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Economia circolare, i benefici dal recupero dell’olio minerale usato. Il caso Conou
Il Conou, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento dell’Olio Minerale Usato, rappresenta un caso di eccellenza nell’ambito della green economy. L’approfondimento tratto dal libro Economia circolare redatto da Start Magazine
Gli oli usati sono ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti. In funzione delle caratteristiche applicative e delle destinazioni d’uso, una parte di olio viene consumata o perduta nell’utilizzo (p.es., in un motore, una parte dell’olio trafila e finisce a bruciare nei cilindri del motore e i vapori espulsi dalla marmitta), mentre la restante costituisce l’olio usato. Definito dalla legge “rifiuto pericoloso”, l’olio usato, se eliminato in modo scorretto o impiegato in modo improprio, può trasformarsi in un terribile agente inquinante: basti ricordare che, se versati in acqua, 4 chili di olio usato possono inquinare una superficie grande come un campo di calcio.
D’altro canto, l’olio usato può essere un’importante risorsa per il nostro sistema economico, infatti può essere rigenerato e tornare a nuova vita riacquistando le caratteristiche del lubrificante da cui deriva.
IL CASO CONOU
Il Conou, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento dell’Olio Minerale Usato, rappresenta un caso di assoluta eccellenza nell’ambito della green economy. Nato con Decreto del Presidente della Repubblica 691 del 1982, in ottemperanza alla direttiva comunitaria 75/439, il Consorzio è il primo ente ambientale sorto in Italia anche sulla spinta di un’industria petrolifera che faceva propria l’esigenza (sancita dalla Direttiva comunitaria con il principio della “responsabilità estesa del produttore”) di essere parte attiva nel processo di contenimento dei potenziali danni ambientali generati dall’olio usato proveniente dal lubrificante da essa immesso sul mercato.
COMPRESE 750 AZIENDE
Il nuovo statuto del 2017 ha allargato la compagine consortile in modo organico e importante; oggi fanno parte del Consorzio (circa 750 aziende) oltre alle imprese che producono, importano o mettono in commercio oli base vergini, anche quelle che producono oli base mediante un processo di rigenerazione, quelle che effettuano il recupero e la raccolta degli oli usati, nonché le imprese che effettuano la sostituzione e la vendita degli oli lubrificanti. Il Conou è un esempio positivo di integrazione pubblico-privato: due ministeri (Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare e Sviluppo Economico) hanno propri rappresentanti negli organi della governance consortile (Collegio Sindacale), mentre la responsabilità gestionale è di natura privatistica, affidata a un Consiglio di Amministrazione in cui sono rappresentate tutte le categorie di imprese della filiera.
Il contributo offerto dal Conou alla raccolta dei rifiuti e al loro riutilizzo è di assoluto rilievo: il Consorzio può considerarsi un esempio importante dell’Italia che funziona. Tra le eccellenze del Conou torniamo infatti a ricordare che la percentuale degli oli portati a rigenerazione in Italia è stata prossima, nel 2018, al 100%, un valore ineguagliato in Europa (dove ancora buona parte del raccolto finisce a termovalorizzazione), che conferma il primato del nostro Paese nel campo della “circolarità” di questo rifiuto pericoloso.