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Il rilancio di Conte

Conte

I Graffi di Damato sulle sorprese possibili nel cammino parlamentare del decreto Rilancio, potendo saltare fra Camera e Senato, la tregua già ricordata che il presidente Conte è riuscito a fare ingoiare alle componenti della sua maggioranza giallorossa

Tanto tuonò che piovve, anzi diluviò, si potrebbe dire del Consiglio dei Ministri rinviato un’infinità di volte per i contrasti nella maggioranza, sfociati in una “tregua da 55 miliardi”, come  l’ha definita Repubblica nel titolone di prima pagina: miliardi che sono diventati  addirittura 155 nel generoso titolo del Sole 24 Ore della solitamente sparagnina Confindustria. Dove i morsi della crisi da coronavirus si sentono non meno che nelle parti più deboli, diciamo così, della società.

“LA PIOGGIA” ROVESCIATA SULL’ITALIA DAL GOVERNO CONTE

Temo, per tornare all’inizio del discorso, che il buon Emilio Giannelli sia stato sin troppo ottimista nella sua vignetta di prima pagina sul Corriere della Sera definendo pioggia quella rovesciata sull’Italia dal Consiglio dei Ministri, e non un’alluvione di “mancette”, secondo  l’opposizione pur orgogliosamente costruttiva o responsabile del Giornale della  famiglia Berlusconi, o di “cerotti”, secondo Il Tempo della famiglia Angelucci, sempre di centrodestra. Più festosa è stata invece l’immaginazione della Gazzetta del Mezzogiorno, che  con la sua “cascata di miliardi”, distribuita in ben 256 articoli di un decreto legge di tante pagine da poterne fare un libro, ha praticamente offerto ai lettori pugliesi una lotteria della Befana fuori stagione.

La pioggia, si sa, può fare bene alle terre su cui cade nel tempo, con la minuscola, giusto e nella misura appropriata. L’alluvione notoriamente non fa bene. Se ne sono resti conto forse persino al  Fatto Quotidiano, il giornale per il momento più governativo del Paese, che ha accompagnato quel “ce n’è per tutti” da venditore al mercato con la riserva di attendere i fatti, plurale della testata diretta da Marco Travaglio. E tra i fatti bisogna naturalmente mettere anche le sorprese possibili nel cammino parlamentare del decreto legge, potendo saltare fra Camera e Senato, pur con le distanze fisiche o addirittura “sociali” imposte dall’emergenza  virale, la tregua già ricordata che il presidente del Consiglio Conte è riuscito a fare ingoiare alle componenti della sua sempre più variegata e contraddittoria maggioranza giallorossa: “sempre più”, perché col passare non dei giorni ma delle ore aumentano le fazioni del principale partito della coalizione. Che è naturalmente il movimento delle 5 Stelle.

LA REGOLARIZZAZIONE DEI MIGRANTI OTTENUTA DA BELLANOVA

Pur di indorare a quella parte della base ormai sempre più nostalgica della maggioranza gialloverde la pillola della regolarizzazione dei migranti, chiesta e ottenuta dalla ministra renziana Teresa Bellanova per garantire i raccolti agricoli, ma anche l’assistenza domestica in tante famiglie, i grillini si sono letteralmente inventati la partita compensativa del no alla “sanatoria del caporalato”. Come se la Bellanova, col suo passato di sindacalista contro i “caporali” della sua e di altre terre, avesse mai proposto o voluta una cosa del genere.

Naturalmente anche sulla consistenza della regolarizzazione dei migranti, peraltro a termine, calcoli e pareri sono diversissimi. Si passa dai duecentomila interessati nelle stime o previsioni del Ministero dell’Interno ai cinquecentomila sparati sulla prima pagina dalla Verità di Maurizio Belpietro, forse sperati dal leader leghista ed ex titolare del Viminale Matteo Salvini nella speranza di rimobilitare paure, avversioni e quant’altro del suo elettorato: peraltro in un momento in cui i sondaggi gli procurano qualche preoccupazione, a dir poco. E fanno perdere la testa a qualche deputato del Carroccio, come è capitato a quello che prima, nell’aula di Montecitorio, ha dato della “terrorista” alla volontaria Silvia Romano, tornata a casa in abito mussulmano dopo 18 mesi di sequestro, e poi si è in qualche modo scusato.

 

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