi con precisione, portando una o più testate nucleari. Putin lo ha definito “unico al mondo” e invulnerabile a difese attuali e future; ne aveva rivelato l’esistenza nel discorso alla nazione del marzo 2018, promettendo un’arma capace di circumnavigare il globo senza essere intercettata. Tuttavia, esperti occidentali nutrono forti dubbi sulla sua affidabilità e utilità strategica. Essendo subsonico, sarebbe vulnerabile a intercettori moderni, e il reattore nucleare potrebbe disperdere radiazioni lungo il percorso, rappresentando un rischio ambientale. Un incidente nel 2019 al poligono di Nyonoksa, sul Mar Bianco, causò un’esplosione che uccise cinque ingegneri nucleari e due militari, con un breve picco di radioattività rilevato in zona: gli Stati Uniti attribuirono l’evento a un test del Burevestnik, sebbene Mosca non abbia mai confermato ufficialmente. Putin ha ordinato di valutare gli usi operativi del Burevestnik e di preparare l’infrastruttura per il suo dispiegamento nelle forze armate. Una delegazione russa in visita negli Usa ha informato le controparti del successo del test. Secondo Reuters, un sito di probabile schieramento è stato identificato a Vologda-20 (o Chebsara), 475 km a nord di Mosca, accanto a un deposito di testate nucleari. Per analisti russi come Alexei Leonkov, il Burevestnik non sostituirebbe gli ICBM, ma li completerebbe: dopo un primo attacco balistico che neutralizzerebbe le difese aeree nemiche, questi missili “trascinerebbero i Paesi aggressori nell’età della pietra”, distruggendo comandi, basi, industrie e infrastrutture energetiche residue.
TIMOR EST ENTRA NELL’ASEAN, DIVENENDONE L’UNDICESIMO MEMBRO
Timor Est è diventato l’undicesimo membro dell’ASEAN domenica a Kuala Lumpur, segnando la prima espansione del blocco dal 1999. “Oggi si fa la storia”, ha dichiarato il primo ministro Xanana Gusmao mentre la bandiera di Timor Leste veniva issata accanto alle altre dieci durante la cerimonia di apertura del summit annuale, come scrive l’Associated Press. Per il piccolo Paese di 1,4 milioni di abitanti, uno dei più poveri dell’Asia con un PIL di circa 2 miliardi di dollari, è “un sogno realizzato” e “una potente affermazione del nostro percorso segnato da resilienza, determinazione e speranza”, ha aggiunto Gusmao. Come riferisce Reuters, l’adesione arriva dopo 14 anni di attesa: Timor Est aveva presentato domanda nel 2011 e ottenuto lo status di osservatore nel 2022. Il presidente Jose Ramos-Horta, Nobel per la Pace 1996, aveva concepito l’idea di integrazione regionale già negli anni ’70 sotto il dominio portoghese, per garantire il futuro del Paese attraverso la cooperazione. Storicamente colonia portoghese per oltre quattro secoli, Timor Est dichiarò l’indipendenza nel 1975, ma fu invaso nove giorni dopo dall’Indonesia, che occupò il territorio per 24 anni con un bilancio di decine di migliaia di morti per conflitti, fame e malattie. Un referendum Onu nel 1999 portò all’indipendenza formale nel 2002. Oggi, guidato dagli eroi dell’indipendenza Gusmao e Ramos-Horta, il Paese affronta disoccupazione, malnutrizione e povertà: il 42% della popolazione vive sotto la soglia nazionale, e quasi due terzi dei cittadini hanno meno di 30 anni. L’ingresso nell’ASEAN, con i suoi 680 milioni di abitanti e un’economia da 3,8 trilioni di dollari, offre a Timor Est accesso a accordi di libero scambio, opportunità di investimento e un mercato regionale più ampio. Il premier malese Anwar Ibrahim, presidente di turno, ha parlato di “completamento della famiglia ASEAN” e di “destino condiviso”. Analisti come Angeline Tan dell’Institute of Strategic & International Studies vedono nell’espansione un impegno per regionalismo e apertura in tempi di protezionismo. Tuttavia, Joanne Lin dell’ISEAS–Yusof Ishak Institute avverte: le capacità amministrative di Timor Est sono inferiori alla media ASEAN, richiedendo supporto tecnico e finanziario continuo. In cambio, il Paese porterà nuova energia su temi come empowerment giovanile, governance democratica e diplomazia dei piccoli Stati. Ramos-Horta ha promesso contributi su meccanismi di risoluzione dei conflitti, inclusi quelli nel Mar Cinese Meridionale, enfatizzando il dialogo. L’adesione non sarà trasformativa economicamente, ma rappresenta una vittoria simbolica per la giovane nazione, che punta a diversificare oltre il petrolio e gas in esaurimento.
TURCHIA ACCELERA SUI TYPHOON USATI
La Turchia sta negoziando con Qatar e Oman l’acquisto di Eurofighter Typhoon di seconda mano per rafforzare immediatamente la propria forza aerea, in attesa che il jet nazionale di quinta generazione KAAN diventi operativo. Lo ha rivelato il presidente Erdogan al rientro da un tour di tre giorni nel Golfo (Kuwait, Qatar, Oman), come scrive l’Associated Press: “Abbiamo discusso i negoziati in corso con le parti qatariota e omanita per l’acquisto di aerei da guerra Eurofighter. Le trattative su questa questione tecnica dettagliata procedono positivamente”, ha dichiarato giovedì durante il volo di ritorno. Ankara mira a un flotta transitoria di 120 caccia: 40 Typhoon, 40 F-16 e 40 F-35, fino all’entrata in servizio del KAAN, prevista non prima del 2028. Come riporta Reuters, per i Typhoon è imminente un accordo con il consorzio europeo: 12 velivoli usati da Qatar e Oman consegnati rapidamente, più 28 nuovi in fasi successive, una volta finalizzato il contratto definitivo. Un’intesa preliminare era stata firmata a luglio con Londra per un ordine multimiliardario fino a 40 apparecchi. Berlino sostiene l’operazione: il viceministro degli Esteri Johann Wadephul, in visita ad Ankara la settimana scorsa, ha confermato che un accordo potrebbe arrivare entro l’anno. Il pressing turco nasce da vulnerabilità strategiche emerse negli ultimi mesi. Gli strike israeliani su Iran, Siria, Libano e persino Qatar – dove Ankara ha una base militare – hanno evidenziato il divario con le capacità aeree di Tel Aviv, dotata di centinaia di F-15, F-16 e F-35. Anche l’arrivo imminente di F-35 in Grecia, rivale storica nel Mar Egeo, ha accelerato i piani. Esclusa dal programma F-35 nel 2019 quale punizione per l’acquisto degli S-400 russi, la Turchia cerca con Washington un’esenzione dalle sanzioni CAATSA. Erdogan ne ha parlato invano con Trump alla Casa Bianca il mese scorso, ma punta sui buoni rapporti personali e sul ruolo di mediazione di Ankara nel cessate il fuoco a Gaza, dove ha convinto Hamas a firmare l’accordo proposto dal capo della Casa Bianca. Fonti indicano che la Turchia valuta di proporre una deroga presidenziale temporanea, in cambio di progressi sulla questione S-400. Intanto, frustrato da embarghi passati, il Paese investe sul KAAN e sullo “Steel Dome” domestico per la difesa aerea.

