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Chi sono i grillini che sbraitano contro il programma F-35

F-35

Cosa sta succedendo nel governo sul programma d’acquisto degli F-35 e cosa si dice nel Movimento Cinque Stelle sulla questione

Torna d’attualità, rischiando di creare un ulteriore motivo d’attrito nel governo, un altro tema bandiera del Movimento Cinque Stelle ossia il ridimensionamento del programma di acquisti degli F-35. Proprio in questi giorni il ministero della Difesa starebbe definendo gli impegni di spesa per i prossimi tre anni dei velivoli costruiti dal colosso statunitense Lockheed Martin. Un compito che però non si preannuncia facile vista la netta contrarietà del Movimento che nel programma elettorale del 2017 prevedeva addirittura il blocco degli ordini.

LA FURIA GRILLINA CONTRO GLI F-35

In questi giorni, dopo il retroscena del Corriere della Sera secondo cui Giuseppe Conte avrebbe assicurato fedeltà agli accordi con gli Usa durante la visita in Italia del segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, si è fatto sentire Gianluca Ferrara, capogruppo M5s in commissione Esteri al Senato, il quale ha espresso “stupore” per “le ricostruzioni giornalistiche riguardanti la presunta conferma del programma F-35 che il presidente Conte avrebbe dato al segretario di Stato Usa Pompeo”. Il Movimento, ha ricordato Ferrara, “ha sempre criticato questo programma militare. Un progetto insostenibile che molti Paesi, Usa compresi, hanno già tagliato. Una rinegoziazione è doverosa anche da parte dell’Italia. Confidiamo che il mostro premier farà la scelta giusta”.

Il senatore grillino non è però nuovo a esternazioni contro il programma. L’11 aprile scorso, sul suo profilo Facebook, Ferrara raccontava dell’incidente occorso a un F-35, precipitato al largo del Pacifico, con queste parole: “Si tratta dell’ennesimo episodio fallimentare di questi aerei costosissimi ma che cadono come aquiloni senza aria”. Il senatore ci andava giù duro: “Purtroppo l’Italia con i governi precedenti ha già ordinato diversi di questi ‘tacchini che volano’ (così li chiamano negli Usa), ora bisogna avere l’intelligenza politica (e l’autonoma decisionale) di stoppare ulteriori commesse e investire tali capitali in istruzione, sanità e trasporti. È di questo che abbiamo bisogno non di questi bidoni che sarebbero solo una tangente alla potente Lockheed Martin”.

https://www.facebook.com/Gianluca.Ferrara.Saggista/posts/1427797920678435

Dopo il placet del presidente del Consiglio alla rinegoziazione, il capogruppo M5S a Palazzo Madama è tornato sull’argomento parlando con il Giornale: “Dopo lo schiaffo sulla Tav dissi a Conte che ora sugli F-35 bisogna restare coerenti e rivedere il programma, mi sembrò disponibile, vedremo. Siamo compatti, è una nostra battaglia storica e faceva parte del nostro programma”.

Durante la scorsa legislatura un altro esponente del Movimento molto agguerrito sulla questione è stato Nicola Morra, attuale presidente della commissione parlamentare Antimafia. All’epoca, capogruppo dei Cinque Stelle al Senato, aveva ribadito: “La nostra posizione è netta, l’articolo 11 della Costituzione fa capire chiaramente cosa deve essere una politica di pace. In più, in tempi di crisi la spesa per gli F35 è assolutamente folle, ogni giorno di più scopriamo di essere un Paese a sovranità limitata”.

Anche Alessandro Di Battista, ad agosto 2017, aveva parlato degli F35 con il solito piglio combattivo: “Chi ci ha fatto entrare in questo programma dovrebbe essere preso a calci in c..o. È sempre la stessa storia. Ci fanno entrare in programmi fallimentari, poi ci dicono che sono sbagliati ma è tardi per uscire perché i costi sarebbero esagerati. Sono vili traditori della Patria, sono i cosiddetti esperti che danno degli inesperti ai portavoce 5 Stelle”.

