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Verso le elezioni europee di giugno, dopo i temporali regionali
L’ultima versione del sondaggio Supermedia Agi/You Trend in vista delle elezioni ha ridato speranza a Giuseppe Conte e a Matteo Salvini
Visto il sistema elettorale proporzionale col quale si dovrà votare – che dovrebbe far giudicare i partiti per quelli che sono nell’intimo, ciascuno per conto suo, o non per gli effetti delle compagnie o alleanze in cui s’infilano, a volte uscendo ed entrando nello spazio di una sola giornata – il voto europeo del 9 giugno potrà essere o rivelarsi un temporale. O, meglio ancora, un bel passaggio di maestrale che libererà il cielo dalle nuvole e restituirà i colori genuini alle cose appannate durante e con lo scirocco. Che sembra invece calato sul quadro politico con le regionali prima della Sardegna, poi d’Abruzzo, il mese prossimo di Basilicata.
I SONDAGGI SULLE ELEZIONI NAZIONALI
Un anticipo della maestralata di giugno viene ogni tanto dai sondaggi nazionali, che si svolgono al telefono e simili con la logica del proporzionale, appunto, ciascun partito venendo alla fine giudicato più per quel che è che per quel che appare insieme con altri.
L’ultima versione del Supermedia Agi/You Trend – che è una media appunto dei sondaggi di diversa conduzione o matrice, alcuni dei quali precedenti, ma altri anche successivi alle regionali abruzzesi del 10 marzo – ha ridato speranza di vita a Giuseppe Conte e a Matteo Salvini, che sembravano entrati in terapia intensiva. E ha guastato la festa ad Antonio Tajani e a quanti ne hanno salutato il sorpasso eseguito sulla Lega in terra d’Abruzzo come una specie di resurrezione dopo la tumulazione con le ceneri di Silvio Berlusconi.
LE PREVISIONI SUI DIVERSI PARTITI
Il Movimento 5 Stelle dalla metà o dal terzo del Pd registrato, rispettivamente, in Sardegna e in Abruzzo, è tornato a soli 4 punti percentuali dal Pd, valutato a livello internazionale attorno al 20 per cento. Giuseppe Conte dispone virtualmente ancora di un 16 per cento che, pur essendo la metà dell’oltre 30 per cento delle elezioni politiche del 2018, è sempre un bel gruzzoletto, magari da opporre alle ironie di Romano Prodi, Che da qualche giorno ha preso a sfruculiare il suo successore a Palazzo Chigi quasi come gli avversari sfruculiavano lui negli anni dell’Ulivo o dell’Unione chiamandolo Mortadella, o mangiandone in aula al Senato per festeggiarne la caduta.
La Lega di Salvini, che alcuni hanno già cominciato a pesare togliendole il nome dello stesso Salvini per vedere se e di quanto potrebbe così risalire o scendere ancora, si è guadagnata nel Supermedia il suo 8,2 per cento. Che non sarà molto ma pur sempre maggiore di mezzo punto al 7.7 della Forza Italia del compianto Cavaliere. E i fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, dal canto loro, si sono dovuti accontentare di un 27,5 per cento che non è il 30 immaginato, propostosi e quant’altro dalla premier e dal suo cerchio più o meno magico gassato dalla forte esposizione internazionale della presidente del Consiglio e, di turno del G7. Vedremo a giugno come finirà questa giostra sulla quale sono stati e sono forse in troppi a salire in questi mesi, settimane e giorni perdendo la testa.