Report dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Ecco tutti i dati "Il settore sanitario, a livello…
Decreto rilancio: cosa succede al settore turismo
Il governo ha messo sul piatto 4 miliardi per il settore turismo nel decreto Rilancio ma le associazioni di categoria sono in allarme già da tempo
Equivale al 13% del Pil nazionale, assorbe il 15% degli occupati ed è, neanche a dirlo, una delle voci più importanti della bilancia commerciale italiana. Il turismo però rischia di essere messo in ginocchio dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19 e le associazioni di categoria sono — come ovvio — in allarme da settimane. Finalmente il governo ha deciso di correre ai ripari e nel decreto Rilancio ha messo sul piatto 4 miliardi per il settore che comunque non basteranno a salvare un’annata terribile per un comparto essenziale nell’economia di quello che non a caso è definito il Bel Paese.
COSA PREVEDE IL DL RILANCIO
“Tutti i settori hanno sofferto duramente in questa crisi ma il turismo è quello che ha pagato maggiormente le conseguenze dell’epidemia” ha detto Dario Franceschini, ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, che ha incontrato gli operatori via Zoom ieri sera alla fine del Consiglio dei ministri.
Il parlamentare dem ha ricordato le varie misure contenute nel provvedimento tra cui quella che più viene segnalata, e che è stata ricordata anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la conferenza stampa, ovvero il bonus vacanze che da solo vale circa 2,4 miliardi di euro. In pratica quest’anno per le famiglie con un Isee inferiore ai 40mila euro viene dato un credito fino a 500 euro da utilizzare dal 1° luglio al 31 dicembre. L’80% dello sconto viene applicato sul corrispettivo dovuto e il 20% viene concesso tramite una detrazione di imposta. Per le coppie il bonus scende a 300 euro e per i single a 150 euro.
Nel dl Rilancio sono previsti vari fondi: uno da 30 milioni per la promozione del settore in Italia; uno da 50 milioni per il 2020 “per sostenere il settore turistico con operazioni di mercato” e “finalizzato alla sottoscrizione di quote o azioni di organismi di investimento collettivo del risparmio e fondi di investimento, gestiti da società di gestione del risparmio, in funzione di acquisto, ristrutturazione e valorizzazione di immobili destinati ad attività turistico-ricettive”; uno da 50 milioni per erogare contributi a favore delle imprese turistiche “come concorso nelle spese di sanificazione e di adeguamento conseguente alle misure di contenimento contro la diffusione del Covid-19”.
E ancora: crediti di imposta per gli affitti, esenzione dell’Imu per alberghi, agriturismi, campeggi e altre imprese ricettive, rafforzamento delle indennità per i lavoratori stagionali e della cassaintegrazione, semplificazioni come quella per i tavolini di bar e ristoranti “che incentiveranno i consumi all’esterno per una ripresa più sicura” ha spiegato Franceschini.
I CALCOLI DI CONFCOMMERCIO
Come dicevamo, le associazioni di categoria sono in allarme ormai da tempo. “Quando, a fine anno, mancheranno alla bilancia commerciale italiana i 17 miliardi di surplus generati dal turismo nel 2019, in pratica un terzo del totale, allora finalmente ci si renderà conto dell’importanza del nostro settore, ma sarà troppo tardi” ha detto solo pochi giorni fa Luca Patanè, presidente di Confturismo-Confcommercio.
In audizione in commissione Industria al Senato Enrico Postacchini, membro di Giunta di Confcommercio, ha chiarito che la sua confederazione “stima un crollo del turismo che arriva al 50% di presenze e di riempimenti e crolli strutturali nel comparto dei beni durevoli, che in questo periodo sono stati chiusi e ora riaprono con forze lavoro ridotte. Le stime sono, parlando di infrastrutture, di recuperare i volumi del 2019 non prima del 2024-2025. Rischiamo di essere isolati rispetto al resto d’Europa se per la stagione estiva la normativa non fosse comune a tutti in tema di riempimento di aerei, treni e navi”.
Durante la stessa audizione il responsabile turismo, Alberto Corti, ha fornito ulteriori dati a dir poco preoccupanti. “Nel settore turistico – ha detto – a causa dell’emergenza da Covid, le perdite potrebbero essere di 120 miliardi da qui a fine 2020. Degli oltre 200 miliardi di volume d’affari complessivo che il turismo genera le previsioni meno pessimistiche indicano, entro fine anno, una riduzione nell’ordine del 60%” che significa “non solo 500 mila lavoratori stagionali del settore con altissima probabilità di mancato impiego durante l’estate, ma, nel complesso, oltre 1 milione di posti di lavoro a rischio”. Corti ha ricordato che “nel trimestre marzo-maggio, erano attesi in Italia turisti nazionali ed esteri per poco meno di 30 milioni di arrivi e per quasi 90 milioni di presenze. Ne avremo (forse) una minima parte. In particolare, degli oltre 58 milioni di turisti stranieri attesi da marzo a fine anno è probabile che ne arrivi meno del 20%, e comunque dopo l’estate”.
CONFINDUSTRIA SCRIVE AL GOVERNO
Fortemente critica con l’esecutivo pure Confindustria Alberghi e le sue aziende associate che oggi hanno “inviato una lettera al Presidente Conte, ai Ministri Franceschini, Gualtieri e Patuanelli, a tutti gli stakeholder e a tutti i referenti istituzionali locali che a vario titolo intervengono nel mondo del turismo”.
Nella missiva si esprime “un messaggio corale ed accorato per denunciare la forte preoccupazione scaturita dalle bozze che, negli ultimi giorni, circolano sul DL Rilancio facendo emerge la totale e grave mancanza di interventi strutturali per il settore turistico”. Le aziende chiedono “il riconoscimento dello stato di crisi con misure immediate, ma che accompagnino le imprese nei prossimi mesi nel lungo percorso verso il ritorno ad un equilibrio economico. Un quadro di assoluta incertezza, che vede il settore alberghiero completamente fermo con più del 96% dei lavoratori in cassa integrazione”.
Nello specifico, Confindustria Alberghi ritiene che per quanto riguarda gli affitti “sono necessarie misure per traghettare le aziende almeno fino alla fine dell’anno” e che bisogna prevedere “un credito d’imposta anche per imprese con immobili in proprietà e superamento del limite alla deducibilità fiscale degli interessi sulla base del reddito lordo considerata la forte riduzione di quest’ultimo prevista oggi e per i prossimi anni”. E ancora: “Stralcio delle imposte relative a IMU anche a favore di tutti i proprietari di immobili che in caso di locazione potranno riconoscerlo a sconto degli affitti, TARI e TASI e concessioni demaniali per tutto il 2020; ammortizzatori sociali disponibili almeno fino a tutto il 2021; prevedere misure specifiche per il costo del lavoro sia per i lavoratori stagionali che per i dipendenti fissi almeno fino a dicembre 2021”. Bisogna anche rivedere la soglia inserita di 5 milioni di fatturato per i contributi a fondo perduto “che di fatto lascia fuori molta parte delle imprese del settore” e considerare interventi sulla liquidità “indispensabili per la sopravvivenza del settore”.