Zohran Mamdani è il nuovo sindaco di New York: si tratta della prima batosta dal ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump e di un terremoto anche per il Partito Democratico, che, pur vincendo contestualmente in Virginia e New Jersey dove si votava per il governatorato, vede scipparsi l’elettorato della Grande Mela da un eroe del popolo con posizioni radicali e un programma chiaro che mira alla redistribuzione della ricchezza
Fino a gennaio era considerato poco più che una comparsa. Ma la sua popolarità è montata come una valanga, come se rispondesse a logiche di proporzionalità inversa rispetto alle intemerate del presidente Usa. Tanto che, nelle ultime settimane, i candidati a sindaco della città di New York si sono concentrati più sull’arginare lui che sul promuovere i propri programmi.
Oggi Zohran Mamdani, primo sindaco musulmano e il secondo più giovane nella storia di New York, si è preso la Grande Mela e l’attenzione di tutto il mondo. E intima a Donald Trump di alzare il volume.
LA VALANGA MAMDANI SU NY
Il risultato elettorale è netto e inequivocabile. Mamdani era già sindaco a mezz’ora dalla chiusura dei seggi, in una chiamata alle urne che ha mobilitato una massa enorme di persone, con un’affluenza che non si vedeva dalla fine degli anni Sessanta. I suoi consensi viaggiano oltre il 50%, con un vantaggio di almeno nove punti sul candidato appoggiato da Trump, Andrew Cuomo e con Curtis Sliwa fermo al 7%. Decisivo l’apporto della cosiddetta Generazione Z che ha saputo mobilitare attraverso una campagna porta a porta, coinvolgendo le comunità degli immigrati falcidiate dalle politiche di Trump e gli ultimi schiacciati dal crescente costo della vita.
CHI È ZOHRAN MAMDANI
Nato in Uganda nel 1991 da Mahmood Mamdani, celebre politologo, e Mira Nair, regista di Matrimonio indiano, Zohran Kwane Mamdani si è trasferito negli Stati Uniti a sette anni. Dopo la laurea in African Studies al Bowdoin College, ha lavorato sul fronte della lotta ai pignoramenti, a tutela delle famiglie a basso reddito.
Mamdani ha vissuto anche una breve parentesi da rapper con lo pseudonimo di Young Cardamom, un’esperienza che ha contribuito ad affinare le sue capacità di mescolare impegno sociale e linguaggio popolare. Ottiene la cittadinanza nel 2018 e nel 2020 si candida alle elezioni per l’Assemblea dello Stato di New York.
Da gennaio 2021 è rappresentante del 36° distretto, che copre buona parte di Astoria e Long Island City, nel Queens. È in questa veste che si costruisce una reputazione sulle politiche sociali che saranno al centro della sua proposta per le primarie della città, dopo la candidatura ufficiale annunciata tramite un video su X a ottobre 2024.
LE PROPOSTE DI MAMDANI
Mamdani si definisce un democratico socialista e musulmano (e come ha detto nella sua prima uscita da sindaco, si rifiuta di scusarsi per questo). Sebbene si dichiari avverso al mondo della finanza di Wall Street, non trae la sua forza da principi ideologici, quanto piuttosto da una visione chiara, pragmatica e radicale delle politiche cittadine, basata sul costo della vita. “Questa è una città in cui un abitante su quattro vive in povertà, una città in cui 500.000 bambini vanno a dormire affamati ogni notte” , ha dichiarato recentemente alla BBC.
Le sue proposte includono il congelamento degli affitti per quattro anni, un salario minimo a 30 dollari l’ora entro il 2030, trasporto pubblico gratuito, asili nido pubblici e supermercati municipali a prezzi calmierati. Per finanziare queste misure, propone nuove imposte su redditi alti e corporation, inclusa una tassa del 2% sui patrimoni sopra il milione di dollari annui, una mossa che generebbe circa 4 miliardi di dollari di gettito fiscale per le casse della città.
LA COMUNICAZIONE SOCIAL E GLI ENDORSEMENT ILLUSTRI
Abile sui social – da TikTok a Instagram – Mamdani ha saputo trasformare ogni apparizione in un’occasione per mobilitare elettori. Ha condiviso dirette con Alexandria Ocasio-Cortez (che lo ha sostenuto apertamente, insieme con l’altra figura di riferimento dei democratici progressisti, Bernie Sanders), collaborato con artisti e influencer, e costruito una narrazione di trasparenza e partecipazione, beneficiando da ultimo anche dell’endorsement dell’ex presidente Barack Obama.
Ma è stata soprattutto la mobilitazione volontaria a impressionare, attraverso messaggi diretti prima del voto, una rete capillare di attivisti e micro-donazioni che hanno tenuto in piedi la sua campagna pur senza l’appoggio dei grandi sponsor finanziari.
UN TERREMOTO PER IL PARTITO DEMOCRATICO
La sua elezione, oltre a rappresentare un guanto di sfida lanciato contro la presidenza Trump – definito un “despota” nel primo discorso del nuovo sindaco -, è anche il segnale di uno sconvolgimento epocale all’interno del Partito Democratico. Mamdani, filo-palestinese, è riuscito a portare dalla sua anche parte dell’elettorato ebreo nel luogo in cui, fatta eccezione per Israele, la comunità ebrea è più corposa, pur definendo le azioni di Tel Aviv a Gaza un genocidio e annunciando che se Netanyahu avesse messo piede a New York lui, da sindaco, lo avrebbe fatto arrestare.
Mamdani, in quanto americano naturalizzato, non potrà tuttavia correre per la Casa Bianca. Ma la sua elezione è un messaggio inequivocabile per la sinistra statunitense. Come ha osservato Mario Del Pero dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), “la sua corsa rappresenta molto più di un test municipale: è un banco di prova per un Partito Democratico in crisi d’identità, incerto su come rispondere al trumpismo e diviso tra pragmatismo centrista e nuova spinta progressista. Dopo anni di scarsa incisività, il successo di Mamdani mostra che il dissenso al presidente Trump può assumere forme diverse: meno ideologiche, più sociali ed economiche.”

