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Cosa dice il Garante Privacy sul Green Pass al lavoro
I sindacati e Confindustria sono agli antipodi sul Green Pass al lavoro, ma cosa ne pensa il Garante Privacy?
Ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi ha incontrato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil per ascoltare il loro parere in materia di Green Pass e protocolli di sicurezza sui luoghi di lavoro. Gli interessati hanno espresso preoccupazione poiché temono che l’obbligo del certificato verde diventi un pretesto “per discriminare e licenziare”, oltre che “una violazione della privacy”.
PER I SINDACATI SERVE UNA LEGGE
“Non siamo ostili – hanno dichiarato i rappresentanti – ma sia il governo a introdurre l’obbligo per legge. Non è compito del sindacato di imporre il Green Pass ai lavoratori e tantomeno farlo tramite un accordo che non abbia valenza legislativa. Se credete, potete fare una norma come per i medici e i sanitari. Poi noi agiremo di conseguenza”.
COSA DICE IL GARANTE PRIVACY
Il Garante Privacy, che era già intervenuto sulla questione con il provvedimento n. 273 del 22 luglio 2021, ha ribadito che non esiste un obbligo automatico di esibizione del Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro.
I dati personali inerenti alla vaccinazione – così come qualsiasi dato personale che riguardi la salute dei dipendenti – devono, infatti, essere trattati solamente tramite il medico competente nei limiti e alle condizioni previste dalle disposizioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Il medico, solo per comprovate esigenze, potrà dichiarare inidoneo il lavoratore non vaccinato alle mansioni svolte.
Esattamente come hanno detto ieri i segretari generali dei principali sindacati italiani, anche secondo il Garante, l’esibizione del Green Pass non può essere ritenuta una condizione necessaria per accedere ai luoghi di lavoro e, qualora fosse indispensabile prevedere un obbligo automatico generalizzato in questo senso, si dovrebbe provvedere con una norma di rango primario, ovvero una legge.
Al momento non esiste una norma che dispone in ambiente lavorativo l’esibizione di un attestato comprovante l’avvenuta vaccinazione o di un tampone negativo. Solo il decreto legge n. 44 del 1° aprile 2021 ha previsto un obbligo in tal senso, ma limitatamente agli esercenti professioni sanitarie.