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Chi gestisce i soldi del PNRR?

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Sarà un impianto federalista: agli enti territoriali la titolarità di 34 interventi dal valore di 67 miliardi, circa il 35 per cento dei 191,5 miliardi complessivi messi a disposizione dall’Europa per l’Italia. Ecco chi gestisce le risorse del PNRR secondo l’Osservatorio Conti Pubblici dell’Università Cattolica

Chi gestisce i miliardi del PNRR? Una domanda spinosa, se si pensa che, su quella, si è sfarinata la seconda esperienza governativa di Giuseppe Conte. Se lo è chiesto l’Osservatorio Conti Pubblici di Carlo Cottarelli, che è andato a spulciare il sito “Italia Domani” che dovrebbe informarci, in tempo reale, sullo stato di avanzamento dei lavori. “Da notare – si legge – che l’intero importo dei finanziamenti della Recovery and Resilience Facility (191,5 miliardi erogati fino al 2026 per la realizzazione di 142 progetti) viene ripartito tra i ministeri, anche se in pratica diversi progetti faranno capo, in termini di esecuzione, agli enti territoriali”. Al momento non è però chiaro per quali progetti le amministrazioni centrali agiranno come “soggetti attuatori” e per quali come “intermediari di attuazione”.

Senza troppe sorprese, i ministeri titolari di più progetti sono quelli delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili (MIMS) e della Transizione ecologica (MiTE). A loro sono assegnate anche maggiori risorse (75 miliardi). L’elevato numero di progetti e finanziamenti a loro attribuiti ha due spiegazioni. Primo, questi sono i ministeri che sono più responsabili, insieme a quello dell’Innovazione tecnologica (che ha 9 progetti e 13 miliardi), nelle aree in cui l’Europa ha richiesto maggiori interventi, ossia quelle della transizione climatica e digitale. Secondo, questi ministeri sono anche titolari di alcuni dei progetti più costosi: il MiTE, ad esempio, sarà responsabile dell’erogazione di Ecobonus e Sismabonus (14 miliardi), mentre il MIMS della costruzione di linee ferroviarie ad alta velocità (8,5 miliardi).

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Più interessante è la comparazione delle risorse per dicastero: “Non sempre – rileva l’Osservatorio – a un maggior numero di progetti si associano maggiori risorse. La dimensione degli interventi affidati ai diversi dicasteri varia infatti notevolmente (terza colonna della Tavola 1). Il ministero dell’Interno, ad esempio, registra un costo medio per progetto di 2,5 miliardi, mentre quello delle Pari opportunità di appena 10 milioni. Sorprendentemente, il ministero dell’interno ha un costo per progetto superiore anche a quello di MIMS, MiTE e Salute. Considerevole è inoltre il numero di ministeri (10 su 21) che gestiranno meno di 5 progetti, peraltro di dimensione modesta, e che quindi avranno un ruolo più marginale nell’attuazione del PNRR. Tra questi figura anche il ministero dell’Economia (MEF), al quale è però affidato anche un compito di supervisione del Piano e di gestione dei rapporti con le istituzioni europee.

 

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