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Ddl Lobby, cos’hanno detto in Parlamento Telos A&S e Open Gate Italia

Ddl Lobby

Il provvedimento sulle Lobby è attualmente all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera. Ascoltati ieri i rappresentanti di Telos A&S e Open Gate Italia

Proseguono in commissione Affari costituzionali alla Camera le audizioni sulla proposta di legge sulle lobby,  fortemente voluta dal Movimento Cinque Stelle e presentata lo scorso maggio. Il provvedimento, a prima firma Francesco Silvestri (M5S), è stato abbinato a quello del Pd, prima firma Marianna Madia, e a quello di Italia Viva, prima firma Silvia Fregolent. Ieri è stata la volta di rappresentanti delle due società di consulenza e public affairs Telos A&S e Open Gate Italia.

COSA C’È NEL DDL LOBBY

Il provvedimento, di cui è relatrice Roberta Alaimo (M5S), prevede che si istituisca presso l’Autorità garante della concorrenza e del mercato il Registro per la trasparenza dell’attività di relazione per la rappresentanza di interessi (articolo 4) in cui ogni rappresentante di interessi inserisca e aggiorni l’agenda dei propri incontri con i decisori pubblici (articolo 5). Al via anche un Codice deontologico (articolo 6) in cui sono stabilite le modalità di comportamento cui devono attenersi tutti coloro che svolgono l’attività di relazioni istituzionali per la rappresentanza di interessi.

Un’altra norma riguarda la nascita, sempre presso l’Antitrust, del Comitato di sorveglianza sulla trasparenza dei processi decisionali pubblici (articolo 7). Per chi è iscritto al Registro esistono poi alcuni obblighi (articolo 8) tra cui il fatto di non poter dare — “a titolo di liberalità” — alcuna somma di denaro o altre utilità a rappresentanti del Governo oppure a partiti, movimenti e gruppi politici o a loro esponenti.

Il ddl prevede pure che il decisore pubblico, il quale intenda proporre o adottare un atto normativo o regolatorio di carattere generale, possa indire una procedura di consultazione (articolo 9). Infine, per chi viola le norme relative alla consultazione, le sanzioni (articolo 10) vanno dall’ammonizione alla censura alla sospensione e infine alla cancellazione dall’iscrizione nel Registro. Anche per chi viola il codice deontologico sono previste sanzioni: in questo caso si va dall’ammonizione alla sospensione alla cancellazione dal Registro.

TELOS A&S: SERVE REGISTRO UNICO E RAPPRESENTANZA PER PIÙ CLIENTI

Durante l’audizione in commissione a Montecitorio Telos A&S, studio professionale indipendente che si occupa di relazioni istituzionali e di consulenza strategica, ha evidenziato come le finalità di una legge quadro sull’attività di lobbying dovrebbero essere “garanzia, trasparenza e parità di accesso ai procedimenti di formazione degli atti normativi” mentre un altro elemento portante riguarda la necessità di escludere dall’iscrizione del registro delle lobby – e di conseguenza dall’attività di rappresentanza di interessi – quei soggetti che per la loro professione si troverebbero in conflitto di interesse.

Secondo Telos A&S occorre poi adattare la disciplina già esistente “per chi come noi rappresenta, presso le istituzioni, una serie diversa di soggetti, il cosiddetto portafoglio clienti”. Per questo, in sostanza, bisogna rivedere le norme così che si possano rappresentare più interessi particolari allo stesso tempo e “auspicabilmente in settori diversi”. Per quanto riguarda poi l’istituzione di un registro pubblico, che è previsto da tutte e tre le proposte all’esame della commissione Affari costituzionali, si giustifica solo se si opta per un registro unico nazionale che assicuri omogeneità: dunque nel provvedimento sarebbe opportuno specificare che “il futuro registro sostituirà tutti quelli attualmente esistenti presso le due Camere, le amministrazioni centrali, Regioni, enti locali e autorità indipendenti”.

Un’altra proposta che arriva da Telos A&S riguarda i compiti in materia del decisore pubblico che dovrebbe avere l’obbligo di condividere gli atti di schemi normativi che intenda proporre ai rappresentanti di interessi e di sottoporlo alla consultazione pubblica per raccogliere pareri e proposte degli stessi rappresentanti. Solo così “la partecipazione avverrebbe davvero in condizioni di trasparenza ed equità di accesso”.

OPEN GATE ITALIA: VOGLIAMO REGOLE PER LE LOBBY, CON LA TRASPARENZA SI COMBATTE L’ILLECITO

Assolutamente d’accordo con una regolamentazione del settore si è dichiarata la società di public affairs Open Gate Italia. “Si dice che sono gli stessi lobbisti a non volerlo, ma la nostra esperienza dimostra il contrario. Abbiamo sempre partecipato alle audizioni quando il Parlamento si è occupato del tema e ad altri lavori sulle proposte di regolamentazione. Siamo soggetti attivi. Società come la nostra si sono anche autoregolamentate con un proprio codice etico” ha dichiarato un rappresentante del gruppo di consulenza. In tal modo, peraltro, si può ottenere maggiore trasparenza che “è uno dei cardini fondamentali, non solo dalla parte dei portatori di interessi, ma anche dei decisori pubblici stessi. Più il processo decisionale è trasparente più si combattono fenomeni di corruzione e di influenze illecite”.

Durante l’audizione sono arrivate anche altre proposte. Ad esempio, è stato detto, “non è possibile che ci sia solo un atto sanzionatorio verso il portatore di interesse, ma andrebbe previsto un meccanismo con il quale i lobbisti possano segnalare a un apposito organo anomalie nel processo decisionale pubblico”. Altra questione rilevante per la professione dei lobbisti riguarda la ricerca di informazioni sulle bozze dei testi, piuttosto complicata. “Una trasparenza nel processo decisionale, con una consultazione pubblica dei testi, eviterebbe tante fughe inutili di notizie – si è notato -. Un esempio? Ci è giunta notizia che ieri il presidente Claudio Borghi (commissione Bilancio della Camera, ndr) ha secretato il fascicolo degli emendamenti segnalati al dl Rilancio” nonostante queste proposte di modifica fossero state già depositate e pubblicate. Si tratta di un processo che, secondo il rappresentante di Open Gate Italia, “non è trasparente e democratico” e non può condurre “a un giusto dialogo tra decisori e portatori d’interesse”.

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