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Come e perché Matteo Renzi gongola

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Prove di terzo polo in atto: Renzi guarda a Calenda dopo il saltato accordo tra Azione e Pd

Mentre Enrico Letta fa i conti con il saltato accordo con Carlo Calenda, Matteo Renzi prende già le misure per un eventuale terzo polo.

Le parole di Renzi

“Questo è l’ennesimo capolavoro di Letta. Come sta facendo campagna elettorale per Meloni lui, nessuno”, ha affermato Renzi, aggiungendo: “È la Caporetto di Enrico”.

Richiesta di silenzio

Ma mentre se la ride, però, Renzi chiede silenzio. “Staccate Twitter per 48 ore, andate al mare”, ha detto l’ex premier ai suoi. L’obiettivo è placare le polemiche, soprattutto con Carlo Calenda, che solo poche ore prima era nel mirino delle critiche di Italia Viva.

Verso un terzo polo?

Proprio ora che Calenda è libero da vincoli Dem, infatti, Matteo Renzi potrebbe invitarlo a trattare e provare a creare un Terzo Polo, che magari riesca pure a superare i consensi del Movimento 5 Stelle.

Ma la via della pace tra Azione ed Italia Viva non è scontata e nemmeno semplice da percorrere. Non solo per i vecchi dissapori, ma soprattutto per le tappe future.

C’è chi azzarda anche che Renzi, se Calenda sarebbe disposto all’Allenza, allora potrebbe “offrire un messaggio distensivo, che pochi si aspettano: fare un passo di lato. Non è da lui, ma se davvero Calenda si mostrasse deciso a un accordo, il leader di Italia Viva sarebbe disposto a cedergli il ruolo di front runner del raggruppamento centrista”, scrive Repubblica, aggiungendo che l’ex leader avrebbe confidato ai suoi: “Non me ne importa nulla”, confida ai suoi.

Potrebbe Renzi, in nome dell’accordo per il terzo polo, anche rinunciare al cognome nel simbolo, a patto che rimanga da qualche parte il logo di Italia Viva.

Un accordo di comodo (per Calenda)?

Ma anche a Calenda, un eventuale accordo con Italia Viva farebbe comodo. Senza l’appoggio di +Europa, infatti, Azione dovrebbe raccogliere le firme in una settimana in tutti i collegi italiani.

Il partito si dice esentato, ma la questione non è semplice. “La legge ci esenta perché Azione, quando si chiamava “Siamo Europei”, ha ottenuto l’elezione di Calenda alle Europee”, hanno detto, ma la questione non è semplice.  Quel simbolo non è mai stato attestato e si configura, seriamente, il rischio che non venga riconosciuto dall’ufficio elettorale.

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