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È possibile rimuovere Trump?
Da quando i supporter del presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno assaltato ieri il Congresso a Washington, circola l’ipotesi di invocare il 25esimo emendamento per rimuoverlo dalla presidenza. Ma è possibile?
Circola da alcune ore su molti mezzi d’informazione la possibilità di una rimozione forzata di Trump dalla carica di presidente degli Stati Uniti. Lo ha scritto l’emittente Cbs: l’idea di rimuovere Trump dopo l’assalto al Congresso, invocando il 25esimo emendamento, è in discussione all’interno della Casa Bianca, ma non è ancora stato presentato nulla di formale al vicepresidente Mike Pence.
IL NODO PENCE
Il potere di rimuovere Trump è nelle mani del vicepresidente Pence, che potrebbe “prendere seriamente in considerazione la possibilità di invocare il venticinquesimo emendamento per preservare la democrazia”, ha dichiarato il presidente e amministratore delegato della National Association of Manufacturers Jay Timmons, uno dei principali sostenitori di Trump, citato da Usa Today e rilanciato da Adnkronos.
LA SPINTA DI TIMMONS
Timmons ha provato a fornire valide motivazioni alla rimozione di Trump, aggiungendo che “Il presidente uscente ha incitato alla violenza nel tentativo di mantenere il potere e qualsiasi leader eletto che lo difende sta violando il giuramento alla Costituzione e rifiutando la democrazia a favore dell’anarchia. Chiunque indulga a teorie del complotto per raccogliere fondi per la campagna è complice”.
And we will always be grateful for the men and women who stayed at their post to defend this historic place. To those who wreaked havoc in our Capitol today, you did not win. Violence never wins. Freedom wins. And this is still the People's House. pic.twitter.com/ytErRKnk4O
— Mike Pence (@Mike_Pence) January 7, 2021
IL 25ESIMO EMENDAMENTO
Come ha scritto Il Sole 24 Ore, nel caso venga scelta o si riveli necessaria senza indugi la strada di una cacciata forzata, “è il 25esimo emendamento della Costituzione a governare questa procedura, passando i poteri, almeno temporaneamente, al vicepresidente che diventa presidente ad interim“.
In assenza di un’uscita di scena volontaria, il vicepresidente e una maggioranza del gabinetto di governo possono decidere che il presidente non è in grado di “espletare i poteri e doveri del suo ufficio” e lo comunicano formalmente ai vertici del Senato. “Qualora il presidente rivendichi in seguito un ritorno dei poteri, il vice e la maggioranza del gabinetto possono opporsi e lo scontro verrebbe risolto da un voto del Congresso che per bocciare il presidente ha bisogno di una maggioranza di due terzi in entrambe le camere”.
LA STORIA DI KENNEDY
Come ricorda il quotidiano, “l’emendamento fu adottato tra il 1965 e il 1967 in risposta al trauma e alla confusione sui passaggi di poteri in seguito all’assassinio di John F. Kennedy nel 1963. Non è mai stato usato per cacciare in modo permanente e forzato un presidente, al più invocato volontariamente per brevi assenze legate a interventi chirurgici da Ronald Reagan e George W. Bush“.
Adesso a invocarlo sono anche ambienti di business: “l’associazione delle imprese manifatturiere Nam lo ha citato apertamente in risposta ai fatti di mercoledì, chiedendo a Pence di considerarlo seriamente per preservare la democrazia”. Il dubbio – spiega il quotidiano milanese – “è che al governo oggi siano però rimasti solo fedelissimi di Trump, incapaci di prendere posizione contro di lui anche in questo frangente”.
UN PRESIDENTE NON IDONEO
“Il presidente non è idoneo a rimanere in carica per i prossimi 14 giorni – ha scritto il Washington Post. Ogni secondo in cui mantiene i vasti poteri propri della presidenza è una minaccia per l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale. Il vicepresidente Pence dovrebbe immediatamente riunire il gabinetto per invocare il 25esimo emendamento, dichiarando che il signor Trump è incapace di adempiere ai poteri e ai doveri del suo ufficio. Il Congresso, a cui verrebbe chiesto di ratificare l’azione se Trump dovesse opporsi, dovrebbe farlo. Pence dovrebbe ricoprire la carica fino all’insediamento del presidente eletto Joe Biden il 20 gennaio”.
LA MINACCIA DELLA RIMOZIONE PER OTTENERE LE DIMISSIONI
Le azioni di Trump appaiono più imprevedibili e pericolose che mai da qui al 20 gennaio, giorno in cui Biden diventerà ufficialmente presidente. Fino ad allora Trump mantiene nei fatti tutti i grandi poteri della presidenza americana. Il Sole 24 Ore fa notare che Trump potrebbe anche “essere spinto a dimettersi con la minaccia di totale isolamento e di una eventuale rimozione”. “È un’ipotesi nata dalla scoperta, da parte del New York Times, che è stato in realtà il vicepresidente Mike Pence ad autorizzare la mobilitazione della Guardia Nazionale a Washington per confrontare i dimostranti. Vale a dire che è già Pence a cercare di svolgere le funzioni di presidente”.
Thank you to the incredible Capitol Hill Police Officers and every Law Enforcement Officer for keeping us safe today. Thanks to your service, the Capitol was secured and we are truly grateful. pic.twitter.com/urDMpQBB7n
— Mike Pence (@Mike_Pence) January 7, 2021
UN POSSIBILE IMPEACHMENT
Non è da escludere infine anche un nuovo impeachment. “La Camera potrebbe votare incriminazioni nel giro di poche ore e il Senato orchestrare un processo a tambur battente”, scrive Il Sole. La deputata democratica Ilhan Omar ha detto che sta preparando articoli di impeachment contro il presidente uscente sulla base della sua istigazione all’assedio violento del Congresso e agli attacchi alle elezioni. “Non possiamo permettere che rimanga al potere, è una questione di preservazione della nostra Repubblica e dobbiamo rispettare il nostro giuramento”.
Altri deputati democratici, come Diana DeGette del Colorado, hanno chiesto l’immediato impeachment di Trump, seguito dalla sua rimozione e dal suo arresto. Nonostante le prese di distanze e le critiche aperte di numerosi repubblicani, è comunque dubbia la loro disponibilità a mettere in stato di accusa e condannare Trump. Undici mesi fa il Senato, a maggioranza repubblicana, aveva assolto Trump scongiurando il tentativo di impeachment.