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Come e perché von der Leyen punta a destra per la riconferma in Ue

von der leyen

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dato il suo segnale più chiaro: l’analisi di Politico e gli scenari verso il voto di giugno a Bruxelles

Se una vecchia canzone recitava che si può fare di più, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen sembra voler giocare tutte le carte pur di restare un altro quinquennio a Palazzo Berlaymont. E, allora, perché non ammiccare alla destra più a destra?

LA VIRATA A DESTRA DI URSULA VON DER LEYEN

Quella della virata a destra di UvdL era una prospettiva nota da tempo. Basti guardare ai numerosi dietrofront sui dossier del Green Deal, dal nucleare inizialmente osteggiato passando per le concessioni agli agricoltori dopo le proteste sui trattori a Bruxelles (e non solo) fino ai dibattiti sulle auto a combustione, i pesticidi, le caldaie o la direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici (Case Green).

Oggi, la conferma dal dibattito tenuto a Maastricht da Politico e Studio Europa Maastricht. La presidente “ha indicato che sarebbe stata aperta a un accordo con il gruppo dei conservatori e dei riformatori europei (ECR)”. Il piano Meloni, in sintesi.

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E le deduzioni che trae oggi il sito di news Politico sono palesi. “Un legame tra l’ECR e il Partito popolare europeo di von der Leyen potrebbe significare un significativo spostamento verso destra per il processo decisionale dell’UE – su argomenti che vanno dalla migrazione alla legislazione sul clima, ai diritti delle donne e alla difesa”.

Questo spostamento a destra, a dire il vero, non includerebbe il gruppo di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen, Identità e Democrazia.

GLI SCENARI

Chiarito tutto ciò, quali scenari? Alla vigilia del dibattito di Maastricht, l’Ispi pubblicava sui suoi canali social questo utile riepilogo parlamentare brussellese.

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Quanto agli scenari, allora, è probabile che il peso dei Socialisti resti considerevole, sebbene inferiore al Ppe. “I valori e i diritti non possono essere divisi secondo alcuni accordi politici”, ha detto Nicolas Schmit, il principale candidato dei socialisti. “O puoi affrontare l’estrema destra perché ne hai bisogno, o dici chiaramente che non c’è un accordo possibile perché non rispettano i diritti fondamentali per cui la nostra Commissione ha combattuto”. E ancora: “Non saremo in grado di votare per un programma che è stato negoziato con l’Ecr”.

Come ricorda Politico, secondo il sistema dell’Ue, la nuova Commissione europea nominata dai leader dell’UE dopo le elezioni richiederà il sostegno di una maggioranza dei 720 deputati eletti al Parlamento per assumere l’incarico. L’ultima volta, nel 2019, von der Leyen ha superato la soglia solo di nove voti.

FUNZIONERA’ LA CAMPAGNA DI VON DER LEYEN?

Tornando a bomba, anzi, a Ursula, resta lo scetticismo sulla riuscita di questo tentativo di spostare l’asse a destra.

Come ricordano stamani nel Mattinale Europeo i corrispondenti da Bruxelles David Carretta e Christian Spillmann, il capo fila dei Verdi Bas Eickhout ha chiesto [sempre a Maastricht] a von der Leyen di chiarire se è pronta a lavorare con partiti come gli spagnoli di Vox, i francesi di Reconquete! e i polacchi del PiS. “Dipende dalla composizione del Parlamento”, ha risposto von der Leyen. La quale “ha anche avuto difficoltà a difendere il bilancio del suo primo mandato sul Green deal, dopo che la Commissione ha annacquato diverse misure a favore di clima e ambiente”.

Secondo Politico, Eickhout è stato il più efficace degli Spitzenkandidat, con il 45 per cento dei voti contro il 27 per cento di von der Leyen.  Che se vorrà davvero cimentarsi in questa nuova alleanza a destra dovrà respingere ogni accusa o dubbio sulle problematiche che abitano in quell’area politica. Dalla vicinanza alla Russia, sopratutto.

Il prossimo dibattito tra i candidati alla Commissione è previsto per il 23 maggio ed è organizzato al Parlamento europeo dalla European Broadcasting Union. Parteciperanno Ursula von der Leyen per il Ppe, Nicolas Schmit per il Pse, Sandro Gozi per Renew, Terry Reintke per i Verdi e Walter Baier per la Sinistra. Orario: 15-16.45. “Non da prime time”, fanno notare legittimamente Carretta e Spillmann, anticipando già in base a quanto detto dal portavoce dell’Europarlamento Jaume Duch che il voto del Parlamento sul presidente della Commissione si terrà più probabilmente a settembre.

Ma oltre al bis di Ursula, in queste settimane è tornato forte il nome di Mario Draghi. Una carta non politica ma di assoluto livello sulla quale sta puntando Emmanuel Macron. Anche per Matteo Renzi, che con Italia Viva è membro di Renew insieme al partito del presidente francese, è d’accordo. Draghi può avere chance, ha detto al Messaggero qualche giorno fa. “Ma molto dipende da quanti saranno i parlamentari di Renew Europe a lanciare questa proposta. Noi ci siamo. Più forza abbiamo, più sarà credibile la candidatura Draghi”. Niente von der Leyen per il prossimo quinquennio, secondo il senatore. “L’ho vista all’opera. Ha fallito sul green deal facendo pagare alle aziende europee un costo troppo alto in nome dell’ideologia. Non è credibile sulla geopolitica, siamo assenti da tutti i tavoli. E sulla riforma istituzionale la sua presidenza è stata insignificante”.

 

– Leggi anche: Quanto vale e quanto potrebbe arrivare a costare la Difesa europea?

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