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Il disinfluencer. La disinformazione è un mestiere? Cosa dice il Luiss Data Lab

Disinfluencer

Perché nella ricerca sugli Antivax, curata da Luiss Data Lab in collaborazione con Harvard Kennedy School e University of Michigan, si parla di “disinfluencer”

La velocità con cui notizie false sui vaccini si diffondono sul web è dovuta alla pianificazione e all’azione coordinata di operatori della disinformazione, “che non agiscono in maniera casuale”. Tra questi, numerosi sono medici, scienziati, avvocati, giornalisti e politici, professionisti laureati che rivestono di credibilità tesi antivacciniste del tutto infondate.

È quanto dice la ricerca sugli Antivax, curata da Luiss Data Lab in collaborazione con Harvard Kennedy School e University of Michigan, in cui si parla di “disinfluencer”.

UN NUOVO MESTIERE

Ogni categoria professionale ha un ruolo ben preciso nelle campagne mediatiche della disinformazione sanitaria, spesso adottando retoriche diversificate: ad esempio, mentre i medici Antivax soffiano sulla paura dei vaccini anti-Covid, definendoli “farmaci genici sperimentali”, gli avvocati insistono sulla presunta incostituzionalità dell’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari.

Da questo punto di vista, le campagne di disinformazione si identificano come autentiche pratiche professionali. Qual è lo scopo dei disinfluencer? Quali strategie adottano per diffondere le fake news? Come si possono contrastare?

L’ANALISI

Queste le principali domande poste in Come individuare e contrastare operazioni coordinate di disinformazione in Italia. Il manuale della ricerca è stato pubblicato recentemente e presto uscirà anche la ricerca completa.

“I gruppi che organizzano e diffondono campagne di disinformazione in Italia sono estremamente organizzati dal punto di vista tecnico e infrastrutturale”, si legge nella ricerca. “Questi mettono insieme vere e proprie infrastrutture della disinformazione digitale che si poggiano solo in fase iniziale di espansione su pagine e account social, per poi andare a comprendere tutta una serie di siti internet, aggregatori di news, banche dati, canali di (dis)informazione alternativa, blog, forum, etc.”.

IL DISINFLUENCER

La ricerca sostiene che “tali infrastrutture sono gestite da figure chiave quali i disinfluencer, i quali vengono aiutati da un esercito di follower fedeli e interessati alla causa”. Per essere efficace, infatti, il disinfluencer ha bisogno della “collaborazione e partecipazione attiva dei follower che è indispensabile alla diffusione e al mantenimento delle infrastrutture di disinformazione nel tempo”.

Qui il manuale completo.

Leggi anche: Fake news su Covid e vaccini, l’antidoto è sul Web

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