C’è da dire pure che più di recente, durante il governo Conte 1, a dicembre 2018, il sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo (M5S), aveva fatto qualche passo avanti: della questione “in Italia, in questi anni, se n’è parlato in maniera distorta – aveva commentato -. Il programma F-35, che oramai è avanti e c’è da oltre 20 anni, a differenza di quanto spesso qualcuno ha detto, è un aereo che ha un’ottima tecnologia, forse la migliore al mondo in questo momento”. E ancora: “E’ normale che dobbiamo fare un po’ di calcoli, sia dal punto di vista economico sia da quello tecnologico. Ma resta ovvio che non possiamo rinunciare a una grande capacità aerea per la nostra Aeronautica che, ancora oggi, ci mette avanti rispetto agli altri Paesi”.

Forse però la sintesi da cui ripartire per il M5S l’ha offerta in questi giorni — in un’intervista al Corriere della Sera — il senatore Stefano Lucidi, ex capogruppo del partito in commissione Esteri: “Io non ho mai cambiato idea, ho sempre detto no agli F35, ma un conto è quello che vorremmo nel nostro mondo ideale. Però quando stai al governo devi accettare dei compromessi. E poi vedi le carte, apri i cassetti, scopri come stanno davvero le cose: se ci sono clausole, penali da pagare, contratti che non possono essere rescissi, non puoi fare nulla”.

IL PASSO AVANTI E IL PASSO INDIETRO DI CONTE

Come dicevamo, sulla questione si è registrata una doppia presa di posizione — ufficiosa — da parte di Conte. Secondo quanto trapela da Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio si sarebbe detto d’accordo con il Movimento sulla rinegoziazione degli impegni di acquisto con Washington. Peccato che durante l’incontro della settimana scorsa con il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, Conte avrebbe invece confermato il rispetto della commessa agli Stati Uniti. “Saremo fedeli ai patti” avrebbe detto il premier a Pompeo secondo un retroscena del Corriere della Sera. Indiscrezione che avrebbe provocato parecchio malumore all’interno dei Cinque Stelle e che — sempre secondo il quotidiano diretto da Luciano Fontana — avrebbe suscitato l’irritazione del leader M5S Luigi Di Maio. “Io avevo accuratamente evitato di tirare fuori l’argomento quando ho incontrato Mike Pompeo proprio perché adesso il dossier è nelle mani di Giuseppe Conte e perché la mia fiducia in lui è piena” avrebbe detto il ministro degli Esteri sempre secondo il Corriere aggiungendo che “il programma degli F35 va senz’altro rivisto, rimodulato”.

LA STORIA DEL PROGRAMMA DI ACQUISTO DEGLI F-35

L’adesione dell’Italia al programma di acquisti dei velivoli di difesa americani risale al 1998, durante il governo Prodi, ed è stata rivista nel 2012: l’impegno è sceso da 131 a 90 aerei. A maggio scorso il precedente titolare del dicastero ed esponente del Movimento, Elisabetta Trenta, aveva detto che 28 velivoli erano stati già comprati e sarebbero stati consegnati entro il 2022 mentre altri 13 sarebbero stati acquistati in precedenza. Due mesi prima, Trenta aveva specificato che “l’Italia verserà i 389 milioni per gli F35 perché non è un Paese che si fa parlare dietro” e poi il Consiglio supremo di Difesa aveva evidenziato “il carattere di continuità, anche finanziaria, che deve necessariamente caratterizzare i programmi di ammodernamento che si sviluppano su orizzonti temporali particolarmente lunghi”.

Nei mesi scorsi — durante il governo Conte 1 — si era parlato di tagliare la commessa di 20-30 aerei vista la forte contrarietà del Movimento al progetto. La Lega invece è sempre stata favorevole a rispettare gli impegni presi con Washington.

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