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Cosa pensano davvero gli italiani dell’immigrazione

Immigrazione Italia

Gli italiani e l’immigrazione: difesa dei confini, ma anche più integrazione. Il sondaggio di IAI-Laps nell’articolo di Silvia Colombo ed Ettore Greco

Le opinioni degli italiani sulla natura del fenomeno migratorio e su come il governo dovrebbe gestirlo non si prestano a facili semplificazioni. Lo dimostrano i risultati dell’indagine di opinione realizzata dall’Istituto Affari Internazionali (IAI) e dal Laboratorio Analisi e Politiche Sociali (Laps) dell’Università di Siena con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo. La rilevazione è stata effettuata tra fine ottobre e inizio novembre 2020 su un campione rappresentativo della popolazione italiana.

I due istituti avevano già sondato le percezioni e gli orientamenti degli italiani sui temi migratori in tre precedenti indagini risalenti al 2017, al 2019 e all’aprile 2020. Il raffronto fra i risultati di questa serie di indagini successive consente di misurare se e in quale misura le opinioni degli italiani siano cambiate, in particolare negli ultimi mesi.

SCHENGEN SUGLI SCUDI

Negli ultimi anni, diversi Stati europei, per far fronte alla pressione migratoria, e, più di recente, alla diffusione della pandemia di Covid-19, hanno reintrodotto vari tipi di controlli ai confini con altri stati dell’Unione. C’è grande incertezza su un pieno ripristino della libera circolazione delle persone all’interno dell’Ue ed è improbabile che ciò possa verificarsi nel breve e medio termine. La grande maggioranza degli italiani continua, però, a dirsi favorevole al sistema di Schengen.

Nell’aprile scorso la quota dei favorevoli alla libera circolazione nell’Ue risultava in realtà in calo (dal 71% al 61%) rispetto al 2019 – riflesso forse di una più generale caduta di consenso per l’Ue, oltre che dei timori legati alla prima ondata della pandemia – ma è poi tornata a salire, e oggi raggiunge il 66%.

Il sostegno per il sistema di Schengen è quasi plebiscitario fra gli elettori dei partiti di centro-sinistra, ma – dato significativo – è maggioritario anche fra i partiti di centro-destra, compresa la Lega e Fratelli d’Italia (FdI).

APPROCCIO MUSCOLARE SUI CONFINI

A differenza che in altri Paesi, l’immigrazione intra-Ue non sembra quindi suscitare particolari preoccupazioni, che tendono invece a concentrarsi sui flussi provenienti dall’esterno dell’Unione.

Posti di fronte a tre diverse opzioni su come affrontare la migrazione dalla Libia, una netta maggioranza degli intervistati mostra di preferire una linea dura. Quasi il 40% degli italiani vuole una politica di deciso respingimento dei migranti dalla Libia, anche a costo di esporli a trattamenti disumani nei Paesi di origine e di transito. Questa quota è rimasta stabile nel corso degli ultimi anni.

Un quarto circa degli intervistati sarebbe persino favorevole a un intervento militare in Libia – se ne parlò concretamente qualche anno fa durante il governo Renzi -, anche a costo di subire perdite fra i militari. Si noti che questo approccio muscolare ai problemi dell’immigrazione trova riscontro in parole d’ordine come il “blocco navale”, che riecheggiano nel dibattito politico nazionale.

Un terzo degli intervistati dà invece priorità alle considerazioni umanitarie, auspicando che si garantiscano il salvataggio dei migranti in difficoltà e la loro accoglienza sul territorio nazionale.

UE SOTTO ACCUSA

Per tornare al versante europeo, una netta maggioranza – circa due terzi del campione – ritiene che l’Italia sia trattata ingiustamente dall’Ue e discriminata rispetto ad altri Paesi membri in materia di immigrazione, sentimenti fortemente radicati nell’opinione pubblica.

Anche altre politiche dell’Unione sono giudicate dall’opinione pubblica sbilanciate a danno dell’Italia, ma è su quella migratoria che si appuntano le maggiori critiche. Altri Stati membri, in realtà, hanno dovuto fare i conti, nel corso degli ultimi anni, con forti pressioni migratorie, talora di entità non inferiore a quelle che ha dovuto fronteggiare il nostro Paese, ma è un dato di fatto che l’Unione non ha compiuto finora sostanziali passi avanti su temi di fondamentale importanza per l’Italia, come la gestione degli sbarchi, la revisione del regolamento di Dublino e altri aspetti della politica comune di asilo.

Non si registrano sostanziali cambiamenti, rispetto a sei mesi fa, nell’atteggiamento generale degli italiani verso le comunità immigrate presenti nel nostro Paese. Tranne su un punto che va sottolineato: aumentano, superando il 50%, quanti temono che gli immigrati possano contribuire alla diffusione di malattie, in particolare del coronavirus, in Italia. Sei mesi fa a pensarla così era una quota inferiore di circa dieci punti percentuali. Questa percezione è stata certamente alimentata dalle notizie dei mesi scorsi sui contagi nei centri di primo soccorso e di accoglienza, spesso amplificate dai media.

Solo una minoranza degli italiani – attorno al 40%, in ulteriore, lieve, calo rispetto a sei mesi fa – ritiene che gli immigrati possano costituire una risorsa di tipo culturale per il nostro Paese. Il giudizio sull’impatto economico dell’immigrazione è articolato: prevale l’idea che i lavoratori immigrati aiutino l’economia, ma è maggioritaria anche la convinzione che sottraggano posti di lavoro agli italiani.

AMPIO CONSENSO PER LO IUS CULTURAE

Un dato significativo, di cui i decisori politici dovrebbero tenere conto, riguarda la concessione della cittadinanza ai minori figli di immigrati extracomunitari. Una chiara maggioranza degli intervistati – più di due su tre – è favorevole all’introduzione di norme che la facilitino.

In particolare, al 42% piace il cosiddetto “ius culturae”, che consentirebbe l’acquisizione della cittadinanza da parte dei figli di immigrati nati in Italia, a condizione che abbiano completato almeno un ciclo di studi. C’è anche una quota non indifferente (27%) favorevole allo “ius soli” temperato, che darebbe ai figli degli immigrati l’accesso alla cittadinanza, a patto che uno dei genitori abbia un permesso di soggiorno permanente. Si tratta di proposte di cui si discute da tempo e su cui sono stati presentati vari disegni di legge, ma che non hanno fatto grandi progressi in Parlamento.

L’opinione pubblica sembra avere in materia una posizione più avanzata dei politici, soprattutto di alcuni schieramenti, e si può immaginare che un ampliamento equilibrato del diritto di cittadinanza verrebbe approvato da un’ampia maggioranza in un eventuale referendum.

Articolo pubblicato su affarinternazionali.it

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