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Vertice pugliese Meloni-Salvini. Cosa si sono detti?

Meloni

Meloni e Salvini si incontrano in una masseria della Puglia per un vertice fiume, Tajani grande assente. Di cosa hanno parlato? I Graffi di Damato

A dispetto della “blindatura” attribuita da Repubblica alle vacanze pugliesi della premier, al netto di quelle sottratte per andare in Albania con quello che Marco Travaglio ha chiamato il “PagoGiorgiamat”, usato anche per saldare a un ristorante il conto di quattro italiani miserabilmente scappati, si è avuta regolare notizia delle quattro ore di un incontro fra la Meloni e il suo vice presidente del Consiglio Matteo Salvini. Rigorosamente assente naturalmente l’altro vice presidente e leader forzista Antonio Tajani, che continua a dolersi a distanza del blitz fiscale voluto personalmente e vantato dalla Meloni contro le banche che hanno troppo guadagnato dall’aumento dei tassi d’interesse. Quelli passivi naturalmente, perché di interessi attivi i titolari dei conti hanno continuato a non vedere neppure l’ombra.

MELONI, FORZA ITALIA O FORSE ITALIA?

Quattro ore sono tante, anche se comprensive di un pranzo rivelato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, e successivo peraltro ad una cena recente a Bolgheri tra amici e familiari stretti della premier, a conferma di un rapporto speciale, diciamo pure privilegiato, fra i due alleati di governo, nonostante i retroscena quasi quotidiani sui loro conflitti. Che si svolgerebbero anche attorno alle spoglie forse un po’ troppo prematuramente intraviste della Forza Italia già declassata da Renzi -l’altro Matteo della politica italiana- a Forse Italia per la scomparsa di Silvio Berlusconi e la leadership di Antonio Tajani considerata troppo debole, in attesa di conferma al congresso convocato per fine febbraio.

Anche con Salvini la Meloni si sarà forse scusata, o quanto meno giustificata, per essersi attribuita il merito dell’intervento sulle banche. Che ha un po’ spiazzato pure il leader leghista -per quanto d’accordo, diversamente da Tajani- per avere cercato di metterci la faccia lui, rimasto sulla scena del post-Consiglio dei Ministri dopo la sostanziale fuga del collega di partito e superministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Che aveva da poco escluso almeno l’imminenza di una misura del genere. In un altro momento, o in un’altra edizione di questa nostra Repubblica ormai a più stadi, un pasticcio del genere avrebbe provocato una crisi di governo, ha osservato qualche giorno fa il forzista vice presidente del Senato Maurizio Gasparri.

IL CASO VANNACCI

Chissà se nel loro incontro conviviale la Meloni e Salvini hanno voluto trovare il tempo -che pure avevano- ma soprattutto la voglia di parlare anche del caso Vannacci: il generale ex comandante della Folgore e destituito dal vertice dell’Istituto Geografico Militare di Firenze per avere scritto e autopubblicato un libro generalmente tacciato come omofobo. Domani, il giornale di Carlo De Benedetti, ha appena scoperto e denunciato che “sono Salvini e Meloni i cattivi maestri” del generale. Che ora si sta godendo sotto i baffi che non ha, oltre ai proventi del libro a ruba proprio per le proteste generate, lo spettacolo di una destra divisa dopo l’intervento censorio del pur suo ministro della Difesa.

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