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Coronavirus, cosa fanno le (tante) task force regionali

TASK FORCE

Oltre ai 15 gruppi nazionali, ce ne sono circa il doppio che operano a livello territoriale. Tutte le Regioni hanno una task force sanitaria ma c’è pure chi punta alla fase 2 e chi vigila sulle case di riposo

L’emergenza coronavirus sarà ricordata anche per lo sdoganamento del ruolo delle task force per affrontare il presente e il futuro di un grave problema sul territorio nazionale. In questo caso la crisi sanitaria determinata dalla pandemia e le sue conseguenze economiche, che si annunciano molto onerose.

Se a livello nazionale sono 15 i gruppi di lavoro creati, per un totale di 450 esperti, andamento simile si registra anche a livello regionale dove – accanto a quelle sanitarie create per gestire l’emergenza sanitaria e attuare le disposizioni diramate a livello nazionale – ne sono nate altre per affrontare questioni specifiche, come la diffusione del virus nelle case di riposo o la programmazione per ripartire nella cosiddetta fase 2.

LE TASK FORCE NAZIONALI

L’elenco delle task force istituzionali – come ha ricordato il Sole 24 Ore – è piuttosto lungo. Si parte con la prima, quella istituita dal ministero della Salute il 22 gennaio scorso. Spazio poi al Comitato tecnico-scientifico (dal 5 febbraio), con 9 tra i più qualificati esperti di settore, e alla Cabina di regia tra governo, enti locali, parti sociali che vanta oltre 40 membri. È poi la volta della task force che affianca il commissario per l’emergenza – e amministratore delegato di Invitalia – Domenico Arcuri e più di recente, dal 10 aprile, di quella presieduta da Vittorio Colao (17 componenti) e di cui fanno parte lo stesso Arcuri e il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli.

Ci sono poi alcune task force settoriali che si potrebbero definire “settoriali”: quella per le fake news sull’emergenza, voluta dal sottosegretario alla Presidenza con delega all’Editoria Andrea Martella; quella tecnologica – con oltre 70 membri e 8 sottogruppi – istituita dalla ministra per l’Innovazione Paola Pisano; quelle del Miur – una composta a febbraio da dirigenti, pediatri, Protezione civile, referenti del ministero e degli studenti e una per il dopo emergenza -; quella sulle carceri con 40 membri e quella sulla giustizia che invece ne conta la metà.

E ancora: la task force sulla liquidità per il sistema bancario, volta dal decreto “Cura Italia” e composta da 35 esperti del  ministero dell’Economia, del ministero dello Sviluppo economico, della Banca d’Italia, dell’Abi, di Mediocredito Centrale e di Sace; la task force sulla finanza sostenibile per agevolare l’accesso delle imprese green al credito che fa capo al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, e le “Donne per un  nuovo rinascimento” che fa invece capo alla ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ed è presieduta da Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern di Ginevra.

Infine, ieri si è riunita per la prima volta, presieduta dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, la Cabina di regia per la fase 2.

COSA SUCCEDE A LIVELLO REGIONALE

Tutte le 20 regioni italiane si sono dotate nel mese di febbraio di una task force propria, composta da esperti delle direzioni sanitarie, del 118, dei pronto soccorso e da rappresentanti di medicina generale, di pediatria, di terapia intensiva, di malattie infettive e dei settori ospedaliero e territoriale.

Questi gruppi di lavoro – che assicurano una rete di prevenzione e sicurezza del territorio – sono operativi h24 e sono in contatto costante con la task force del ministero della Salute che coordina le azioni di competenza delle Regioni e diffonde le circolari relative alla gestione dell’epidemia.

Da notare che in Puglia il governatore Michele Emiliano, a guidare la “sua” task force, ha chiamato il conterraneo Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all’università di Pisa, epidemiologo e studioso della prevenzione delle malattie infettive.

Questo il quadro a livello generale ma ci sono alcune Regioni che in taleottica si sono date molto da fare.

IL CASO DELLA REGIONE LAZIO

Una delle più attive nella creazione di task force è il Lazio. Accanto a quella sanitaria, che vede al suo interno professori dell’ospedale “Spallanzani”, specializzato in malattie infettive, il governatore Nicola Zingaretti ha voluto approfondire altri due aspetti. Uno riguarda le case di riposo, che in molte Regioni sono state sconvolte dall’emergenza e che in alcuni casi – come in Lombardia – hanno avuto una gestione poco adeguata tanto da arrivare a un gran numero di decessi fra gli ospiti.

A fine marzo, all’indomani della scoperta di 18 positivi al Covid-19 nella casa di riposo “Maria Immacolata” a Nerola, in provincia di Rieti, Zingaretti ha istituito una task force regionale in modo che prefetti e comuni effettuino controlli a tappeto nelle strutture residenziali sociosanitarie, secondo le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità, e nella zona rossa a Nerola.

