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L’Italia compete ancora troppo poco con i grandi d’Europa

Commissione Ue

Secondo i dati pubblicati oggi dalla Commissione Ue, insieme alla Germania e all’Olanda Roma è l’unico caso in cui la capitale non è il polo di sviluppo principale del Paese 

Alla base degli stereotipi, un po’ come per le leggende, c’è sempre un fondo di verità. Nel caso italiano, sulla distanza tra Nord e Sud si possono ancora oggi – a 162 anni dall’Unità d’Italia, festeggiata dieci giorni fa – riempire pagine di dati e narrazioni. Le esagerazioni, le storpiature, non mancano. Ma di vero c’è altrettanto. Non solo sul regionalismo frammentato ma anche, a livello nazionale, sul gap rispetto alle potenze del centro e nord Europa.

L’Indice Regionale di Competitività pubblicato oggi dalla Commissione europea conferma esattamente questo quadro. L’Italia, insieme alla penisola iberica (Spagna e Portogallo), è più vicina all’Europa dell’est che all’area centro-settentrionale del Vecchio Continente.

LA NUOVA RILEVAZIONE DELLA COMMISSIONE UE

Rispetto alle precedenti versioni, pubblicate dal 2010, si aggiungono indicatori come: il rapporto via internet con le istituzioni, l’indipendenza giudiziaria, il livello di istruzione scientifica e giuridico-matematica, lo stato del mercato del lavoro, lo stato di sviluppo digitale, le domande di brevetti, di progettazione e di registrazione marchi.

 

Insieme a Berlino e Amsterdam, Roma è l’unica capitale a non guidare il proprio Paese in questa classifica. In Italia domina la Lombardia, unica Regione ad essere verde con punteggio sopra al 100, cioè al valore medio europeo.

IL DIVARIO REGIONALE E CONTINENTALE

Con 58.9/100, la Calabria è la peggior regione nella classifica interna all’Italia. Dopo la Lombardia, invece, si posizionano Emilia-Romagna, Veneto e Lazio.

 

In base a tutti i parametri valutati (istituzioni, lavoro, mercato, tecnologia, business, innovazione, infrastrutture, stabilità macroeconomica, salute, istruzione di base e avanzata), l’Abruzzo è nel gruppo di coda delle regioni in transizione mentre Bolzano, Liguria e Valle D’Aosta chiudono l’insieme delle regioni più sviluppate. Anche le Marche risultano in progressione nel Belpaese. Troppo poco per stare al passo dei grandi d’Europa.

 

 

 

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