Vaticano-Cina, nella prefazione a “La cavalcata del Vangelo in Cina. Sulle orme di P. Matteo Ricci” di Antonio Sergianni, il segretario di Stato Vaticano Parolin torna sul lungo dialogo tra Roma e Pechino
La Chiesa prosegue nel suo percorso di riavvicinamento alla Cina. La recente uscita de cavalcata del Vangelo in Cina. Sulle orme di P. Matteo Ricci è l’occasione per il cardinale e Segretario di Stato Pietro Parolin, che ne cura la prefazione, per riprendere il filo del discorso sulle relazioni Vaticano-Cina, in un momento in cui gran parte della comunità internazionale guarda a Pechino con rinnovato interesse, nella speranza che il Dragone possa farsi garante di un nuovo processo di coesione globale.
Il nuovo libro di padre Antonio Sergianni, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) e pubblicato da Edizioni La Conchiglia di Santiago, ripercorre le tappe principali dell’incontro tra la fede cristiana e la cultura cinese, dalle prime missioni della Chiesa d’Oriente fino ai giorni nostri: un viaggio importante per riscoprire le radici comuni e porre le basi per una maggiore collaborazione.
I RAPPORTI VATICANO-CINA
Il Vaticano è impegnato da anni nel tentativo di ricostruire un dialogo stabile con la Cina, dopo la rottura delle relazioni diplomatiche avvenuta oltre settant’anni fa, in seguito all’ascesa al potere del regime comunista. Tra gli obiettivi principali vi è quello di favorire l’unità tra i circa 12 milioni di cattolici cinesi, storicamente divisi tra una Chiesa ufficiale, riconosciuta dallo Stato, e una Chiesa “sotterranea”, rimasta fedele alla Santa Sede.
LA CAVALCATA DEL VANGELO IN CINA
Il processo di riassetto dei legami tra tra Occidente e Oriente passa anche dal riconoscimento di una storia condivisa, che ha nell’evangelizzazione della Cina uno dei suoi passaggi storici fondamentali. Il volume di Sergianni muove proprio da queste basi per proporre una riflessione sul percorso storico e spirituale della presenza cristiana in Cina, a partire dall’esperienza personale dell’autore.
Padre Sergianni, 84 anni, ha trascorso oltre vent’anni a Taiwan e ha visitato ripetutamente la Cina continentale. Successivamente, ha lavorato nella Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, seguendo da vicino le dinamiche della Chiesa cattolica cinese. L’autore osserva questo cammino attraverso una prospettiva di fede, ma con attenzione anche agli aspetti storici e culturali che hanno segnato il rapporto tra la Cina e il Cristianesimo.
La cavalcata del Vangelo in Cina si presenta quindi come un contributo utile per chi desidera approfondire la storia del Cristianesimo in Cina, sia dal punto di vista storico che pastorale, attraverso il racconto di un testimone diretto che ha vissuto sul campo molte delle vicende narrate.
MONS. PAROLIN: “PIENAMENTE CATTOLICI, PIENAMENTE CINESI”
Nella prefazione, il cardinale Parolin sottolinea come padre Sergianni riesca a leggere la realtà cinese e le vicende della Chiesa locale con uno sguardo attento e partecipe, non privo di senso critico ma guidato da un intento costruttivo. Il libro, infatti, mette in evidenza sia le difficoltà attraversate dalla comunità cattolica cinese – specialmente durante i periodi di maggiore repressione – sia i segni di continuità e di vitalità presenti ancora oggi.
Parolin spende parole di grande ammirazione per la parabola del maggiore popolo orientale nel cammino dell’uomo: “Una grandezza vertiginosa, una sorta di mistero della Storia, con la sua continuità ultramillenaria che sembra attraversare e scavalcare le cesure tra le epoche storiche”. Uno strabiliante percorso che ha incontrato “un mistero di altra natura: il Mistero che è entrato nel mondo con la nascita di Cristo, e ha dato inizio a un popolo che cammina nella Storia, fino alla fine del tempo”.
In un’epoca in cui le relazioni tra l’Occidente e la Cina sono spesso lette con sospetto o ostilità, La cavalcata del Vangelo in Cina propone dunque un altro approccio: quello dell’incontro, della comprensione, della testimonianza. Aggiunge Parolin: “Una realtà che ha ereditato dalla tradizione confuciana la convinzione della propria missione universale, della centralità e della forza attrattiva della propria civiltà, e ora si affaccia con un nuovo protagonismo sulla scena del mondo, suscitando reazioni diverse, che vanno dalla ammirazione all’inquietudine, dalla ostilità alla simpatia”. Occorre dunque non trascurare quei “fattori non considerati dalle letture economiciste che di solito non fanno i conti con le attese di grandezza e di bene che vibrano in maniera misteriosa nelle storie e nelle vite dei popoli. Dinamismi e fattori che oggi appaiono ancor più occultati e rimossi dal flusso globale mediatico-comunicativo in cui siamo tutti immersi”.
Parolin s’incarica dunque, di mostrare lo sguardo alla Cina appropriato per un cristiano (improntato “alla luce della Parola di Dio”), elogiando la capacità del libro di descrivere “la sollecitudine dei Papi e della Sede Apostolica per le vicende della Chiesa che è in Cina” e di riconoscere lo status dei fedeli d’Oriente nella loro doppia dimensione: “pienamente cattolici e pienamente cinesi”.
IL METODO COSTANTINI
Di recente, il cardinale Parolin aveva riferito della volontà di Papa Francesco recarsi in Cina in visita. L’occasione era stata il convegno all’Urbaniana sul card. Celso Costantini, il primo delegato apostolico in Cina che pose le fondamenta di un dialogo che, a distanza di decenni, ha trovato un esito concreto nella firma dell’Accordo tra la Santa Sede e la Cina sulle nomine dei vescovi. L’intesa, siglata per la prima volta nel 2018, è stata successivamente rinnovata nel 2020 e nel 2022 e dovrebbe essere rinnovata a fine anno.
In quell’occasione il Cardinale Segretario di Stato ha affermato che la linea seguita oggi da Papa Francesco nei rapporti con la Cina si ispira al cosiddetto «metodo Costantini», già sperimentato in passato nei contatti con il più grande Stato asiatico. Questo approccio ha trovato un primo riconoscimento nella Lettera ai cattolici cinesi scritta da Benedetto XVI nel 2007, ed è stato messo in pratica con l’Accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Cina, firmato a Pechino nel 2018, riguardante il delicato tema delle nomine episcopali.