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BusItalia ha le gomme a terra (e va a traino di FS)

Busitalia

Conti in profondo rosso, scioperi, un acquisto in Olanda che non dà i frutti sperati, diverse beghe legali e la mazzata del Covid: BusItalia non corre come sperato

Ufficialmente la colpa dei numeri in rosso di BusItalia è tutta del Covid. La società di Ferrovie dello Stato che aveva sede a Firenze (tutto è partito infatti dal capoluogo toscano, negli anni in cui Matteo Renzi era sindaco), poi portata a Roma, da 1.800 impiegati (1.526 operatori di esercizio/operai, 202 impiegati/quadri e 18 dirigenti) ha vissuto un anno nerissimo. Non che alle alte sfere di FS il Covid abbia intaccato buonumore e bonus, come riportato qualche settimana fa dall’Espresso, ma il fascicolo di questa controllata che si muove su gomma anziché su rotaia inizia a impensierire Luigi Ferraris, da poco più di un mese alla guida del Gruppo. O almeno dovrebbe.

BusItalia, condotta da Paolo Colombo in qualità di presidente e Stefano Rossi come amministratore delegato (il CdA è scaduto da oltre un anno, prorogato dal governo Conte bis per via della pandemia), operante in alcune Regioni del Paese (Veneto, Toscana, Umbria, Campania) ha chiuso l’anno del Covid-19 con più di 100 milioni di debito e perdite per oltre 21 milioni di euro. Ricavi per 128 milioni e costi per oltre 110.

“In ragione – dell’epidemia – l’Azienda ha lavorato per cercare di comprimere, ove possibile, i costi variabili e monitorare costantemente i fabbisogni finanziari drasticamente impattati in conseguenza del crollo dei ricavi da traffico”. Tra scioperi a singhiozzo e diversi contenziosi amministrativi con le Regioni Umbria (sempre in Umbria ci sono ancora beghe derivanti dal salvataggio della municipalizzata in crisi) e Toscana che si trascinano da tempo, si aggiungono inoltre i conti, tutt’altro che rosei, dell’olandese Qbuzz, controllata da BusItalia dal 2017, nel breve periodo in cui vennero soddisfatte mire espansionistiche di portata europea.

E poi appunto resta cruciale la nomina del CdA. La solita “spartizione di poltrone”, malignava settimane fa l’Espresso di Marco Damilano. Ma effettivamente il rinnovo si attende da oltre un anno perché manca l’intesa politica. Soltanto BusItalia Veneto, società per l’80% in mano a Ferrovie dello Stato, con il restante 20% del Comune di Padova attraverso la controllata Aps Holding, ha recentemente proceduto: dal bus è infatti sceso l’ex ad Franco Ettore Viola, per salirvi il siciliano Antonio Barbarino, già ad di BusItalia Campania. Soltanto a Padova si sono persi oltre 12 milioni di passeggeri. Sempre a causa del Covid, ovviamente. Ma i problemi sembrano preesistere.

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