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Perché il mondo festeggia la radio (e perché proprio oggi)

World Radio Day Giornata Mondiale

Istituita nel 2012, la Giornata mondiale della radio festeggia il mezzo di comunicazione più vintage in circolazione ricordando l’anniversario della prima trasmissione Onu del 13 febbraio 1946

La radio compie gli anni. O meglio, il mondo celebra la radio come mezzo di comunicazione. Oggi è il World Radio Day, giunto alla sua dodicesima edizione.

Inventato da Guglielmo Marconi nel 1896, viene festeggiato oggi in occasione della giornata istituita dalle Nazioni Unite nel 2012 per ricordare la prima trasmissione ONU del 1946. Era, appunto, il 13 febbraio.

L’UNESCO CELEBRA LA RADIO

“Qui, sono le Nazioni Unite che parlano ai popoli di tutto il mondo”, si ascoltava 77 anni fa sulle frequenze Onu. Che ogni anno, dal 2012, ricorda quel giorno e celebra la radio a livello mondiale. Come? Sensibilizzando società, governi, media al prosieguo nell’uso di questo mezzo di comunicazione.

Di più, l’UNESCO dà alle stazioni radio materiale senza copyright e idee da integrare. Ogni anno, il Comitato del World Radio Day propone tematiche da affrontare nei palinsesti.

Il tema della 12a edizione della Giornata Mondiale della Radio è “Radio e Pace“. Nel messaggio, l’Unesco spiega che “la guerra, come anonimo di pace, significa un conflitto armato tra paesi o gruppi all’interno di un paese, ma può anche tradursi in un conflitto di narrazioni mediatiche. La narrazione può aumentare le tensioni o mantenere le condizioni per la pace in un dato contesto – per esempio pesare sullo svolgimento ruvido o regolare delle elezioni, il rifiuto o l’integrazione dei rimpatriati, l’aumento o la temperazione del fervore nazionalista, ecc. Nel riferire e informare il pubblico in generale, le stazioni radio modellano l’opinione pubblica e inquadrano una narrazione che può influenzare le situazioni nazionali e internazionali e i processi decisionali”.

E – continua l’Unesco – “la radio può effettivamente alimentare il conflitto, ma in realtà, la radio professionale modera i conflitti e/o le tensioni, impedendone l’escalation o portando a colloqui di riconciliazione e ricostruzione. In contesti di tensione lontana o immediata, i programmi pertinenti e le notizie indipendenti forniscono le basi per una democrazia sostenibile e un buon governo raccogliendo prove su ciò che sta accadendo, informando i cittadini in termini imparziali e basati sui fatti, spiegando ciò che è in gioco e mediando il dialogo tra i diversi gruppi della società”.

PILLOLE DI STORIA

“Il primo servizio radiofonico risale al 23 febbraio 1920 e la prima radiocronaca sportiva all’11 aprile 1921”, ricorda su Vanity Fair Lidia Pregnolato.

La quale, ripercorrendo alcune tappe storiche scrive che “le radio che iniziarono a popolare le case degli americani e degli europei negli anni ’20 e ’30, erano delle cassette in legno, spesso dall’estetica raffinata, con alcune manopole di comando esterne, valvole montate all’esterno, antenna esterna a telaio e altoparlante a tromba come quello dei grammofoni”. Oggettistica vintage, da collezione e da arredamento, oggi. Poi, “negli anni ’40 iniziarono a essere prodotti apparecchi di fattura più industriale e radioricevitori più piccoli da tenere in cucina o sui comodini. Le prime materie plastiche come la bachelite vennero usate come materiale sostitutivo del legno”.

Fino al 1947, quando nacque il transistor. che mise fine alle radio a valvola. Sette anni dopo, la statunitense Regency ne produsse il primo modello.

I DATI DI OGGI SULLA RADIO IN ITALIA

Secondo l’ultimo rapporto Censis, il 79,9% degli italiani ascolta la radio. I dati della rilevazione “I media della crisi” del 2022 dice anche che l’ascolto è diminuito tra le mura domestiche al 48%, si attesta al 69% in auto, è stabile da pc (20,4%), mentre è sempre più frequente l’utilizzo di app su smartphone. In un anno, questo dato è lievitato del 5,4% al 29,2%.

Dall’indagine 2022 di Radio TER, invece, emerge come in un giorno medio siano quasi 34mila gli italiani che ascoltano la radio.

L’EVENTO A MILANO PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA RADIO

Oggi, dalle 10 alle 18, Radiospeaker.it, la più grande radio community d’Italia, organizza la giornata di celebrazione della radio. L’evento milanese si svolge presso la Talent Garden Isola.

IL RICORDO DI RUGGERO PO

“Ricordo ancora la mia prima volta. Avevo diciassette anni. E sento ancora nelle narici il profumo meraviglioso dello studio 04 di Radio Capodistria. Era il 4 gennaio del 1969”, ha commentato Ruggero Po, storica voce Rai e attuale curatore di un podcast su Start Magazine .

UMBERTO BROCCOLI: LA RADIO E’ VOCE, IL TEATRO DELLA MENTE

Intervenendo al Gr Lazio, l’autore e conduttore Rai Umberto Broccoli ha detto che “la radio nel 2024 compirà 100 anni, è stata fondata il 6 ottobre del 1924, allora si chiamava Uri, unione radio italiane. La radio ha raccontato l’italia e il mondo; ho consultato l’archivio storico della Radio e ci sono tutte le voci più importanti, da quella di Marconi, ai Papi, ai capi di Stato e di Governo. Pensiamo all’annuncio di Badoglio per l’armistizio e quello della Repubblica, che hanno segnato uno spartiacque nella nostra storia”.

Per Broccoli, “la radio è voce, amo poco, per questo, l’esposizione con le telecamere della radio. Per me la radio è il teatro della mente”, ha aggiunto. “La radio è il mezzo più semplice da ascoltare, ma è quello più difficile da realizzare, se ci fermiamo infatti 5 minuti, la gente da casa pensa che sia caduta la linea. La radio non è cambiata molto, se non per il fatto che ci sono anche le telecamere, ma per me questo è un limite”.
Secondo l’autore, “il punto più alto è far vedere quello che accade in radio, per esempio chi deve raccontare in radio la guerra, la gente da casa vede. I giovani vivono con la radiofonia, da sempre, per esempio negli anni 60, quando nacquero i Beatles e i Rolling Stones”.

– Leggi anche: Governi, società e aziende: perché incombe la sfida del digitale (e della sicurezza online)

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