Un’analoga struttura, costituita da medici e infettivologi e da medici igienisti e del lavoro, è nata a inizio aprile a Parma per opera dell’Azienda ospedaliero-sanitaria e delle Usl.

Di pochi giorni fa è invece la creazione, sempre nel Lazio, della Task Force Velocità, una cabina permanente di monitoraggio per accelerare l’azione amministrativa e l’erogazione delle risorse stanziate nel pacchetto “Regione vicina”, varato il 4 aprile scorso dalla Giunta regionale per fronteggiare le conseguenze economiche e sociali dell’emergenza causata dalla pandemia. Il gruppo è composto dal capo di gabinetto, assessori, direzioni regionali e Lazio Innova, società in house della Regione Lazio che eroga incentivi a valere su risorse regionali e nazionali o europee.

IL FRIULI VENEZIA GIULIA GUARDA ALLE CAMERE DI COMMERCIO

Sempre in queste ore, in vista della fase 2, Massimiliano Fedriga, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, ha deciso di mandare un chiaro messaggio al tessuto produttivo locale istituendo una task force per sostenere la Camera di Commercio, Industria e Artigianato. Dunque la Regione fornirà ai Centri di assistenza tecnica alle imprese del terziario e artigiane e alle Camere di commercio un gruppo composto da 10 tecnici della direzione centrale Attività produttive. L’obiettivo, come ha spiegato l’assessore regionale, Emidio Bini, è quello di “rispondere celermente alle esigenze di liquidità” procedendo con la concessione dei contributi come i 7,5 milioni messi a disposizione dalla Regione per le locazioni e i 60 milioni delle Camere di Commercio che già si possono fornire alle imprese.

E ANCHE TOTI (LIGURIA) E LA SICILIA PENSANO ALLA FASE 2

Sulla stessa linea l’intenzione del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, che accanto alle linee guida nazionali per la fase 2 progetta “una ‘via ligure’ che tenga conto delle emergenze e specificità del nostro territorio, che altri non hanno”. Ecco quindi solo pochi giorni fa la prima riunione di una task force specifica, insieme al sindaco di Genova, Marco Bucci, che elabori misure e protocolli operativi da adottare per far ripartire il sistema economico della Regione. Il gruppo è composto da 27 professionisti tra cui Giancarlo Icardi, direttore del centro interuniversitario per la ricerca sull’influenza e altre infezioni trasmissibili, e vari docenti di medicina, di economia e di giurisprudenza dell’ateneo genovese oltre a rappresentanti della Camera di commercio del capoluogo.

Una scelta, quella di Toti, che ha suscitato pure qualche polemica. Gli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri dela Regine hanno infatti espresso “rammarico e stupore” per non essere stati coinvolti nella task force : “Una dimenticanza tanto più grave- hanno chiarito in una nota – se si considera che il medesimo errore era già stato compiuto nella Fase 1 dell’emergenza”. Accuse cui il governatore ha risposto prontamente: “Trovo francamente stucchevoli le polemiche relative alla composizione del Think Tank regionale sulle linee di indirizzo della fase 2. E’ semplicemente una riunione  di esperti di varie discipline propedeutica al confronto con le categorie”.

Simile la scelta della Regione Sicilia che ha annunciato l’insediamento di un comitato tecnico-scientifico che dovrà fornire un parere sugli scenari progressivi di fine lockdown nel territorio. L’obiettivo del comitato – ha spiegato il governo regionale in una nota – è quello di determinare i criteri scientifici per garantire una graduale riapertura in sicurezza. In base a questi la Regione valuterà l’adozione di misure di alleggerimento delle restrizioni.

MENTRE IL PIEMONTE SI AFFIDA ALL’EX MINISTRO FAZIO

Sarà l’ex ministro della Salute Ferruccio Fazio, oggi sindaco di Garessio, in provincia di Cuneo, a guidare la task force voluta dal governatore Alberto Cirio (Ln) per analizzare le carenze strutturali nel sistema sanitario piemontese evidenziate dall’emergenza coronavirus. Proprio da queste evidenze si punta a ripartire per la programmazione della fase 2.

Fazio, medico specializzato in medicina nucleare, è stato nel nostro Paese il pioniere dell’uso della Pet (tomografia ad emissione di positroni), dal 1979 al 2008 ha diretto il Servizio di medicina nucleare e di radioterapia dell’ospedale “S. Raffaele” di Milano e dal 1990 al 2014 è stato ordinario di Diagnostica per immagini e radioterapia all’università di Milano-Bicocca.

Nel 2008 l’ingresso in politica con Silvio Berlusconi, prima come sottosegretario al Lavoro, poi come viceministro con delega alla Salute e infine come ministro della Salute (2009-2011). Fazio ha gestito in Italia l’emergenza virus A H1N1 coordinando una unità di crisi nazionale che era stata creata per affrontare la pandemia.

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