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Che cosa pensano gli italiani di Conte
I Graffi di Damato sul sondaggio SWG che ha rivelato che dal 4 giugno scorso al successivo 15 luglio Conte è passato da una fiducia del 58 ad una fiducia del 48% del pubblico
In questo lungo, interminabile, a questo punto anche stucchevole conto politico alla rovescia in corso non si sa più nemmeno verso che cosa — la crisi? le elezioni anticipate? le elezioni fra un anno? un rimpasto? un rimpastone? un ribaltone? un ribaltino? uno scambio di tarallucci con o senza vino? — si è cercato ultimamente di distrarre o incantare il pubblico, come preferite, con la favola di un punto quasi improvvisamente trovato di riferimento forte, sicuro, capace di domare ogni tipo di fuoco. Altro che il generale Agosto dei vecchi tempi, nascostosi o nascosto chissà dove, magari costretto alla fame dai tagli apportati alla pensione “d’oro” da lui “rubata”, secondo il linguaggio grillino, ai signori della vecchia Repubblica per i tanti servizi resi quando era in servizio a disciplinare l’arrivo e la partenza dei governi balneari.
LA FAVOLA DEL CONTE
Parlo della favola del Conte, al maiuscolo o al minuscolo, come preferite, che “zitto zitto”, come ha appena raccontato Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano più celiando che condividendo le analisi entusiastiche fatte, in particolare, da Eugenio Scalfari su Repubblica e da Paolo Mieli sul Corriere della Sera, di quel “pallino gonfiato” da lui schiaffato invece in una vignetta in fondo alla prima pagina di domenica scorsa.
Il Conte che- zitto zitto, ripeto- ha fregato la vittoria elettorale di Matteo Salvini nelle elezioni europee del 26 maggio, poi la conferma digitale di Luigi di Maio a capo del Movimento delle 5 stelle, pur dopo i sei milioni e più di voti perduti in un anno, e va in giro per il Paese e per i palazzi della Politica fresco come un gelato e pieno di alternative in tasca, o nel taschino pur già occupato dal solito elegante fazzoletto, per sopravvivere ad ogni evenienza.
Mancava solo che sui tabelloni delle stazioni ferroviarie ieri affollati dei ritardi imposti ai treni da quegli stronzi — scusate la parolaccia — degli anarchici, o chi per loro, che avevano bruciato le centraline dell’alta velocità ferroviaria, qualche buontempone s’inventasse un solo convoglio in perfetto orario, in partenza e in arrivo: quello del presidente del Consiglio in carica: la Freccia del Conte.
LA FIDUCIA DEGLI ITALIANI NEL PREMIER CONTE SECONDO SWG
Eppure, a conforto dello storico Ernesto Galli della Loggia, che ha dovuto accettare un passaggio offertogli con una intervista da Libero per smentire il suo amico ed ex direttore del Corriere parlando ancora di Conte come di un premier “per caso o solo di facciata”, un istituto dei sondaggi fra i maggiori — SWG — ha smascherato romanzieri, favolisti, pittori di corte e simili. Ed ha rivelato che dal 4 giugno scorso al successivo 15 luglio, cioè fra la vittoria elettorale di Salvini alle elezioni europee di fine maggio alla decantata esplosione di popolarità e di prestigio di Conte, quest’ultimo è passato da una fiducia del 58 ad una fiducia del 48 per cento del pubblico. Dieci punti in meno in un mese non mi sembrano francamente pochi, per quanto il 48 per cento -lo ammetto, per carità- sia di tutto rispetto.
Le cose, nei sondaggi di SWG, non sono andate meglio considerando non Conte ma, nel suo complesso, l’azione del governo che lui presiede, con o senza la casualità o la facciata contestatagli dal forse troppo esigente Galli della Loggia, che a 77 anni appena compiuti ha evidentemente ricordi di altri governi e di altri presidenti del Consiglio, che magari ai loro tempi lui ugualmente criticava sul maggiore giornale italiano, aspettandosi di più e non immaginando quelli che sarebbero seguiti. Ebbene, l’efficacia dell’azione del governo del Conte che ha fatto pur relativamente sognare Mieli e Scalfari, in ordin rigorosamente alfabetico, è sceso in un mese, questa volta fra l’11 giugno e il 15 luglio, dal 53 al 38 per cento. Se non è stata una caduta, poco le è mancato: una caduta tuttavia che non ha compromesso i lucido delle scarpe di conte e le pieghe stiratissime del suo abbigliamento.